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COMPITI A CASA di Raffaele Mantegazza

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1) INTERVISTA 

2) SINOSSI

 

INTERVISTA

W. Brandani:  Come è nata l’idea di scrivere un libro sul tema dei compiti a casa?

R. Mantegazza: Il tema dei compiti e quello della valutazione saranno sempre più temi caldi per la scuola, anche perché vengono affrontati in modo schematico (compiti sì/compiti no, voti sì/voti no) senza considerare che questi argomenti riguardano il tema della scuola più in generale e del suo senso per l’esperienza di vita di un ragazzo o di un bambino. Il libro cerca dunque di capire il senso dei compiti inserendolo nella domanda sul significato della scuola oggi e di proporre una soluzione che non sia troppo semplicistica

A chi si rivolge il libro?

Il testo è leggibile da tutti gli attori del teatro scolastico. Può essere letto dagli insegnanti per cercare di impostare diversamente il problema dei compiti, dai genitori per aiutare i propri figli in questa quotidiana attività, ci sono poi sezioni direttamente rivolte ai ragazzi, dalle primarie alle secondarie di II grado, per aiutarli a capire il senso dei compiti e il modo migliore per affrontarli

Spesso si sentono molti pareri discordanti sull’utilità dei compiti a casa, mai il tema dei compiti non è strettamente legato a come si fa scuola? Si possono abolire o incentivare i compiti a casa senza aver fatto una riflessione sul nostro sistema scolastico?

Come ho scritto sopra, ovviamente no, e questo è probabilmente l’errore che si compie. Se i compiti sono sostitutivi del lavoro a scuola, allora sono dannosi. Se invece sono una rielaborazione personale di una esperienza che è iniziata nelle aule scolastiche allora aiutano i ragazzi a pensare alla scuola e a trovare uno spazio per essa anche al di fuori dell’aula. Ma a due condizioni: che siano POCHI e BELLI

Qual è il ruolo dei genitori nel percorso scolastico dei figli e nello svolgimento dei compiti a casa?

Il ruolo dei genitori dovrebbe esser e sempre quello di garantire ai ragazzi uno spazio e un tempo adeguati per lo svolgimento dei compiti, ma mai di sostituirli in questa che deve rimanere una loro attività. Ovviamente tutto questo evolve con il crescere dei ragazzi: dallo “stare di fianco” per i bambini delle primarie (che nel primo ciclo NON DOVREBBERO avere compiti) al lasciare spazio al ragazzo anche se in qualche caso significherà andare a scuola con i compiti sbagliati o addirittura non svolti

 

SINOSSI

Nel rapporto con le famiglie la questione dei compiti a casa è una delle più controverse. Sono troppi? Sono pochi? Solo durante il weekend o anche durante la settimana? L’argomento riempie dibattiti sui mezzi di comunicazione con petizioni da una parte e dall’altra, ma riempie pure i numerosi gruppi WhatsApp che intasano mentalmente ed emotivamente la vita delle famiglie con alunni a scuola. L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), in una recente nota, sembra aver messo un punto fermo nel dibattito: in Italia sono troppi! Questo libro scritto da un pedagogista di chiara fama fa il punto, chiarisce e dà consigli a studenti, genitori e insegnanti, dalle primarie alle superiori.

 

BUONA VISIONE – educare con i film –

SINOSSI

PRESENTAZIONE AUTORE

LEGGI INDICE E INTRODUZIONE

DOVE ACQUISTARE IL LIBRO:  

SINOSSI

Perché si ama tanto il cinema?

Perché i film, entrando a far parte della nostra vita con le loro storie – drammatiche, romantiche, divertenti o tristi – sono capaci di coinvolgerci ed emozionarci. È quindi inevitabile pensare ai film come ad uno strumento pedagogico.

In questo libro, l’autore mette in evidenza le potenzialità educative di un film e come possa essere utilizzato, sia da professionisti dell’educazione che dai genitori, per favorire una riflessione.

Presenta inoltre una rassegna di settanta film che affrontano alcuni grandi temi educativi, perché “non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima”. (Ingmar Bergman)
Buona lettura … anzi buona visione!

PRESENTAZIONE AUTORE

Walter Brandani insegnante, educatore professionale, mediatore familiare e allenatore di rugby. Ha lavorato in vari servizi educativi per minori e adulti.

Per l’Associazione Nazionale Educatori Professionali è stato consigliere nazionale e referente del Centro Studi; attualmente insegna nella scuola primaria di Tradate (VA). Autore di libri per educatori, insegnanti e genitori,  è appassionato di cinema.

LEGGI INTRODUZIONE E INDICE (clicca qui)

 DOVE ACQUISTARE IL LIBRO

il nocciolo

Il nocciolo
di Isabel Pin

Editore: Nord-Sud
Collana: Libri illustrati
Traduttore: Clementi N.
Data di Pubblicazione: 2001

Sinossi

In una terra divisa da un confine quasi invisibile, vivono due popoli in pace tra loro, fino al giorno in cui un oggetto misterioso, venuto da chissà dove, cade proprio sul confine… È un nocciolo di ciliegia! I due popoli iniziano, quindi, a preparare una vera e propria guerra per impossessarsi del nocciolo. Passano anni in cui fabbricano armi e pianificano strategie e, coinvolti nei preparativi della battaglia non ne ricordano più il motivo, fino a quando arriva il giorno dello scontro, ma il nocciolo non c’è più, è diventato un ciliegio e tutti ne possono mangiare i frutti.

Questa è la storia di due popoli che non vogliono condividere uno stesso oggetto, ma che alla fine capiscono che questo dono è dato per tutti.

Temi

  • Conflitto
  • Condivisione
  • Convivenza
  • Crescita
  • Affermazione
  • confini
  • guerra\pace

Attività con i bambini sulla condivisione e sul  conflitto 

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LINK: https://www.comunicazionepositiva.it/dp/dwnl/Attivit%C3%A0%20e%20giochi%20su%20empatia,%20emozioni.pdf

LIBRO: Risolvere i conflitti in classe

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Fai clic per accedere a Products_LIBRO_978-88-7946-994-4_T24_Risolvere-i-conflitti-in-classe_Pdf_SFO_978-88-7946-994-4_Risolvere-i-conflitti-in-classe.pdf

L’adozione fa scuola. Quante storie in ogni classe!

 

Risultati immagini per l'adozione a scuolaL’ adozione fa scuola. Quante storie in ogni classe!

Giovanna Martinelli, Sonia Negri

Editore: Franco Angeli

Pagine a: 138 p.

  1. INTERVISTA
  2. PRESENTAZIONE
  3. PRESENTAZIONE AUTRICI
  4. INDICE
  5. ALCUNE PAGINE DEL LIBRO

 

 

 

 

 

 

 

1)Intervista alle autrici

Cosa vi ha spinto a scrivere il libro L’ADOZIONE FA SCUOLA?
Da anni l’associazione Petali dal Mondo porta nelle scuole i laboratori “Quante storie!” proponendo un nuovo modello di didattica per affrontare la storia personale, tema tanto affascinante quanto delicato. Il laboratorio piace e soprattutto funziona. Permette infatti ai bambini di raccontare la propria storia, qualunque essa sia, in un clima di ascolto e comprensione. Aiuta gli insegnanti ad affrontare in classe tematiche difficili e coinvolge le famiglie dei bambini rendendole protagoniste e favorendo una reale collaborazione tra genitori e insegnanti. Il libro nasce dunque dal desiderio di raccontare queste esperienze positive e fornire tutte le indicazioni necessarie perché possano essere riproposte in altre scuole.

A chi consigliereste la lettura del libro?
Innanzitutto agli insegnanti delle scuole primarie, che ogni giorno entrano in classi composte da tanti bambini diversi, ognuno con la propria storia, ognuno con i propri bisogni e le proprie risorse. Questo libro può fornire spunti interessanti per attività che riescano a valorizzare le diversità di ciascuno trasformandole in preziose occasioni per fare scuola.
In particolare consigliamo il libro a chi per scelta, per lavoro o per casualità incontra l’adozione nella sua vita, ne riconosce la complessità e la bellezza e vuole impegnarsi a costruire un mondo sempre più capace di accogliere l’altro e lasciarsi cambiare.

Quanto è importante per un bambino adottato raccontare la propria storia?
Per ogni bambino é importante conoscere la propria storia, sentire qualcuno che gliela narra, capirla e avere delle occasioni per raccontarla agli altri. Sono passaggi fondamentali per costruire la propria identità. Chi ha storie complesse, fatte di grossi cambiamenti, di perdite e magari anche di traumi, fa più fatica a comprendere e dare un senso a quello che gli é successo. Ma ne ha ancora più bisogno degli altri. I bambini che sono stati adottati vivono una storia del tutto particolare e non sempre hanno vicino qualcuno che condivide un’esperienza simile. Si sentono diversi da tutti, gli unici a non avere una storia come gli altri, gli unici che non possono rispondere alle domande sulla propria nascita, gli unici con un’esperienza di vita complicata di cui non si può parlare in classe. Questa situazione crea nei bambini adottati un disagio che si può manifestare sia in classe che in famiglia. Spesso i comportamenti che noi giudichiamo inadeguati o disturbati sono una richiesta di aiuto. Il laboratorio dei Petali dal Mondo è una delle possibili risposte.

Il racconto della storia personale deve essere un racconto che ricostruisce fedelmente la storia di ogni bambino?
Dobbiamo distinguere tempi e contesti. Ogni bambino ha il diritto di conoscere tutte le informazioni possibili sulla propria storia, anche quelle difficili da spiegare, anche quelle che vorremmo evitargli. Questo compito spetta ai genitori, che devono anche scegliere quando e come aiutarlo a comprendere i passaggi più complessi della sua vita. Più che una ricostruzione fedele di avvenimenti e date, il racconto deve essere una narrazione emotiva capace di integrare il passato con il presente e dare significato alle esperienze.
Per quanto riguarda il contesto scolastico crediamo, e auspichiamo, che in ogni classe si possano creare le condizioni giuste perché ogni bambino si senta bene e possa desiderare di raccontare qualcosa di sé, ma é fondamentale rispettare i tempi e le scelte di ciascuno. I bambini, come gli adulti, devono essere lasciati liberi di scegliere cosa dire in classe riguardo alla propria storia, cosa tenere per sē e cosa confidare solo agli amici più stretti.

“Il raccontarsi” è un’attività utile solo in presenza di bambini adottati, o può essere un percorso che , anche nelle classi senza bambini adottati, coinvolga tutti : bambini, insegnanti e genitori?
Siamo assolutamente convinte che il raccontarsi sia un’esperienza interessante e utile sempre, per i bambini e per tutti noi, insegnanti e genitori. I genitori adottivi lo imparano presto e coloro che partecipano ad attività di confronto di gruppo lo sperimentano costantemente. Raccontarsi reciprocamente storie ed emozioni ci arricchisce delle esperienze altrui, ci aiuta a capire meglio noi stessi e ci permette di trovare nuove strategie per affrontare le difficoltà che la vita ci pone. Anche in questo caso l’adozione fa scuola!
Aggiungiamo che il laboratorio “Quante storie!” è stato proposto con successo già in diverse classi senza la presenza di alunni adottati. E ci sono stati genitori che ci hanno chiesto di organizzare un laboratorio dedicato agli adulti. Insomma, raccontarsi fa bene a tutti!

Per chi vuole conoscere meglio il laboratorio “Quante storie!” e metterlo in pratica nella propria classe o nel proprio gruppo, i Petali dal Mondo organizzeranno un workshop gratuito nella prossima primavera. Per iscrizioni o informazioni info@petalidalmondo.it

 

2) presentazione 

La società in cui viviamo è sempre più articolata, pluralista e multietnica. Al suo interno convivono esperienze di vita molto diverse, tra le quali quella dell’adozione.
Arrivano all’adozione bambini con storie molto differenti ma tutti, chi prima e chi dopo, devono iniziare la scuola. E i genitori, fiduciosi e preoccupati, affidano i loro figli agli insegnanti. Ma il compito è arduo. Mancano gli strumenti, le competenze e l’abitudine a una collaborazione efficace tra scuola e famiglia. Molti genitori testimoniano le difficoltà dei propri figli a scuola, molti insegnanti lamentano la mancanza di preparazione specifica e il disagio nell’affrontare in classe tematiche riguardanti le storie personali di bambini con percorsi di vita a volte difficili.
Un primo passo per affrontare la problematica è la conoscenza della realtà adottiva in tutte le sue sfaccettature. È dunque utile parlarne in classe affrontando con serenità l’argomento e dando ai bambini l’occasione di chiedere, capire e riflettere.
Dopo aver maturato queste consapevolezze, l’Associazione Petali dal Mondo ha realizzato il laboratorio “Quante storie!”, che viene dettagliatamente presentato nel testo, con l’obiettivo di fornire uno strumento per supportare le famiglie adottive e gli insegnanti. L’obiettivo principale del laboratorio è di valorizzare l’unicità di ciascun bambino e della sua storia, l’obiettivo specifico è di incentivare la circolarità di storie di vita meno consuete da raccontare in classe e da spiegare ai bambini. Tra queste vi è l’esperienza dell’adozione, ma anche quella dell’affido o tante altre.
Le autrici nel volume mettono a disposizione le esperienze e il materiale raccolto negli anni per affidarlo a chi ne sappia fare tesoro, con la speranza di contribuire a rendere la scuola un’esperienza di crescita piacevole per tutti i bambini

3) Le autrici

Sonia Negri si interessa di adozione da quasi vent’anni, come mamma, come co-fondatrice e volontaria dell’Associazione Petali dal Mondo e da qualche anno anche come collaboratrice del C.T.A. – Centro di Terapia dell’Adolescenza. È autrice con Milena Dalcerri e Anna Colombo di Nonni adottivi: mente e cuore per una nonnità speciale (FrancoAngeli, 2014) e con Sara Petoletti di Adottato anche tu? Allora siamo in due! …o forse di più! (Ancora, 2016).

Giovanna Martinelli, medico ospedaliero, è Presidente dell’associazione Petali dal Mondo di Tradate. Ha un marito e due figli, nati in due Paesi lontani e diversi. L’adozione li ha resi una meravigliosa famiglia.

4) Indice

  • Prefazione
  •  Premessa
  • Introduzione
  • Scuola e adozione
    (Introduzione; Le linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati; Il difficile ruolo della scuola: accogliere e integrare tutti i bambini)
  • Il laboratorio “Quante storie!”
    (Introduzione; Il laboratorio; Descrizione delle attività; Riflessioni sul laboratorio “Quante storie!”)
  • Conclusioni
  • Ringraziamenti
  • Bibliografia
  • Appendice. Petali dal Mondo

5) Leggi alcune pagine

 

Finire un po’ prima. Riflessioni pedagogiche sul suicidio

 

Titolo Finire un po’ prima. Riflessioni pedagogiche sul suicidio

Autore  Raffaele Mantegazza

Editore Castelvecchi, 2017

PAGINE 60

PREZZO 11 euro

  1. INTERVISTA ALL’AUTORE
  2. QUARTA DI COPERTINA

INTERVISTA A RAFFAELE MANTEGAZZA

 

Walter Brandani: Perché un libro sul suicidio?

RAFFAELE MANTEGAZZA: Perché paradossalmente è uno dei temi “taciuti” un campo pedagogico; esistono analisi sociologiche e psicologiche ma manca una riflessine di tipo educativo, forse perché il gesto estremo, chiudendo ogni possibilità di futuro, sembra sottrarre all’educazione la sua materia prima, che è proprio il futuro. Eppure un educatore ha molto da imparare e molto da dire attorno a questo tema.

WB: A chi si rivolge il libro?

RM: A chiunque abbia responsabilità educative, che abbia affrontato incontrato o meno personalmente il suicidio nella strada della sua vita. Il testo è per genitori, educatori, insegnanti che incontrano giovani e ragazzi per i quali il suicidio è una possibilità e spesso una tragica realtà.

WB:Qual è il rapporto tra il sudicio e l’educazione?

RM: Sembrerebbe non esservi alcun rapporto tra l’apertura al futuro che è propria dell’educare e la totale chiusura scelta dal suicida. Invece la mai tesi è che, non esistendo il cromosoma del suicidio, il suicida diventi tale grazie a un lavoro di costruzione della soggettività che possiamo definire educativo in senso ampio. Scopo del libro è indagare appunto la costruzione del soggetto suicida e capire come l’educazione possa rispondere passo su passo a questo percorso annichilente.

WB: Il suicidio di una persona ci coglie spesso di sorpresa. Il suicidio è quindi un atto imprevedibile?

RM: Il problema fondamentale è quell’ultimo istante, quegli ultimi millimetri di tempo che separano la tentazione del suicidio dall’esecuzione del gesto annichilente. In questo senso, nel superamento di questo iato, sta tutta l’imprevedibilità del suicidio, il suo poter riguardare chiunque in qualsiasi momento. Fa parte della tragica miopia delle nostre menti e delle nostre sensibilità il fatto di poter solamente sfiorare questa terra di nessuno senza mai poterci mettere piede. Possiamo agire fino a un secondo prima del passo decisivo, ignorando quale sia questo istante.

WB: Molti, dopo un suicidio, si chiedono “perchè l’ha fatto”: è una domanda alla quale è possibile dare una risposta?

RM: E’ una domanda del tutto inevitabile, ma che occorre imparare dolosamente a tenere aperta; e ad essa ne vanno affiancate altre: “cosa resta di questa persona?”, “che ne è di me dopo questo gesto?” e soprattutto “che ne è di questa relazione umana che questa persona ha scelto unilateralmente di interrompere?”. Queste le domande con le quali ci lascia il suicida: una serie di “perché?” che cambiano la nostra vita ma che possono anche permetterci di rileggerla sotto una luce nuova.

 

QUARTA DI COPERTINA

Questo libro pone la pedagogia e le scienze dell’educazione a confronto con il tema del suicidio, seguendo la tesi secondo cui chi si suicida giunge alla sua scelta al termine di un processo formativo, e autoformativo, di una pedagogia latente e invisibile che è importante indagare. Suicidi non si nasce, ma si diventa costruendo e lasciando costruire la propria identità in un labirinto senza fine e senza vie d’uscita. Le forme attraverso cui si perviene alla scelta vengono analizzate sempre con l’attenzione rivolta ai processi pedagogici che hanno agito nei differenti casi, con una particolare attenzione ai legami relazionali (amici, figli, amanti) e al loro ruolo prima e soprattutto dopo il gesto (che assume in questo senso esso stesso una dimensione pedagogica). Nell’ultima parte del testo si propongono piste di riflessione pedagogica che possano portare a una nuova concezione e consapevolezza della vita e della morte, ed essere messe in campo per percorsi educativi che aiutino a evitare di creare soggetti pronti a “levar la mano su di sé”.

Adottato anche tu?

adottato-anche-tu-allora-siamo-in-dueo-forse-piu-239381Segui il libro su facebook CLICCA QUI 

INDICE

  1. PRESENTAZIONE LIBRO
  2. INTERVISTA ALLE AUTRICI
  3. PRESENTAZIONE AUTRICI
  4. QUARTA DI COPERTINA

1.Presentazione

Con la nascita, ognuno di noi viene catapultato in un mondo sconosciuto che viene reso conoscibile attraverso il progressivo dispiegarsi di una storia, della propria storia che noi stessi costruiamo e ricostruiamo attraverso il contributo di chi ci sta vicino. Questo vale per tutti, è la narrazione delle nostre vite. Ma l’adozione ha in sé qualcosa di diverso: ti precipita dentro una storia che è già cominciata, di cui vediamo l’epilogo ma di cui non conosciamo il prologo, o meglio, l’antefatto. Si parte da una mancanza, che non è scelti ma che ci si è trovati a vivere e che ha bisogno di essere colmata che porta con sé sensazioni ed emozioni ma anche ricordi e domande. Ed è proprio l’integrazione di queste dimensioni un primo compito che si trovano ad affrontare i due speciali narratori de ”Adottato anche tu? Allora siamo in due!…o forse di più” scritto da Sonia Negri e Sara Petoletti, edito da Ancora.

Un libro molto delicato in cui si alternano biografie di persone adottate famose del passato, racconti di storie di adozione contemporanee e interviste a chi la sua storia ha scelto di raccontarla in prima persona. Il tutto è inserito in un coinvolgente scambio di e-mail tra due ragazzi adottati, Ilaria e Gabriel che si confrontano ogni giorno con le domande che l’adozione porta con sé. Il primo contatto tra i due adolescenti avviene in modo del tutto casuale quando entrambi partecipano a un concorso di cucina online e le foto delle loro ricette vengono pubblicate sullo stesso sito.

E’ proprio l’occasione che aspettavano per raccontarsi le loro storie e iniziare una ricerca appassionante che li porterà a fare molte scoperte interessanti…Come quella che la storia è piena di personaggi famosi adottati: si va da Mosè ad Aristotele, da Steve Jobs a Marilyn Monroe, e ancora da Michael Bay (regista di “Armageddon” e “Pearl Harbor”) a Ingrid Bergman per poi arrivare fino agli idoli dei più giovani: Mario Balotelli (che dopo alcune stagioni al Manchester city, nel 2013 torna in Italia per vestire la maglia del Milan), Leiner Riflessi (cantante dei Dear Jack dal 2015) e Ruslan Adriano Cristofori (medaglia d’argento ai giochi europei di Baku nel 2015 e testimonial di Ai.Bi. amici dei Bambini).

 

2.Intervista alle autrici

Walter Brandani: Com’è nata l’idea del libro?

 

Sonia Negri & Sara PetolettiIl libro è nato dal desiderio di raccontare storie di adozione di persone che sono diventate famose e hanno realizzato i loro sogni. Spesso chi ha avuto esperienze avverse nell’infanzia fa fatica a credere in se stesso e a sognare un futuro felice. I protagonisti del libro, quando hanno cominciato la loro corrispondenza via mail, erano esattamente così. Lily, molto insicura, non riusciva a pensare al suo futuro con serenità e si sentiva sola. Gabriel invece, all’apparenza spavaldo, in realtà non aveva la forza di cercare le risposte a tutte le domande che gli affollavano la mente e si sentiva incompreso da tutti.
Nessuno di loro due immaginava che ci fossero così tante persone al mondo che avevano vissuto esperienze ed emozioni simili alle loro! La ricerca delle storie contenute nel libro e alcuni incontri speciali hanno cambiato completamente la loro prospettiva!
Ecco, abbiamo scritto questo libro con l’intento di raccontare le molteplici sfide dell’adozione e le diverse esperienze di chi ha saputo affrontarle con positività e forza tali da trasformarle in occasioni di successo.

 

 

D: A chi consigliereste il libro?

 

R: Consigliamo il libro in primo luogo a tutti i ragazzi, perché i protagonisti sono proprio loro: due adolescenti, Lily e Gabriel, che con le loro storie ci aprono un mondo di emozioni, sorrisi, dubbi, paure, progetti, speranze.
Grandi sfide per grandi sogni! Saranno proprio loro a farci entrare nella vita di tanti personaggi del passato e del presente, con curiosità, aneddoti e interviste.
I ragazzi che hanno una storia di adozione potranno poi ritrovare tra le pagine del libro vissuti e pensieri che conoscono bene… che riguardano il presente ma che sono strettamente legati anche alle proprie origini.
Il libro può essere un utile strumento per le famiglie adottive: uno spaccato del mondo adolescenziale che, con la disarmante schiettezza che solo i ragazzi possiedono, pone dinnanzi le sfide che l’adolescenza adottiva porta con sè.
Insegnanti e operatori che si occupano di adozione, si troveranno ad osservare da una posizione privilegiata i pensieri e le domande che gli adolescenti hanno in mente ma che spesso faticano ad esprimere.
Infine, per chiunque desideri approfondire il tema dell’adolescenza adottiva e sia appassionato di letture per ragazzi, come noi d’altronde, “Adottato anche tu?” è proprio il libro giusto!

 

D: Spesso si è portati a pensare che gli adottati siano persone alle quali è mancato qualcosa, cioè che hanno “qualcosa di meno” perchè sono stati “abbandonati” eppure ogni mancanza può avere il suo lato positivo, ogni abbandono offre un dono. Quale doni hanno ricevuto gli adottati e quali doni offrono?

R: E’ così un po’ per tutti: le esperienze che viviamo, soprattutto quelle difficili, possono essere delle opportunità per diventare migliori. John Lennon, la cui storia è raccontata nel nostro libro, ha detto: “L’unico motivo per cui sono diventato una star è la mia repressione. Nulla mi avrebbe portato a questo se fossi stato “normale”. 

Tanti genitori adottivi sostengono che i loro figli hanno “una marcia in più”. Ed effettivamente molti di loro hanno superato così grandi difficoltà che ne sono usciti più forti e coraggiosi, sensibili e attenti verso gli altri, più aperti all’accoglienza e capaci di apprezzare la diversità.
Nella postfazione del nostro libro, il dott. Vadilonga spiega che la chiave del successo per chi ha vissuto l’esperienza dell’abbandono è quella di “trovare il proprio posto nel mondo, integrando il passato con il presente, mettendo insieme i diversi pezzi della propria vita, facendo i conti con i vissuti dolorosi, di rabbia, di abbandono, e trovando delle risposte a domande sul senso della propria storia”.

Per quanto riguarda i doni che offre chi è stato adottato…
Per noi sarebbe troppo lungo elencarli uno per uno! 
Se non avete la fortuna di avere amici adottati, vi lasciamo il gusto di scoprirli leggendo il nostro libro!

 
D: Sappiamo che non è sufficiente aver generato un bambino per essere un “buon” genitore, la tappa fondamentale che identifica il percorso di crescita del genitore è il passaggio da colui che ha generato a colui che adotta. Tutti i genitori dovrebbero “adottare” cioè “desiderare” e “scegliere” di essere genitori dei propri figli. E’ quindi ancora corretto distinguere tra figli adottati e figli non adottati?

 
R: Spesso ci capita di pensare al nostro essere madri per i nostri figli, intendendo con questo se siamo in grado di prenderci cura a pieno di loro, di stargli accanto nella maniera migliore, di comprenderne i bisogni. Questo essere genitore fa parte di noi, permea le nostre giornate, ci rende le persone che siamo nella vita privata e in quella sociale. È una dimensione che non sentiamo di “scegliere” ogni giorno, perché è talmente nostra che non c’è bisogno di affermarla o confermarla di fronte a sè o agli altri, ma unicamente di viverla a pieno, cercando di guardarsi dentro, con onestà.
Posta questa premessa, che in realtà è la sostanza, la relazione che si costruisce con il proprio figlio non può prescindere da come è avvenuto l’incontro con lui.
L’adozione porta infatti con sè delle specificità che riguardano i genitori ma anche i figli, e che devono essere tenute in considerazione per poter far fronte nel modo migliore agli eventi della vita famigliare. Non tenerne conto sarebbe non solo una pericolosa semplificazione, ma porterebbe anche a perdere di vista la direzione di un percorso genitoriale in sè differente.

 

 

3.Presentazione autrici

Sonia Negri

E’ laureata in Lettere Moderne. Si interessa di adozione da quasi vent’anni fa, quando ha capito che avrebbe potuto essere la sua strada per diventare mamma. I figli sono arrivati, uno dopo l’altro (e non senza sorprese) e la passione per l’adozione è cresciuta con loro. E’ co-fondatrice e volontaria dell’associazione Petali dal Mondo di Tradate (VA) e collabora con il settore adozioni del C.T.A. – Centro di Terapia dell’Adolescenza di Milano. E’ una delle autrici del libro “Nonni adottivi: mente e cuore per una nonnità speciale” pubblicato da Franco Angeli nel 2014.

 

Sara Petoletti

E’ psicologa e psicoterapeuta familiare. Collabora con il C.T.A. – Centro di Terapia dell’Adolescenza di Milano, dove svolge attività clinica con individui e famiglie; ha maturato una specifica esperienza nel trattamento delle tematiche familiari correlate all’adozione. E’ responsabile del Servizio Specialistico di sostegno alle adozioni e presa in carico delle crisi adottive del C.T.A.  Ha approfondito negli anni le proprie conoscenze anche nell’ambito della tutela minorile, della valutazione delle competenze genitoriali e del sostegno alla genitorialità.

 

4.Quarta di copertina

In questo libro potete trovare:

 

  • 2 adolescenti inventati, Lily e Gabriel, che si scrivono e-mail inventate, ma fanno ricerche vere su storie assolutamente reali.
  • 23 personaggi famosi che sono stati adottati in tempi e luoghi molto diversi (qualcuno è famosissimo, qualcuno un po’ meno, qualcuno lo diventerà dopo questo libro ;-)).
  • 5 interviste esclusive (imperdibili!!!).
  • 1 messaggio scritto proprio per voi che leggete.
  • Curiosità trovate nell’web, fotografie, interviste, frasi celebri.
  • Tante domande, pensieri, riflessioni ed emozioni.
  • …e uno spazio per ognuno di voi, perché ogni storia merita di essere scritta e ascoltata.

 

 

 

La città che sussurrò.

 

La città che sussurrò

AutoreJennifer Elvgren

IllustrazioniFabio Santomauro

Anno di edizione: 2015
Traduzione: Shulim Vogelmann
Pagine: 32
Illustrato: si
N° illustrazioni: A colori
Legatura: Rilegato
 Prezzo: 15 €
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Presentazione
Anett scopre che nello scantinato della sua casa si nasconde una famiglia di ebrei. Anche se scendere le scale buie dello scantinato le fa un po’ paura, è lei a portar loro da mangiare oltre a tutte le cose di cui hanno bisogno. Così conosce Carl, un bambino come lei, con cui fa presto amicizia. La famiglia di Carl sta aspettando una notte di luna piena per raggiungere il porto e fuggire in Svezia, ma le nuvole non vogliono diradarsi ed è troppo buio per scappare. Finché ad Anett non viene in mente un’idea geniale per salvare il suo amico Carl dai soldati nazisti che si stanno avvicinando sempre di più. Ma per metterla in pratica dovrà coinvolgere l’intero villaggio e soprattutto non fare troppo rumore… Questa storia, fatta di coraggio e solidarietà, è basata su una vicenda realmente accaduta durante la seconda guerra mondiale, un episodio che tiene accesa fino ad oggi la luce della speranza nella bontà umana.
Video

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Recensione
” Circa 1700 ebrei fuggirono dal piccolo villaggio di pescatori di Gilleleje. In una notte senza luna, gi abitanti del villaggio, dalla soglia delle loro abitazioni, sussurrarono loro la direzione giusta per il porto.”

Con questa nota si chiude il libro e la storia de La città che sussurrò. Una storia semplice ma pericolosa, umana e incredibile, condotta da molte persone con poche parole sussurrate.

Narra un fatto realmente accaduto durante la seconda guerra mondiale, quando un intero villaggio danese si prodigò per salvare degli amici o persone sconosciute dall’orrore dei lager.

La forza e la delicatezza di questo racconto hanno portato al libro il Premio Andersen 2105 e numerosi riconoscimenti delle Comunità ebraiche.

Fiabe d’api: Il grande volo – La luna di miele

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Fiabe d’api:

Il grande volo – La luna di miele

 

Testi Anselmo Motetta Disegni Clara Gargano

collana: Bimbimicabamba 01

formato: cm 21 x 29,7

pp. 32 a colori, impaginato con due fronti, copertina cartonata

Costo: 12 euro

contatti:

autore simagima@gmail.com

edizioni montaonda

 

 

 

 

 

Non solo per i piú piccini, il libro é adatto a essere letto da un adulto e sfogliato da chi ancora non sa leggere. Contiene due fiabe che hanno per protagonisti una bambina e un bambino, ma soprattutto le api, da sempre simbolo per l’uomo di libertà, operosità e gioia di vivere. La loro colorata e magnifica società, innamorata dei fiori e del volo, dialoga con i bimbi e li coinvolge in un volo emozionante e colorato.

 

INTERVISTA A MARCO MOTETTA

apePerché hai scritto un libro per bambini?

Allora di storie per bambini ne ho scritte molte, e moltissime me ne invento tutti i giorni anche per aiutare, con mia moglie, la gestione del quotidiano con i miei figli, spesso le completo e gli do una forma, a volte sono solo idee abbozzate.

Amo molto il mondo dei bambini, così fresco, ingenuo, autentico e sincero, per cui mi viene di scrivere storie adatte alla loro fantasia e al loro modo personale di vedere il mondo, un mondo dove è possibile che i draghi esistono veramente e adesso dormono sdraiati sotto un bosco che noi ingenui chiamiamo montagne.

Un giorno ho incontrato Luca Vitali, l’editore, e Clara Gargano, l’illustratrice, che  hanno aderito e
arricchito l’idea, realizzando così  un vero libro, fatto e finito.

Perchè si parla di api?

Si parla di api principalmente perchè io sono un apicoltore e anche mentre visito le casette nella stagione estiva, mi viene in mente a volte un’immagine o un pezzetto di storia, o un modo
differente di vedere la situazione… allora la racconto agli apicoltori con cui sono, oppure se sono da solo rido, e abbozzo l’idea su un pezzetto di carta da battaglia.
La natura è fonte grandissimissimismismsssimimissima d’ispirazione per me, infatti in queste storie si parla di api, ma ne ho altre in cui si parla di pirati o di bambini normali che parlano con le carote, o di
professori universitari che lottano al fianco di asini parlanti per liberare il mondo da un cattivissimo di turno, o di un gatto e un ubriacone che partono per andare in Russia nel più prestigioso circo
del mondo.
Un altro motivo è che l’editore  aveva già pubblicato dei libri sull’apicoltura, quindi le FIABE  D’API potevano essere di interesse anche per gli apicoltori. 

Noi apicoltori siamo totalmente immersi nel nostro lavoro, che se vediamo un libro, un portachiavi, una tazza con disegnata un’ ape ce ne innamoriamo, esattamente come ci innamoriamo delle api ogni primavera.

 

Cosa volevi raccontare con “Fiabe d’api’? 

Volevo, innanzi tutto, raccontare il mondo delle api, o meglio più che raccontare, presentare, presentare ai bambini questo mondo.

Preferisco dire PRESENTARE,  perchè  sono storie inventate dove accadono fatti che in natura non esistono, come il fuco Carol che convince le sorelle a sciamare, oppure le api che vanno a riempire la luna.

Sono ovviamente storie per bambini, dove tutto può succedere ed è giusto che
accada

Mi soffermo un secondo su questo punto perchè ci tengo a
precisare che I BAMBINI DEVONO RESTARE BAMBINI. E’ importante che un bambino sia ingenuo, e fantasioso, è importante che un bambino creda al tuo racconto dove dici che nel lago di Pusiano
esiste il balenorso che dorme sul fondo del lago ed è girato sul fianco,  che sulla  spalla , che fuoriesce dal lago per un pezzetto, ci son cresciute col tempo delle piante. Le persone ingenue la
chiamano isola, ma tutti sanno che è la spalla del balenorso e se vai a Pusiano la vedi… è importante che credano che quando il balenorso si sveglierà avrà fame e inizierà a mangiare pecore, cavalli
e mucche…
Quindi tornando a noi e alle fiabe d’api… non ha importanza che il racconto non segua le leggi apistiche della natura… anzi forse è proprio importante che non le segua, altrimenti sarebbe un trattato o un manuale e non una storia per bambini.
Inoltre ci tengo a far conoscere la natura ai bambini, anche fosse solo un avvicinamento data la loro curiosità. perchè è tanto bella e poco conosciuta, poco osservata, poco vissuta, ed è un peccato.

Hai in cantiere o meglio in alveare la pubblicazione di altre storie?

Si si ce ne sono.. come già detto me ne saltano in mente di continuo, è come se avessi rotto il vaso di pandora, ma pieno di idee buone. Al momento ho consegnato una storia alla “disegnatora” che parla di api in inverno.. ci sta lavorando sopra e appena avrà finito.. inizieremo il lavoro con la casa editrice.

 

 

Il pianeta degli alberi di Natale

NATALE

Il pianeta degli alberi di Natale
Autore Gianni Rodari
ETA’ 8 ANNI

EDITORE EINAUDI RAGAZZI

 

EDIZIONE CON I DISEGNI DI MUNARI

EDIZIONE CON I DISEGNI DI ALTAN

AUDIO LIBRO LETTO DA A. FINOCCHIARO

Su questo pianeta
È severamente proibito
Fare la guerra
Per mare e per terra
O sottoterra.
I trasgressori verranno presi per le orecchie
E gettati in cielo

 

 

TRAMA

Un giorno un bambino di nome Marco finì in una scia di un’astronave e il comandante, appena si accorse di lui, lo fece salire a bordo. Il giorno dopo atterrarono sul Pianeta degli alberi di Natale, lasciarono Marco, arrabbiato, e gli fecero conoscere un bambino di nome Marcus, che gli avrebbe fatto da guida. Marco notò degli alberi di Natale e si meravigliò perché era ottobre; chiese spiegazioni a Marcus che gli disse che su quel pianeta era sempre Natale. Marcus gli fece vedere molte altre caratteristiche di quel pianeta, ma Marco pensò che erano inutili.

Verso sera andarono in una casa a dormire, ma quando Marco si svegliò non trovò più il suo amico. Dopo averlo cercato dappertutto lo trovò e decise di seguirlo; arrivarono al “palazzo del governo” dove Marcus entrò per incontrarsi con altri, mentre Marco, fuori dalla porta, ascoltava i loro discorsi. Decisero di rimandare Marco sulla Terra; lui uscì di corsa dal palazzo e andò all’aeroporto dove, dopo del tempo, incontrò Marcus che era andato a salutarlo. Marco ripensò a tutte quelle invenzioni del Pianeta e si mise a piangere. Quando si risvegliò si trovò nel suo letto, però capì che non poteva essere stato un sogno perché i suoi vestiti profumavano di mughetto: un profumo che ricopriva il Pianeta degli alberi di Natale.

L’idea centrale è che con la fantasia si riesce ad immaginare un pianeta degli alberi di Natale con strane caratteristiche.

 

RECENSIONE
Edito in volume per la prima volta nel 1962, dopo essere stato pubblicato il 24 e 25 dicembre del 1959 sul quotidiano “Paese Sera”, “Il Pianeta degli alberi di Natale” è una meravigliosa favola fantastica di Gianni Rodari, maestro italiano della letteratura per ragazzi.
Marco riceve in regalo dal nonno un cavallo a dondolo, dono forse inadatto alla sua età, che lo trasporterà attraverso lo spazio fino a un pianeta dove è sempre Natale, gli addobbi ricoprono ogni cosa e l’atmosfera è sempre gioiosa e amichevole. Qui si troverà di fronte il proprio alter ego, Marcus, e tutta una serie di personaggi bizzarri e divertenti, caratterizzati dall’ironia tipica dei racconti di Rodari, nei quali l’umorismo più assurdo è portavoce di critiche serissime alla società contemporanea, troppo lontana dall’amicizia spontanea e dal profondo senso di giustizia del pianeta Serena.
Sarebbe un errore giudicare anacronistica quest’opera di Rodari, perché la genialità di questo autore risiede proprio nella sua capacità di creare opere solo all’apparenza semplici, ma ricche, nel profondo, di significati nascosti e preziosi.
La seconda parte del libro comprende il calendario del Pianeta degli alberi di Natale, che è più corto di quello terrestre e molto più divertente, seguito da una serie di poesie che dimostrano ancora una volta la bravura di Rodari nel giocare con le parole e il senso dell’assurdo.

Recensione a cura di :romanticamentefantasy.it