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il nocciolo

Il nocciolo
di Isabel Pin

Editore: Nord-Sud
Collana: Libri illustrati
Traduttore: Clementi N.
Data di Pubblicazione: 2001

Sinossi

In una terra divisa da un confine quasi invisibile, vivono due popoli in pace tra loro, fino al giorno in cui un oggetto misterioso, venuto da chissà dove, cade proprio sul confine… È un nocciolo di ciliegia! I due popoli iniziano, quindi, a preparare una vera e propria guerra per impossessarsi del nocciolo. Passano anni in cui fabbricano armi e pianificano strategie e, coinvolti nei preparativi della battaglia non ne ricordano più il motivo, fino a quando arriva il giorno dello scontro, ma il nocciolo non c’è più, è diventato un ciliegio e tutti ne possono mangiare i frutti.

Questa è la storia di due popoli che non vogliono condividere uno stesso oggetto, ma che alla fine capiscono che questo dono è dato per tutti.

Temi

  • Conflitto
  • Condivisione
  • Convivenza
  • Crescita
  • Affermazione
  • confini
  • guerra\pace

Attività con i bambini sulla condivisione e sul  conflitto 

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LINK: https://www.comunicazionepositiva.it/dp/dwnl/Attivit%C3%A0%20e%20giochi%20su%20empatia,%20emozioni.pdf

LIBRO: Risolvere i conflitti in classe

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IL PENTOLINO DI ANTONIO

IL PENTOLINO DI ANTONINOIL PENTOLINO DI ANTONIO

 

Età consigliata : dai 3 anni
Formato: 25,5 x 18 cm
40 pagine a colori
Collana : Albi illustrati

 

 

INDICE

1) Quaderno pedagogico abbinato al libro

2) Sinossi

3) Recensioni

4) immagini

 

1) Quaderno pedagogico abbinato al libro

 Educazione pentolini e resilienza

A cura di: Marco Ius e Paola Milani

Età consigliata : ai grandi per i piccoli
Formato: 23 x 23 cm
36 pagine
Collana : Progetti speciali
Pensieri e pratiche per co-educare nella prospettiva della resilienza a scuola.
La collaborazione tra l’Univesità degli Studi di Padova, iniziata con Anch’io vado a scuola, continua presentando la seconda proposta di un albo illustrato, tradotto per la prima volta dal francese, e di un quaderno pedagogico tra
loro interdipendenti, che possono essere acquistati e utilizzati sia insieme che separatamente, per offrire a insegnanti, eucatori e operatori sociali uno strumento utile a integrare la prospettiva della resilienza nel proprio lavoro.
Cosa contribuisce a far sì che alcuni bambini che hanno vissuto difficoltà di varia natura continuano il loro percorso di crescita “normalmente” mentre altri sembrano non farcela?
Quali sono i fattori che proteggono la crescita umana secondo la prospettiva della resilienza? Come possono insegnanti, educatori e genitori promuovere questi fattori nel lavoro educativo quotidiano a scuola, a casa e non solo?
Gli autori Marco Ius, Paola Milani e Ombretta Zanon si occupano di ricerca e formazione sui temi che riguardano l’educazione, le famiglie e i contesti educativi. Hanno al loro attivo molteplici pubblicazioni nazionali e
internazionali.
GUARDA SCHEDA

2) Sinossi
Antonino è un bambino che trascina sempre dietro di sè il suo pentolino, non si sa molto bene perchè.
Un giorno gli è caduto sulla testa e da allora Antonino non è più come tutti gli altri…deve faticare molto di più, e talvolta vorrebbe sbarazzarsi del pentolino, o nascondercisi dentro. Un giorno Antonino incontra una persona speciale che gli fa capire l’unico modo per essere felice: tirare fuori la testa dal pentolino e usarlo per esprimere tutte le proprie qualità.
Dietro Il Pentolino di Antonino, si cela la diversità, l’handicap, la difficoltà che può nascere da differenti situazioni della vita.
Antonino e il suo piccolo pentolino riescono a commuovere e ad essere allo stesso tempo divertenti.
In quest’opera Isabelle Carrier riesce con parole semplici, un testo fluido e dei disegni teneri a trattare con delicatezza ed eleganza un argomento delicato. Questo album è un omaggio alla differenza.

3) Recensioni

Un libro per bambini che fa riflettere gli adulti.

“Antonino è un bambino dolce , affettuoso e socievole ma…..a differenza di tutti i suoi amici , vive trascinando un pentolino .

Il pentolino gli procurerà non pochi guai , fino a lasciarlo solo e isolato da tutti . Fino a quando qualcuno trasformerà il pentolino in una nuova risorsa per Antonino…”

Fino a qui il racconto per i piccoli che offre non pochi spunti di lavoro in classe:

cosa contiene il nostro pentolino? Come possiamo valorizzarne il contenuto?

Cosa vedono i miei amici nel mio pentolino ? C’è qualcosa che li interessa e io mi sento orgoglioso di possederla , a questo punto?

Il pentolino è l’immagine delle fatiche , delle difficoltà e dei limiti con le quali ciascuno di noi deve affrontare la vita ; diventeranno più o meno limitanti se chi camminerà con noi saprà farle proprie e le trasformerà in doni.(o in nuove opportunità)

Laura Broggi insegnante

 

IL PENTOLINO DI ANTONINO

“Il pentolino di Antonino” è una meravigliosa storia di diversità e di speranza.
Semplice, dolce, essenziale, positiva, commovente, colma di fiducia nel prossimo e nelle risorse personali di ognuno.
Una storia intensa che arriva dritta al cuore di chi la legge.
Il pentolino simboleggia la diversità intesa come ciò che si fa fatica a comprendere, una disabilità, ma non solo. Uno stato d’animo, un insieme di emozioni forti che non ci fanno sentire a proprio agio in mezzo agli altri, un modo d’essere, un trauma, un momento difficile della vita che sembra non voler prendere una piega diversa, una relazione complicata, un cambiamento che fa un po’ soffrire, magari, un aspetto fisico che proprio non piace, un difetto, una mancanza, una situazione familiare complessa. Ogni bambino e forse, più in generale, ognuno di noi, è come Antonino che si porta dietro il suo pentolino. Un pentolino scomodo, che spesso fa soffrire, che ci fa sentire soli, che ci fa arrabbiare, che ci fa piangere e ci fa sentire incompresi e talvolta poco accettati.
Che fare? La soluzione migliore sembrerebbe quella di liberarsi di questo pentolino, che però proprio non se ne vuole andare .
Finché, un giorno, un incontro, quasi salvifico, con una persona straordinaria, dolce e sensibile, la signora Margherita, che riconosce e accoglie tutte le difficoltà e ci insegna che l’unico modo per superarle è viverle intensamente utilizzando le risorse personali.
Ecco allora che il pentolino acquista valore, non è più così ingombrante e, a volte, diventa persino una risorsa.
Un libro per bambini, ma soprattutto per adulti che abbiano voglia di leggerlo e di raccontare ai bambini che la diversità è l’unica cosa che ci accomuna, che bisogna credere sempre nelle proprie capacità e che le persone meravigliose esistono…bisogna solo fare del proprio meglio per incontrarne almeno una nella vita!!!

Marnie Milani

 

 

Recensioni:

 

4) Immagini

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Le parole di Bianca sono farfalle

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Autore/i: Chiara Lorenzoni
Illustratore/i: Sophie Fatus
Editore: Giralangolo
Anno: 2013
Numero di pagine: 30
Prezzo: 13,50 €

  • Età consigliata: da 6 anni

 

1) SINOSSI

2) RECENSIONE

3) IMMAGINI

 

 

 

Sinossi

Bianca non parla, ma vede cose che gli altri non vedono. Vede quando i sorrisi dicono le bugie e quando gli occhi parlano anche se la bocca riposa. Vede l’imbarazzo che si nasconde sul bordo delle orecchie e la rabbia silenziosa che si infila nelle vene della fronte. Bianca non sente, ma vede i suoni. Quelli scintillanti e appuntiti dello schiocco dei baci sulla guancia. Quelli lisci e lenti delle mani tra i capelli. Quelli tondi e soffici che le rimbalzano addosso il momento prima di addormentarsi. Bianca non sente e non parla, ma le sue mani sono farfalle che danzano nell’aria e raccontano tutte le storie e tutti i suoni del mondo. Un racconto intenso e poetico accompagnato dai disegni lievi e divertiti di Sophie Fatus. .

 

RECENSIONE

Bianca è speciale perché non parla e non sente, ma vede cose che gli altri non vedono:  “vede l’imbarazzo che si nasconde sul bordo delle orecchie e la rabbia silenziosa che si infila nelle vene della fronte”. È capace di vedere un mare nel tappeto blu del salotto e la sua mamma, anche se è inverno, non si vergogna di indossare con lei grandi cappelli di paglia e occhiali da sole. Ma che cosa più di tutto gli altri non vedono? I suoni, e Bianca li vede: possono essere arrotolati come quello di una risata o scintillanti come quello di un bacio sulla guancia. “Bianca non sente e non parla, ma le sue mani sono farfalle che danzano nell’aria”, sono le sue mani le sue parole, sono le sue mani che raccontano per lei…
Le parole di Bianca sono farfalle è un albo che descrive con una certa immediatezza e scorrevolezza la vita quotidiana di una bambina che non sente e non parla. Per lei, tutto il mondo è territorio dell’immaginazione: non solo nei giochi Bianca visualizza, trasfigurandoli con associazioni creative, gli oggetti e i personaggi della sua vita; ma anche nel quotidiano il suo interpretare il mondo è vedere, il suo parlare è far vedere. Sono visioni fantasiose e colorate come i disegni di Sophie Fatus, realizzati in questo caso con tecnica mista che include l’utilizzo di ritagli accanto al disegno. Anche il testo si colora, accompagnando le immagini a volte solo per riproporne i toni, a volte per completarne il senso. L’interazione reciproca fra le diverse parti del libro – disegno, testo, e perfino il titolo – è forse l’aspetto più riuscito dell’albo. Certamente rimane la curiosità di vedere come un’illustrazione meno simbolica è più realistica avrebbe valorizzato il linguaggio delle espressioni, che Bianca riconosce ed interpreta, ma di certo questa scelta permette di abbassare l’età di lettura e di agevolare l’accesso ad una non comune declinazione di diversità anche tra bambini più piccoli. Le coloratissime figure e il grande formato hanno anche il pregio di stimolare la fantasia in maniera del tutto autonoma dalla necessità di affrontare uno specifico tema. L’attenzione alla visualizzazione/ascolto, forse, è anche uno stimolo al contatto con quanto non si può descrivere se non con paragoni, come i sentimenti. Che cos’è “il suono delle ciglia di papà” se non un’emozione? E infatti ecco “la tenerezza che le stringe il petto per i baci del suo papà”. Quella di Bianca, in fondo, è la storia di moltissimi bambini, che amano stare con i genitori, giocare con loro e osservare il mondo rendendolo fantastico e imprevedibile anche nelle sue manifestazioni più quotidiane. (Scarpa mangialibri.com)

RECENSIONE 2

Bianca non parla; Bianca non sente. Ma per Bianca i colori sono suoni e le mani parole. Con la mamma disegna polpi e stelle marine, immerge i piedi nel tappeto blu e sente il mare; con le mani disegna parole nell’aria, come farfalle che raccontano emozioni e sensazioni. Le parole di Bianca sono farfalle è il nuovo Picture Book di Giralangolo.

Ci sono tutti i suoni e le parole del mondo, in quei gesti e in quelle farfalle ballerine: le risate arrotolate come la coda di un maialino e lo schiocco del bacio della buonanotte, la gioia per le linee attorno agli occhi della mamma che sorride e il freddo del naso del suo cane quando le annusa le caviglie. Le mani di Bianca danzano e disegnano cerchi, trame, tentacoli, e così anche senza parole lei racconta tutto quello che sente addosso.
Chiara Lorenzoni tocca con leggerezza e profondità un tema difficile come quello della condizione sordomuta: Bianca è una bambina felice, vive giornate piene d’amore e di giochi con i genitori, ne amplifica i sentimenti imparando a leggerli solo con lo sguardo. Ogni gesto, ogni mossa, ogni piccola variazione nel mondo intorno è per lei un input continuo che le solletica l’immaginazione, trasformando in immagine quel che prova. Tutto intorno a lei diventa visibile e comunica; ecco perché, tra le tante delicate illustrazioni di Sophie Fatus, salta subito all’occhio la scelta dell’artista per il collage, con cui rappresenta steli, vasi o animali: tutto diventa improvvisamente composto da sfilacci di parole, che chiunque sfogli il libro cercherà di interpretare e ricostruire. Così come Bianca, che legge le cose che non può sentire e le tramuta in gesti a forma di farfalle.

 

IMMAGINI

 

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Anna è furiosa

384-3403-7_6f35f80bf292539fb561ea0096034179ANNA È FURIOSA    di Christine Nöstlinger

ETA’ dai 5 anni

Collana Il Battello a Vapore
Serie Serie Bianca
Rilegatura brossura
Formato 12×19 cm
Pagine 64
 marzo 1993
ISBN 978-88-384-3403-7
Prezzo consigliato € 7,50

LA STORIA
Anna è una bambina con un grave problema: s’infuria per un nonnulla e non è capace di controllare in alcun modo la
sua arrabbiatura. Quando s’infuria perde il controllo di se stessa e tutti quelli che le stanno vicini in quel momento vengono aggrediti, anche se non le hanno fatto niente. I genitori cercano di aiutarla con dei consigli, e Anna si impegna a
seguirli, ma senza risultati. Alla fine, quando Anna non vuole più alzarsi dalla sua poltrona e uscire dalla sua came-
ra per paura d’infuriarsi ancora, arriva il nonno, con un regalo per lei: un tamburo. Suonando il tamburo quando
sente arrivare la rabbia, Anna riuscirà a scacciarla e a vincere così il suo problema.

 

I TEMI
Con la capacità di analisi e la lucidità che la contraddistinguono, Christine Nöstlinger affronta il problema del temperamento nervoso della bambina e la sua convenzionale soluzione. La forte personalità di Anna non riesce a svilupparsi armoniosamente perché dominata dal violento conflitto con la realtà. Con stile diretto e chiaro sono presentate le situazioni in cui tremenda scoppia la furia e il lettore non viene neppure sfiorato dall’idea che si tratti di capricci e che Anna sia una bambina viziata. No, Anna è pienamente consapevole del significato del suo modo di reagire e dell’ostacolo che costituisce alla sua relazione con il mondo, anche perché ne paga le conseguenze con l’isolamento.

È da rilevare il ruolo del nonno del quale, l’autrice fa notare, Anna si fida perché non le ha mai mentito, e la funzione liberatoria assegnata alla musica. È la musica, vissuta in prima persona, a risolvere il problema che affligge la bambina.

SPUNTI DI DISCUSSIONE
• Perché Anna si arrabbia spesso?
• Come diventa Anna quando si arrabbia?
• Cosa fa Anna quando si arrabbia?
• Cosa dicono gli altri bambini quando Anna s’infuria?
• Perché Anna non riesce a “mandar giù” la rabbia bevendo molta acqua?
• Cosa le propone la mamma per calmarsi?
• Chi le suggerisce l’idea del tamburo?
• In che modo gli altri bambini si convincono che Anna non è più furiosa?

 

PIANO DI LETTURA (clicca qui)

SPETTACOLO TEATRALE

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STOP CAMBIAMO IL FUTURO

STOP CAMBIAMO IL FUTURO

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I bambini usano i disegni per insegnare agli adulti come rispettare il mondo. Per realizzare il carto

ne animato, Stop, cambiamo il futuro il regista ha usato i lavori di 732 bambini delle scuole elementari di tutta la Liguria. “Si tratta di un progetto di educazione ambientale che vede i bambini diventare educatori di tutti”, spiega l’assessore regionale all’ambiente Renata Briano. “I più piccoli hanno una sensibilità notevolissima e il video mette in evidenza come l’uomo, modificando l’ambiente, crea problematiche. In questo caso i bimbi diventano motori di coscienza anche di noi adulti” (nel video un estratto del cartoon.

LEGGI IL PROGETTO E SCARICA GRATUITAMENTE IL FILM AL LINK: CLICCA QUI

 

ANTEPRIMA

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Seduttività infantile e sfruttamento degli adulti

Articolo di Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, dirige la rivista degli psicologi italiani “Psicologia Contemporanea.

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I bambini di questi anni che vedono il Grande Fratello, invece di giocare ai cow-boy come facevano i loro genitori giocheranno ad appartarsi in coppia sotto un tavolo mimando una scena di sesso. Le bambine che vedono ogni sera uno show con ballerine in costumi molto succinti, vorranno giocare allo spogliarello invece che alle bambole. E ancora, i bambini che – dalla pubblicità, dai coetanei o dai loro genitori – vengono continuamente sollecitati al possesso di abiti all’ultima modascarpe firmate, oggetti status simbols entrano in competizione tra loro per l’acquisizione di questi prodotti, senza i quali si sentono infelici. Giorno dopo giorno essi fanno propria una visione del mondo che non apparterrebbe all’infanzia, modi di pensare e di atteggiarsi che possono avere dei risvolti non soltanto sullo stile di vita presente ma anche futuro.

Leggi l’articolo completo

 

http://www.annaoliverioferraris.it/infanzia-e-adolescenza/seduttivita-infantile-e-sfruttamento-degli-adulti.html

Partorire e accudire con dolcezza (S.J. Buckley 2012)

partorire-e-accudire-con-dolcezza_52537Partorire e Accudire con Dolcezza

La gravidanza, il parto e i primi mesi con tuo figlio, secondo natura

Prezzo € 29,00
Il Leone Verde Edizioni
Pagine 396
Anno: 2012

  1 riassunto

   2 indice

   3 recensione di Daniela Spiller

 

 

 

 

 

1 RIASSUNTO

Sapere è potere, partorire è potere. Con questo testo rivoluzionario Sarah J. Buckley, esperta di gravidanza e parto nota e apprezzata in tutto il mondo, fa luce sull’evento nascita e sui primi mesi da genitori mettendo a disposizione delle future mamme e dei futuri papà conoscenze attinte alla saggezza antica e alla medicina moderna.

Un testo che approfondisce la fisiologia del parto normale (o, come lo definisce l’autrice, “nascita indisturbata”) mostrando quanto va perso quando tale esperienza viene vissuta come mero evento medico.

Nella prima parte, alla scrupolosa descrizione di gravidanza e parto medicalizzati (che prevedono il ricorso a ultrasuoni, epidurale, induzione e cesareo) e di scelte più naturali (parto in casa, rifiuto dell’epidurale o di farmaci durante la fase espulsiva) si intreccia il racconto dell’attesa e della nascita dei quattro figli dell’autrice – dati tutti alla luce tra le mura domestiche.

La seconda parte prende in esame gli studi scientifici su attaccamento, allattamento materno e sonno infantile, ed esorta i neogenitori a operare scelte attente e amorevoli durante i primi mesi con il proprio bambino.

Testo documentato con rigore, profondamente umano e meravigliosamente scritto,Partorire e accudire con dolcezza accompagna i genitori più sensibili verso una maggior consapevolezza e fiducia in se stessi e nel proprio bambino, guidandoli nella meravigliosa danza della nascita e della crescita di un figlio.

2 INDICE

INDICE:

PRIMA PARTE: Partorire con dolcezza

  • Rivendichiamo il diritto di ogni donna a partorire
  • Visioni e strumenti per una nascita istintiva
  • Risanare la nascita, risanare la terra
  • Tuo il corpo, tuo il bambino, tua la scelta. Come decidere con saggezza
  • Le ecografie
  • Nascita indisturbata
  • L’epidurale
  • Lascia che vada come deve andare
  • Il taglio cesareo
  • La scelta del parto in casa

SECONDA PARTE: Accudire con dolcezza

  • Amore, attaccamento e cervello del bambino
  • Allattamento al seno
  • Mamme, bebé e la scienza della condivisione del sonno
  • Epilogo – Diventare genitori

3 RECENSIONE DI DANIELA SPILLER

Ho avuto l’onore di sedere accanto a Sarah Buckley e di fare da tramite alle sue parole ed ai suoi pensieri.
Una donna meravigliosa, una professionista che abbina la conoscenza nel campo della gravidanza e del parto al cuore, un grande cuore di mamma.
Come racconta nel suo libro “Partorire ed accudire con dolcezza”, ricco di nozioni ma anche di storie personalissime sui suoi quattro parti in casa, Sarah ci ricorda quali sono le condizioni affinché l’incontro di una mamma con il suo bambino al momento del parto possa avvenire in modo naturale, sostenuto dai potentissimi ormoni che ne regolano il corso. Un luogo che permetta di sentirsi in intimità, al sicuro, inosservate, l’assenza di estranei, luci tenui e temperatura calda: questi sono gli elementi fondamentali di cui una donna ha bisogno durante il parto.
Tratto dal libro: “La nascita indisturbata consente il rilascio più dolce del cocktail degli ormoni del parto, rendendo più semplice il passaggio – psicologico, ormonale, fisiologico ed emotivo – dalla gravidanza al parto fino alla novità della maternità e dell’allattamento, per ogni donna. […] Parto indisturbato non significa parto indolore. Gli ormoni dello stress rilasciati sono simili a quelli riscontrabili in un maratoneta, il che riflette la maestosità dell’evento, oltre a spiegarne alcune sensazioni. Come per un maratoneta, il compito della donna che partorisce non è tanto evitare il dolore – il che di solito peggiora le cose – quanto capire che quella è una prestazione estrema dell’organismo, per la quale il corpo umano è stato mirabilmente progettato. La nascita indisturbata ci dà il margine per seguire il nostro istinto e per scoprire il nostro ritmo in un’atmosfera di fiducia e di sostegno, che contribuirà a ottimizzare gli ormoni del parto, aiutandoci a trasfigurare il dolore”.

Il meraviglioso cocktail ormonale aiuta la mamma ad entrare in “uno stato di coscienza alterato”, “un altro mondo”. Gli indiani d’America dicevano che, in questo particolare momento, la mamma esce da suo corpo, va alla ricerca dell’anima del suo bambino e lo porta a sé. La trovo un’immagine meravigliosa!

Allattamento, attaccamento materno e comunicazione empatica con il bambino non possono che giovare da questo primo e magico incontro, soprattutto se lasciato alla sua naturalità e sacralità.

Questo è il progetto di Madre Natura per garantire benessere, estasi e sicurezza!

Daniela Spiller

Oh-oh! di Chris Haughton, ed. Lapis (età dai 2 anni)

aaaoh-ohOh-oh! di Chris Haughton, ed. Lapis
età: dai 2 anni
argomento: mamma, incontro, emozioni, animali, nanna, crescere, umorismo, ecologia e ambiente
pagine: 40
formato: 25×26
PREZZO:   € 13,50

Indice

-presentazione libro
-immagini
-recensioni
– premi

 

 

Presentazione  libro
Oh-oh! Il Gufetto è caduto dal nido. Dov’è la sua mamma? Niente paura: lo Scoiattolo più tonto del bosco lo aiuterà a ritrovarla, peccato però che non abbia la più pallida idea di come sia fatta una Mamma Gufo! Per fortuna, dopo una strampalata quanto fallimentare caccia alla mamma perduta, i due incontreranno un ranocchio che riuscirà a riportare il piccolo dalla vera Mamma Gufo. Finalmente anche i bambini italiani potranno leggere questa spassosissima storia scritta e illustrata dal giovane designer irlandese Chris Haughton. Premio DUTCH PICTURE BOOK OF THE YEAR 2012 “MIGLIOR LIBRO DA LEGGERE AD ALTA VOCE”.
…E il finale è tutto da ridere!

IMMAGINI

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aaaa-oh-oh-cade

 

 

RECENSIONI
la Repubblica
Andersen
Libri e marmellata
Heykiddo
Liberweb
La Stampa
Atlantidekids
cittadeibimbi
Vivere (La Sicilia)
Mangialibri
Luuk Magazine
Liberweb
Donna Moderna Bambino – Mammechefatica
la Repubblica

 

PREMI

PREMIO ANDERSEN 2013 – MIGLIOR LIBRO 0/6 ANNI
SUPER PREMIO GUALTIERO SCHIAFFINO 2013 – LIBRO DELL’ANNO

Le motivaizoni della giuria:
“Per aver saputo riproporre in forme nuove e accattivanti un tema già presente in altri libri per piccoli lettori.
Per aver declinato il motivo della ricerca (a lieto fine) con sapida,
impensata e al tempo stesso disarmante felicità progettuale.
Per il colto e variegato lindore delle illustrazioni”

A bit Lost (tr. it. Oh-oh!), ha conseguito un grande successo di critica e di pubblico, testimoniato dalla vittoria di numerosi premi e riconoscimenti internazionali:

UK
AOI Best of British Illustration Gold Prize 2010 (Childrens Book Category) UK
The Booktrust Best New Illustrators Award UK
Winner of the Cambridgeshire Picturebook of the year 2011 UK
Long list for the UK Literary Association award
Shortlisted for the British Book Design awards
Longlisted for the CILIP Kate Greenaway award 2012
Waterstones Childrens Book Prize Nomination

IRE
Winner of the Bisto Childrens Book of the Year 2011 Ireland
Winner of the Eilis Dillion Best Debut Book of the Year 2011 Ireland

US
Winner of the Marrion Vannette Ridgway award for best debut picturebook USA

Olanda
Winner of the Dutch Picture Book of the Year 2012

Canada
Winner Early Years Niagara Award

Francia
Nomination Prix des bébés lecteurs de Nanterre Baby Readers’ Prize 2012
Winner Prix Sorcières 2012

Svizzera
Winner of Prix P’tits Mômes Ginevra

Internazionale
IBBY Honour List

KIKI – Consegne a domicilio (animazione a partire dai 7 anni)

 

KIKI – Consegne a domicilio

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Anno 1989

Durata 102 min

Genere animazione

Regia Hayao Miyazaki

INDICE

– Trama

– recensioni

– Video
 

TRAMA

« Il sangue della strega, il sangue del pittore, il sangue del panettiere… Come dei poteri donatici da Dio o chi per lui, ma per questi doni possiamo anche soffrire… »
(Ursula)

Kiki è una giovane strega che come da tradizione, compiuti i 13 anni parte da casa sulla sua scopa in compagnia soltanto di Jiji, il suo gatto nero, per l’anno di noviziato da svolgere in un’altra città. Dopo aver superato una tempesta ed aver incontrato un’altra giovane strega ormai al termine del suo tirocinio, Kiki raggiunge una caratteristica cittadina di mare, meta prefissata nell’immaginario della ragazzina fin dalla sua partenza.

Le prime esperienze in città, per lei che dopotutto è una ragazza di campagna, non sono però positive e Kiki, scossa dall’accoglienza piuttosto fredda e deludente del luogo, si rende conto che forse aveva fin troppo idealizzato quell’avventura tanto attesa da piccola e che probabilmente quella città non era il posto giusto in cui fermarsi. Fortunatamente si imbatte nella gentile Osomo, una giovane fornaia che in cambio di un aiuto nel suo negozio le offre un alloggio in cui abitare. Kiki può finalmente mettere a frutto l’unica arte magica che possiede, quella di saper volare sulla scopa, e apre una piccola attività di consegne volanti di pacchi.

Kiki comincia quindi ad inserirsi nel tessuto della cittadina e impara lentamente a distinguere il lato buono che in fondo c’è in tutte le persone. Durante questa sua lenta maturazione, Kiki è talvolta euforica e talvolta depressa con repentini sbalzi di umore, e ne fa le spese il povero Tombo, un ragazzo di città affascinato dal volo, suo coetaneo e suo primo vero amico, che non sempre riesce a capire il carattere difficile della ragazza.

Un giorno però accade un evento apparentemente inspiegabile: la capacità di volare che Kiki possedeva fin da bambina, sembra svanita. Kiki è disperata e solo allora comincia a rendersi conto di cosa veramente rappresenti l’anno di noviziato: riuscire a trasformare le proprie attitudini e il proprio talento di bambina nell’attività da svolgere da adulti. Qualora avesse fallito, lei non avrebbe avuto più alcun valore. Con l’aiuto di Ursula, una sua amica pittrice, capisce però che la perdita dell’ispirazione o la paura di non essere in grado di svolgere il proprio compito, è una cosa naturale e che solo riuscendo a superare questi momenti di sconforto si può crescere e maturare.

Improvvisamente per televisione viene trasmesso un servizio in diretta: un dirigibile ancorato presso la cittadina ha rotto gli ormeggi a causa del forte vento ed è in balia della tempesta. Kiki si rende conto che il suo amico Tombo era salito proprio su quel dirigibile ed ora era rimasto aggrappato ad una fune fuoribordo. Mentre il dirigibile viaggia senza controllo sui tetti della città, Kiki riesce a superare il blocco psicologico che non le permetteva più di volare e a cavallo di uno spazzolone finalmente si libra nell’aria per salvare il suo amico.

RECENSIONI

Pur non nascondendo mai la sua natura di opera minore nell’ambito del corpus miyazakiano, Kiki – Consegne a domicilio è quantomai indicativo per comprendere le tematiche fondanti della poetica dell’autore nipponico. È spesso dalle opere minori, inclini alle semplificazioni e talvolta allo stereotipo, che si coglie con maggiore esattezza l’essenza di un grande artista e dei suoi topoi: Kiki non fa eccezione in questo senso.
Nella parabola della streghetta dagli umili abiti rivive il consueto viaggio iniziatico di Miyazaki, spesso condotto tra i cieli (in precedenza ne Il castello nel cielo, mentre Porco rosso innalzerà ai massimi livelli il feeling eroico con l’aria) e spesso con una ragazzina come protagonista. Kiki raggiunge la fatidica età di passaggio, quella dei quattordici anni, per abbandonare la dimora natia e scoprire la vecchia Europa, ancora una volta coacervo ideale di stilemi miyazakiani. Modellata su Stoccolma e Lisbona, la città in cui Kiki approda a cavallo della sua scopa volante è il luogo dello smarrimento e dell’emancipazione, in cui l’eroina è da un lato costretta ben presto a una necessaria e dura introspezione, ma può anche sentirsi accettata nonostante la sua diversità; il luogo in cui, attraverso il duro lavoro, conquistare la propria matura autonomia.
Terzo film dello Studio Ghibli e primo successo commerciale – sarà ugualmente il primo ad essere doppiato e distribuito dalla Disney – diretto da Hayao Miyazaki, Kiki mostra il lato più verista del Miyazaki-pensiero, limitando la sfera del magico a un ruolo di contrappunto nel percorso di crescita, totalmente umano, della protagonista. La perdita dei poteri magici, che comporta passaggi anche narrativamente traumatici – Jiji, gatto nero parlante e inseparabile compagno di Kiki, ritorna a essere un gatto qualsiasi, privando il film di un elemento caratterizzante – è del tutto assimilabile, in tutt’altra epoca e contesto, a quella che colpisce in Spider-man 2 il supereroe della Marvel. Pubertà come chiusura di una breve epoca felice di magia e ingresso nel mondo, meno accattivante ma capace di gratificare concretamente, delle responsabilità e dell’autonomia.
Forse è proprio l’eccesso di chiarezza nei segni disseminati da Miyazaki il principale punctum dolens di Kiki – Consegne a domicilio, quello sfiorare l’apologo che ha reso il film un prodotto più esportabile di altre opere del sensei, ma lontano dai vertici – non a caso oscuri ed ermetici, quasi esoterici, nelle loro allegorie – de Il castello errante di Howl o La città incantata. Emanuele Sacchi MyMovie.it

 

Recensione
Piccole streghe crescono
Come ogni strega che si rispetti, compiuti i 13 anni Kiki è chiamata a lasciare la casa dei propri genitori per andarsi a cercare un paese a cui offrire i propri servizi magici. Impacciata e un po’ arruffona, Kiki, oltre che sulla sua forza di volontà e sul supporto del simpatico gatto nero Jiji, potrà contare solo sulla sua capacità di volare sulla scopa, arte magica basilare per tutte le altre streghe. Atterrerà in una città caotica in cui la tradizione stregonesca è molto meno conosciuta e rispettata, ma grazie al buon cuore di una panettiera riuscirà a trovare una stanza e ad aprire una piccola attività di svolazzanti consegne a domicilio. Si nasconde però dietro l’angolo lo spettro della solitudine, delle insicurezze nelle relazioni coi coetanei e, come loro conseguenza, l’indebolirsi dei suoi poteri di stregoneria.Un classico per tutti, ventiquattro anni dopo
Nei cinque anni che oramai ci separano dall’uscita di Ponyo sulla scogliera, a tutt’oggi ultimo film firmato da Hayao Miyazaki, la distribuzione italiana ha fatto ammenda e ha trovato modo di concedere una ritardataria fiducia ai capolavori dello Studio Ghibli, colpevolmente ignorati per decenni (per intendersi, il primo film di Miyazaki distribuito dalle sale italiane è stato, con “soli” tre anni di ritardo, La Principessa Mononoke nel 2000, a 16 anni di distanza da Nausicaa nella Valle del Vento, primo lungometraggio a se stante del grande animatore, che tuttora conta solo alcuni passaggi televisivi). Dopo i recuperi de Il mio vicino Totoro e Porco Rosso, Lucky Red tributa il meritato esordio in sala anche a questo film del 1989, tratto da una serie di racconti giapponesi per ragazze ma rivoluzionato in fase di sceneggiatura, guadagnando la consueta innervatura tematica dello Studio Ghibli, fatta di sognanti malinconie nei confronti del mondo rurale e degli elementi naturali, sofferti passaggi all’età adulta e una concezione sfumata e matura del fantastico, utilizzato per indagare gli aspetti intimi dell’esperienza umana e dell’adolescenza in particolare. Kiki, perfetto archetipo di protagonista Miyaziakiana, non dovrà combattere con nemesi o incarnazioni del male, ma più semplicemente con le complessità dell’autodeterminazione e dei rapporti tra esseri umani. I suoi poteri da strega rappresentano la sublimazione fantastica dell’eredità famigliare e delle capacità di cui ognuno dispone, strumenti che bisogna imparare a padroneggiare affacciandosi all’indipendenza, al lavoro e agli approcci con l’altro sesso. Il concetto di volo, unico talento magico e mezzo di sussistenza di Kiki, pervade tematicamente tutto il film e viene investito con naturalezza del valore di metafora dell’appropriarsi della fiducia in se stessi: anche il buffo ammiratore di Kiki ne conquisterà la fiducia per i suoi tentativi cocciuti e appassionati di librarsi in aria, in lotta coi propri sogni e la propria autodeterminazione proprio come la streghetta. Dopo quasi un quarto di secolo, Kiki – Consegne a Domicilio rivela una freschezza inattacabile sotto tutti i suoi aspetti: una trama che conserva la sua portata universale e la capacità di parlare a pubblici di ogni età; tempi comici e drammatici ancora perfettamente funzionanti e coinvolgenti; soprattuto, un tratto limpido ed essenziale che tiene testa anche in spettacolarità ai suoi attuali concorrenti 100% digitali, capace di generare magoni e incanti anche solo con il distendersi di panorami nostalgici, cittadine colorate, coste luccicanti, foreste brulicanti, cieli da attraversare in dirigibile. Li attraverserà nella scena finale anche Kiki, a bordo di uno scopettone, in una prova di amicizia e fiducia in se stessa che decreterà una volta per tutte la sua appartenenza alla città che ha scelto e al suo avvenire da strega. Insomma, Benedetto sia l’Oscar a La città incantata e tutto quello che ne è scaturito negli anni seguenti in termini di valorizzazione dei lavori dello Studio Ghibli. La scoperta tardiva da parte della distribuzione di un’opera semplice e magistrale è l’occasione di regalarci e di regalare ai più piccoli un’esperienza visiva ed emotiva che il passare del tempo sembravano averci negato. Alfonso Mastrantonio – del 24/04/2013
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KIKI Consegne a domicilio – Jiji, aiutante gatto

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KIKI Consegne a domicilio – Una nuova casa

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