Seguono foto delle pagine pubblicate sul settimanale NUOVO in edicola fino al 15 luglio 2015
leggi il progetto LIBRO DELLE VACANZE e la rassegna stampa
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Perché il cane ha il naso bagnato
Kenneth Steven – Øyvind Torseter,
(trad. di Virginia Ponciroli),
Electa Kids 2014,32
p., euro 14,90
INDICE
– recensione Andersem
– recensione biblio ragazzi letture
Recensione di Anselmo Roveda, da Andersen 311 – aprile 2
– Mettere insieme due narrazioni vecchie come il mondo e ottenere una storia originale, nuova e divertente. Questo è quello che ha combinato Kenneth Steven. Le due tipologie di storie vecchie come il mondo sono: la risposta umana al diluvio universale e le favole sull’origine delle caratteristiche degli animali tipo “perché le galline razzolano” e simili. In questa parte di mondo siamo immersi nella tradizione biblica e così la risposta al diluvio non potrà che essere l’arca di Noè (tema che ricorre con qualche frequenza nei libri per bambini degli ultimi anni). In questa parte di mondo, difettando giaguari e rarefacendosi i somari (almeno quelli a quattro zampe), l’animale al quale attribuire caratteristiche dovrà essere giocoforza domestico. E allora? Chi meglio si presta se non il miglior amico dell’uomo? Sì, giusto: il cane. Scelta l’arca e scelto il cane, la storia è presto detta quanto inattesa. Il buon Noè, nelle traversie della navigazione per salvare la vita sul pianeta, si trova a dover fronteggiare una falla nello scafo. Un buco che mette a repentaglio il buon esito del salvamento. Tappare quel buco sarà compito – per ragioni del tutto casuali, solo di prossimità – del cane. Con cosa? Col naso! Et voilà che si spiega anche il titolo di questo divertentissimo albo illustrato da Øyvind Torseter. L’artista norvegese ha qualche dimestichezza coi pertugi. Nello stesso anno, il 2012 in Norvegia, sono, infatti, usciti il volume appena detto e un altro albo – qui Torseter è autore completo – dal programmatico titolo Il buco. Chissà se esistono correlazione, rimandi di suggestioni creative o solo un fortuito ragionare sulle possibilità narrative offerte dai buchi? Fatto sta che anche in questa occasione il tratto semplice e vibrato dello scandinavo prende a pretesto un foro, qui pure reso cartotecnicamente, per narrare una curiosa avventura.
Rivisitazione della storia dell’arca di Noè in salsa nordica, dove l’arca è propriamente una barca di salvataggio, gli animali vengono convinti a salirci mentre stanno bevendo qualcosa al bar e il patriarca ha un tatuaggio da marinaio di lungo corso sull’avambraccio sinistro. Le delicate e surreali illustrazioni di Øyvind Torseter – vincitore del Bologna Ragazzi Award nel 2008 e autore de Il buco, uscito per Orecchio Acerbo nel 2013 – ne fanno subito un racconto divertente dov’è possibile individuare quali animali salgono a bordo, con quale tipo di bagaglio e a quali attività si dedicano durante la lunga traversata (lettura, carte, massaggi, tuffi in piscina) mentre Noè è costretto a impegnare la giornata per nutrirli, visto che ognuno mangia cibo diverso, in quantità differenti e a orari non coincidenti. Dopo venti giorni di navigazione però tra le assi di legno si apre un piccolo buco; la soluzione è a portata di mano: chi se non il cane, ultimo salito a bordo e fedele confidente del patriarca, può rimanere per i biblici quaranta giorni e quaranta notti a tapparlo col suo naso? Lo sforzo dell’animale verrà ripagato: felici e festanti, tutti scendono a terra dopo che l’arca ha sbattuto contro una montagna. Ci sono fiori e piante nuove, l’arcobaleno e un mondo da colonizzare; Noè corre indietro a riprendersi il cane che da allora appunto ha il naso umido.
Lettura di sicuro successo con i piccoli lettori, insieme ai quali osservare gli animali, le loro feste, le attività, le posture e questo Noè rock che si scatena in un ballo sul ponte insieme alla moglie.
Età consigliata : dai 3 anni
Formato: 25,5 x 18 cm
40 pagine a colori
Collana : Albi illustrati
1) Quaderno pedagogico abbinato al libro
2) Sinossi
3) Recensioni
4) immagini
A cura di: Marco Ius e Paola Milani
Età consigliata : ai grandi per i piccoli
Formato: 23 x 23 cm
36 pagine
Collana : Progetti speciali
Pensieri e pratiche per co-educare nella prospettiva della resilienza a scuola.
La collaborazione tra l’Univesità degli Studi di Padova, iniziata con Anch’io vado a scuola, continua presentando la seconda proposta di un albo illustrato, tradotto per la prima volta dal francese, e di un quaderno pedagogico tra
loro interdipendenti, che possono essere acquistati e utilizzati sia insieme che separatamente, per offrire a insegnanti, eucatori e operatori sociali uno strumento utile a integrare la prospettiva della resilienza nel proprio lavoro.
Cosa contribuisce a far sì che alcuni bambini che hanno vissuto difficoltà di varia natura continuano il loro percorso di crescita “normalmente” mentre altri sembrano non farcela?
Quali sono i fattori che proteggono la crescita umana secondo la prospettiva della resilienza? Come possono insegnanti, educatori e genitori promuovere questi fattori nel lavoro educativo quotidiano a scuola, a casa e non solo?
Gli autori Marco Ius, Paola Milani e Ombretta Zanon si occupano di ricerca e formazione sui temi che riguardano l’educazione, le famiglie e i contesti educativi. Hanno al loro attivo molteplici pubblicazioni nazionali e
internazionali.
GUARDA SCHEDA
–
2) Sinossi
Antonino è un bambino che trascina sempre dietro di sè il suo pentolino, non si sa molto bene perchè.
Un giorno gli è caduto sulla testa e da allora Antonino non è più come tutti gli altri…deve faticare molto di più, e talvolta vorrebbe sbarazzarsi del pentolino, o nascondercisi dentro. Un giorno Antonino incontra una persona speciale che gli fa capire l’unico modo per essere felice: tirare fuori la testa dal pentolino e usarlo per esprimere tutte le proprie qualità.
Dietro Il Pentolino di Antonino, si cela la diversità, l’handicap, la difficoltà che può nascere da differenti situazioni della vita.
Antonino e il suo piccolo pentolino riescono a commuovere e ad essere allo stesso tempo divertenti.
In quest’opera Isabelle Carrier riesce con parole semplici, un testo fluido e dei disegni teneri a trattare con delicatezza ed eleganza un argomento delicato. Questo album è un omaggio alla differenza.
3) Recensioni
Un libro per bambini che fa riflettere gli adulti.
“Antonino è un bambino dolce , affettuoso e socievole ma…..a differenza di tutti i suoi amici , vive trascinando un pentolino .
Il pentolino gli procurerà non pochi guai , fino a lasciarlo solo e isolato da tutti . Fino a quando qualcuno trasformerà il pentolino in una nuova risorsa per Antonino…”
Fino a qui il racconto per i piccoli che offre non pochi spunti di lavoro in classe:
cosa contiene il nostro pentolino? Come possiamo valorizzarne il contenuto?
Cosa vedono i miei amici nel mio pentolino ? C’è qualcosa che li interessa e io mi sento orgoglioso di possederla , a questo punto?
Il pentolino è l’immagine delle fatiche , delle difficoltà e dei limiti con le quali ciascuno di noi deve affrontare la vita ; diventeranno più o meno limitanti se chi camminerà con noi saprà farle proprie e le trasformerà in doni.(o in nuove opportunità)
Laura Broggi insegnante
IL PENTOLINO DI ANTONINO
“Il pentolino di Antonino” è una meravigliosa storia di diversità e di speranza.
Semplice, dolce, essenziale, positiva, commovente, colma di fiducia nel prossimo e nelle risorse personali di ognuno.
Una storia intensa che arriva dritta al cuore di chi la legge.
Il pentolino simboleggia la diversità intesa come ciò che si fa fatica a comprendere, una disabilità, ma non solo. Uno stato d’animo, un insieme di emozioni forti che non ci fanno sentire a proprio agio in mezzo agli altri, un modo d’essere, un trauma, un momento difficile della vita che sembra non voler prendere una piega diversa, una relazione complicata, un cambiamento che fa un po’ soffrire, magari, un aspetto fisico che proprio non piace, un difetto, una mancanza, una situazione familiare complessa. Ogni bambino e forse, più in generale, ognuno di noi, è come Antonino che si porta dietro il suo pentolino. Un pentolino scomodo, che spesso fa soffrire, che ci fa sentire soli, che ci fa arrabbiare, che ci fa piangere e ci fa sentire incompresi e talvolta poco accettati.
Che fare? La soluzione migliore sembrerebbe quella di liberarsi di questo pentolino, che però proprio non se ne vuole andare .
Finché, un giorno, un incontro, quasi salvifico, con una persona straordinaria, dolce e sensibile, la signora Margherita, che riconosce e accoglie tutte le difficoltà e ci insegna che l’unico modo per superarle è viverle intensamente utilizzando le risorse personali.
Ecco allora che il pentolino acquista valore, non è più così ingombrante e, a volte, diventa persino una risorsa.
Un libro per bambini, ma soprattutto per adulti che abbiano voglia di leggerlo e di raccontare ai bambini che la diversità è l’unica cosa che ci accomuna, che bisogna credere sempre nelle proprie capacità e che le persone meravigliose esistono…bisogna solo fare del proprio meglio per incontrarne almeno una nella vita!!!
Marnie Milani
Recensioni:
4) Immagini
Roberto Piumini, illustrazioni di Emanuela Bussolati,
Milano, Ledha, 1996, pp 62 Età dai sei anni
SINOSSI
Questa favola narra l’incontro di tanti bambini e aiuta a capire meglio l’handicap.
La storia, all’inizio, presenta l’handicap come qualcosa di separato, “il muro che circonda”; mentre, più avanti, si parla di questo tema come un filo che permette un incontro tra le diversità che noi tutti abbiamo.
E’ una storia da ascoltare con un adulto al fianco che abbia voglia di fermarsi a riflettere sui dubbi e le domande che l’incontro della diversità stimola in noi.
L’handicap non ha bisogno di separazione, ma al contrario, di condivisione. In questo senso, anche le parole di una favola possono aiutare.
Recensione
E’ una storia di bambini. Bambini diversi e bambini uguali, bambini tutti interi e bambini così e cosà. E’ la storia dell’incontro fra questi bambini, della loro conoscenza reciproca che ci aiuta a capire meglio qualcosa intorno all’handicap. Il racconto, infatti, ci presenta dapprima l’handicap come qualcosa di separato, “il muro che circonda ed isola” e, nell’evoluzione della storia, come un filo che permette un riconoscimento, un incontro tra le diversità che noi tutti abbiamo.
Nonostante le fattezze di fiaba non è una storia semplice, non è una storia immediata. E’ una storia da ascoltare con un adulto al fianco che abbia voglia di fermarsi ad ascoltare i perché, i dubbi e le domande, anche le proprie, che sempre suscita l’incontro della diversità.
L’handicap non ha bisogno di separazione, esige sincerità e condivisione. In questo senso anche le parole di una favola possono aiutare.accaparlante.it
Recensione2
Quando la penna è quella di Roberto Piumini raramente si resta delusi così la levità, il ritmo e la trasparenza poetica che l’autore sa infondere al racconto rapiscono con pacata gentilezza anche il lettore di questa storia. Questi segue infatti, come attratto da un pifferaio magico, il viaggio di Chiara e Tommaso nel paese di Chicistà e nella sottile metafora dell’inclusione che esso svela.
Qui si incontrano personaggi bislacchi, ciascuno fatto a suo modo e come tale ben accetto dai concittadini. I Dammideltu, i Pastabianca, i Senzaperché e i Cantabruno, per esempio, sfoggiano ciascuno i suoi tratti peculiari come pezzetti di una filastrocca incantevole e irresistibile. Qui trovano dunque posto i due visitatori e i loro amici Claudio, Simone e Arianna anche se battono ostinatamente con un pestello o sferruzzano senza posa una sciarpa.
Liberati dal controllo degli astrusi Biscabalurda il cui solo interesse sono sterili classificazioni, questi bambini particolari possono infatti trovare il loro posto a Chicistà, non più segregati al di là di un muro che divide ma al contrario uniti da un interminabile filo che abbraccia. dito.areato.org/
Susanna Mattiangeli e Chiara Carrer
Ed. IL CASTORO
PUBBLICAZIONE febbraio 2013
DIMENSIONI 23 x 30 cm
PAGINE 28
Per bambini e adulti
Un divertente e raffinato albo illustrato che parla ai bambini di oggi e… ai bambini di ieri.
“Dentro la maestra ci sono i numeri, le tabelline, i fiumi, i monti, l’orologio, i cinque sensi, l’uomo primitivo e tante altre cose che a poco a poco finiscono anche dentro ai bambini.”
Ci sono maestre lunghe o maestre corte. Maestre larghe oppure sottili. Maestre scure, chiare, ricce, lisce, a pallini, a fiori, a spirali, a scacchi e in varie fantasie. Anche a righe e a quadretti, naturalmente. E dentro le maestre, invece, cosa c’è? Un ritratto gioioso e scanzonato di tutte le maestre. Guarda bene, e troverai anche la tua o quella che hai conosciuto da piccolo!
Un intero universo da scoprire, per giocare con la curiosità dei bambini e sorridere insieme a loro sul mondo della scuola. Dedicato a una delle persone più importanti nella vita di ogni bambino.
Illustrazioni di Chiara Carrer.
RECENSIONI
«Ci sono maestre lunghe o maestre corte. Maestre larghe oppure sottili. Una maestra piccola non è mezza maestra, così come una molto grande non vale doppio». Possono avere colori diversi, possono essere chiare, scure, ricce, lisce, a pallini, a scacchi… su quelle a righe si scrive e su quelle a quadretti si fanno le operazioni. Così le descrivono Susanna Mattiangeli e Chiara Carrer in Come funziona la maestra, un manuale per bambini, appena uscito per Il Castoro.
La maestra («che a volte è un maschio») è un essere a sé, diverso da tutti gli altri, perché «Dentro la maestra ci sono i numeri, le tabelline, i fiumi, i monti, l’orologio, i cinque sensi, l’uomo primitivo e tante altre cose che a poco a poco finiscono anche dentro ai bambini». Ma come tutti gli altri, si veste, è alta o bassa, ha i capelli in un certo modo e un carattere particolare. «Alcune sono sempre contente, altre sempre arrabbiate. Quando la maestra è arrabbiata si ferma tutto. Non si aggiunge più, non si riesce a dividere niente, i fiumi non scorrono e l’uomo primitivo resta bloccato con la lancia alzata. Solo se torna la calma, allora tutto ricomincia a funzionare».
Poi, un giorno, la maestra diventa quella di qualcun altro. Allora si potrà incontrarla per caso, al cinema, al supermercato e per la strada e sembrerà un grande come tutti gli altri. «Però quando se ne incontra una, si capisce. Si sa che quella era la maestra. Solo, è diventata un po’ più piccola. E insieme alla maestra, anche la classe, se ci si ritorna dopo qualche tempo, si è trasformata, è sempre la stessa classe, ma si è rimpicciolita».
Ma il gioco non finisce mai, perché «quando bisogna ritrovare una poesia, un lago o una vecchia storia sentita in classe, basta cercare bene e alla fine usciranno fuori tutti insieme, come li aveva messi la maestra, i più piccoli seduti davanti e i più alti dietro in piedi».
RECENSIONE 2
di Margherita D’Alessandro
È appena ricominciata la scuola, ne parlano i giornali, i tg, la gente per strada, i genitori che non vedevano l’ora di poter riorganizzare al meglio il tempo.
Io ricordo bene il mio primo giorno nella scuola elementare: ci radunarono tutti in palestra – genitori e bambini – e aspettammo con pazienza che ci chiamassero. Ero curiosa di sapere che viso avesse la mia “prima” maestra, se fosse dolce o severa, simpatica o seria. Arrivò con un po’ di ritardo e … sorpresa! Si chiamava proprio come me. Poi ci mise in fila ed io diedi la mano a Loretta con cui avrei diviso 5 anni di studi e di giochi. Quest’anno ho visto mia nipote fare le stesse cose e mi chiedevo, guardando i volti di tanti bimbi, cosa possa passare nella loro mente quando lasciano la mano del genitore per seguire una persona, che li guiderà nei passi fondamentali dell’apprendimento.Così ho ripreso in mano “Come funziona la maestra” diSusanna Mattiangeli con le illustrazioni della grande Chiara Carrer (Il Castoro), un libro di qualche mese fa, e ho pensato di proporvelo perché quando l’ho letto la prima volta ho avuto un groppo in gola per l’emozione, sia come ex alunna che come insegnante.
Guardate un po’ se le sue parole non sembrano espresse da quei frugoletti con i grembiulini e gli zaini:
«Ci sono maestre lunghe o maestre corte. Maestre larghe oppure sottili. Una maestra piccola non è mezza maestra, così come una molto grande non vale doppio … Le maestre a un certo punto diventano maestre di qualcun altro. Si possono rivedere dopo un po’ di tempo, per la strada, al cinema, al mercato, e sembrano dei grandi come tutti gli altri. Però quando se ne incontra una, si capisce. Si sa che quella era la maestra. Solo, è diventata un po’ più piccola. E insieme alla maestra, anche la classe, se ci si ritorna dopo un po’ di tempo, si è trasformata. È sempre la stessa classe, ma si è rimpicciolita».
Quando ho avuto il libro tra le mani è stato amore a prima vista e il giorno dopo l’avevo già letto ai miei alunni.
Quelle parole toccavano in profondità i miei ricordi perciò ho pensato che la scrittrice doveva essere un po’ speciale e le ho rivolto qualche domanda:
Susanna, parlaci un po’ di te.
Io sono nata a Roma. Non sono lunga né larga, sono ocra anche se a volte divento marrone perché se voglio posso cambiare colore. Milioni di anni fa ho studiato disegno e storia dell’arte, ho costruito pupazzi per spettacoli e per video di animazione, attrezzeria e mobili perché mi piace il lavoro manuale anche se da solo non mi basta. Adesso abito ancora a Roma con Lorenzo, Elisa e Pietro. Invento laboratori per i bambini in spazi privati e nelle scuole. Imparo tante cose e, in qualche modo, ne insegno anche. In effetti ho molte cose che mi rendono simile ad una maestra: ho una parte davanti e se mi giro a scrivere o a disegnare ho anche io una parte di dietro. A volte i bambini e le bambine mi chiamano maestra, solo che io non mi siedo quasi mai alla cattedra e, anche se parlo con molte maestre, non conosco la lingua segreta che le maestre parlano tra loro. L’ambiente della scuola mi riempie di idee e di parole che devo mettere da qualche parte. Così oltre a “Come funziona la maestra” Editrice il Castoro è appena uscito “La mia scuola ha un nome da maschio” Edizioni Lapis. Così per un po’ sono a posto e dopo scriverò di altri argomenti.
Come è nato “Come funziona la maestra”?
Come dicevo, incontro molte maestre durante l’anno. Spesso maestre donne, perché nel nostro paese vicino ai bambini e alle bambine ci sono soprattutto le donne. Se invece aggiungi un pallone da calcio, arrivano subito gli uomini, mentre le donne e le bambine si allontanano. Se si rimescolassero più le cose tra uomini, donne, bambini, bambine e palloni questo sarebbe un paese diverso, ma per adesso il maestro è una rarità e nel linguaggio comune si parla di “maestre”: esseri con borsetta e poteri speciali, supereroi con la messa in piega.
Quando ho pensato di scrivere un testo per un albo ci ho messo poco a decidere di parlare della maestra e non mi pareva una scelta tanto originale. Solo dopo aver finito ho realizzato che non era ancora stato fatto uno studio scientifico sull’argomento, ovvero sulle varie forme di maestra presenti in natura, su come si muove, come parla, dove vive eccetera.
Hai un ricordo particolare dei tuoi insegnanti?
La mia prima maestra della scuola materna si chiamava Armida e nella sua classe c’era una casetta di legno dove entravamo in tantissimi a ricreazione. Quando ho votato per la prima volta sono tornata a trovare la casetta e ho visto che si era rimpicciolita. A fatica ci sarei entrata io da sola. A dire il vero, tutta la classe si era ristretta e mi sono sentita come Alice quando diventa enorme. La mia maestra preferita però è stata Patrizia, che mi ha insegnato a leggere e a scrivere cantando e suonando la chitarra. In seconda elementare è stata sostituita da un’altra che aveva una bacchetta di legno da sbattere sui banchi per fare silenzio, ci buttava spesso fuori dalla classe e ogni tanto ci tirava i capelli. Così ho imparato che ci sono vari modelli di maestra al mondo, e che non tutte funzionano allo stesso modo.
Ricordi il primo giorno di scuola?
No, non ho un ricordo preciso. Se ci penso vedo l’immagine della mia mano al lavoro sui primi quaderni e mi torna in mente quanto mi sembrava facile leggere e scrivere. Credo che in questo Patrizia c’entrasse e mi chiedo se lei se ne sia resa conto. Era giovane e chissà se ha continuato ad insegnare, magari in quegli anni se n’è andata in giro di classe in classe lasciando cose preziose senza pensarci troppo su.
Qual era la tua merenda preferita?
Mi piaceva il pane con la nutella ma mia mamma mi faceva certe fette deprimenti, piccole e con un velo marrone inesistente e allora nemmeno lo chiedevo più. Andavo a scuola tutti i giorni con un tegolino e un mandarino. Poi però a ricreazione mi dimenticavo di mangiare e lasciavo tutto nella tasca dello zaino. Alla fine della settimana la tasca era piena e bisognava scavare gli strati di mandarini e tegolini tutti schiacciati e mummificati.
E il libro a cui eri più legata, quello che leggevi e rileggevi?
Io leggevo fumetti. Sempre, ovunque. Soprattutto Topolino, quello che usciva in edicola ma anche le vecchie storie degli anni cinquanta di cui mio padre aveva una grande raccolta. Adesso, a parte qualche storia classica veramente bella, non mi piace più per niente ma alle elementari era la mia fissazione. Oltre a quello leggevo molto Asterix e qualunque fumetto girasse per casa, compreso Linus che era per grandi, pieno di cose strane e incomprensibili. Non saprei dire quale sia stato il mio primo libro vero: a scuola ci facevano prendere dei libri in biblioteca di cui non ricordo niente se non una riduzione di Fabiola, una storia sui primi cristiani perseguitati che ha segnato il mio breve momento di misticismo. Di sicuro ho letto e riletto le Filastrocche in cielo e in terra di Rodari, che resta una specie di maestro invisibile dei miei anni piccoli e anche di quelli un pochino più grandi.
ANNA È FURIOSA di Christine Nöstlinger
ETA’ dai 5 anni
Collana Il Battello a Vapore
Serie Serie Bianca
Rilegatura brossura
Formato 12×19 cm
Pagine 64
Data di pubblicazione marzo 1993
ISBN 978-88-384-3403-7
Prezzo consigliato € 7,50
LA STORIA
Anna è una bambina con un grave problema: s’infuria per un nonnulla e non è capace di controllare in alcun modo la
sua arrabbiatura. Quando s’infuria perde il controllo di se stessa e tutti quelli che le stanno vicini in quel momento vengono aggrediti, anche se non le hanno fatto niente. I genitori cercano di aiutarla con dei consigli, e Anna si impegna a
seguirli, ma senza risultati. Alla fine, quando Anna non vuole più alzarsi dalla sua poltrona e uscire dalla sua came-
ra per paura d’infuriarsi ancora, arriva il nonno, con un regalo per lei: un tamburo. Suonando il tamburo quando
sente arrivare la rabbia, Anna riuscirà a scacciarla e a vincere così il suo problema.
I TEMI
Con la capacità di analisi e la lucidità che la contraddistinguono, Christine Nöstlinger affronta il problema del temperamento nervoso della bambina e la sua convenzionale soluzione. La forte personalità di Anna non riesce a svilupparsi armoniosamente perché dominata dal violento conflitto con la realtà. Con stile diretto e chiaro sono presentate le situazioni in cui tremenda scoppia la furia e il lettore non viene neppure sfiorato dall’idea che si tratti di capricci e che Anna sia una bambina viziata. No, Anna è pienamente consapevole del significato del suo modo di reagire e dell’ostacolo che costituisce alla sua relazione con il mondo, anche perché ne paga le conseguenze con l’isolamento.
È da rilevare il ruolo del nonno del quale, l’autrice fa notare, Anna si fida perché non le ha mai mentito, e la funzione liberatoria assegnata alla musica. È la musica, vissuta in prima persona, a risolvere il problema che affligge la bambina.
SPUNTI DI DISCUSSIONE
• Perché Anna si arrabbia spesso?
• Come diventa Anna quando si arrabbia?
• Cosa fa Anna quando si arrabbia?
• Cosa dicono gli altri bambini quando Anna s’infuria?
• Perché Anna non riesce a “mandar giù” la rabbia bevendo molta acqua?
• Cosa le propone la mamma per calmarsi?
• Chi le suggerisce l’idea del tamburo?
• In che modo gli altri bambini si convincono che Anna non è più furiosa?
SPETTACOLO TEATRALE
Mo Willems
REGINALD E TINA. SIAMO IN UN LIBRO!
Vi presentiamo Reginald e Tina, gli irresistibili personaggi di una nuova serie di libri per i più piccoli, con tutto il ritmo e la comicità di un cartone animato, da leggere rigorosamente ad alta voce! E ridere, tanto, sempre ad alta voce!
Reginald e Tina si sentono osservati. Ma chi li sta guardando? Oh! Qualcuno li sta LEGGENDO! E’ una scoperta fantastica! Così hanno un nuovo amico per giocare. Ma… che succede quando il libro finisce?!
Una nuova esilarante coppia di amici, storie semplici e originali che conquistano a colpi di risate lettori piccoli e grandi!
Traduzione di Caterina Cartolano.
Età: dai 3 anni.
PUBBLICAZIONE settembre 2012
DIMENSIONI 16,5 x 23 cm
PAGINE 64
prezzo 12 euro
RECENSIONE
L’editrice “Il Castoro” ha inaugurato una collana del genere albi illustrati per la prima infanzia (4-6 anni), dal nome “Reginald e Tina” dedicata alle avventure di due animali amici per la pelle: Reginald, l’elefante con gli occhialitimido e un po’ insicuro e Tina, la maialina estroversa e intraprendente, usciti dalla matita di Mo Willems. Mo willems è un autore/illustratore americano, che ha lavorato come animatore per Sesam Street durante gli anni ’90 ,la famosa serie tv educativa destinata ai più piccoli. Negli Stati Uniti la collana “Elephant and Piggie” è presente dal 2007 e l’editrice “Il Castoro” si è riservata la scelta delle uscite migliori, proponendoci come prima avventura “italiana” dei due amici una storia “metaletteraria”:s’intitola infatti “Siamo in un libro”.
I due protagonisti sonnecchiano in una pagina bianca, Reginald inizia a sentirsi osservato, appena il lettore inizia a girare le pagine.
L’elefantino ha qualche timore, ma Tina lo rassicura, non c’è un mostro oltre la pagina, ma un/a bambino/a,
che da solo o in compagnia li sta “leggendo”, grazie ai ballons con cui i due animali comunicano.
Ora possono provare ad interagire con il lettore, magari assegnandogli qualche compito,
come leggere una parola, che possa farli sbellicare dalle risate.
Anche Reginald vuole far dire qualcosa al giovane lettore, ma il libro sta per finire e l’elefantino va in confusione, vuole un libro che duri di più, vuole ancora essere letto. Quale modo migliore se non rileggere da capo la storia? Anche Tina ci ringrazierà!
L’originalità di questo albo sta proprio in questo meccanismo efficacissimo di interazione per cui non esiste una storia, ci sono solo i personaggi che si muovono sulla sfondo della pagina, un teatrino nel quale il lettore è chiamato in gioco in qualità di osservatore non passivo che ha il potere di rilanciare all’infinito il gioco stesso.
Si svela insomma il funzionamento dell’atto di leggere, e tutto il potere del lettore di far vivere i personaggi. Insomma il bambino diviene lettore consapevole della magia della lettura. Scritto da Adele Pontegobbi http://www.i-libri.com
VIDEO (libro letto da Marina Introini)
Oh-oh! di Chris Haughton, ed. Lapis
età: dai 2 anni
argomento: mamma, incontro, emozioni, animali, nanna, crescere, umorismo, ecologia e ambiente
pagine: 40
formato: 25×26
PREZZO: € 13,50
Indice
-presentazione libro
-immagini
-recensioni
– premi
Presentazione libro
Oh-oh! Il Gufetto è caduto dal nido. Dov’è la sua mamma? Niente paura: lo Scoiattolo più tonto del bosco lo aiuterà a ritrovarla, peccato però che non abbia la più pallida idea di come sia fatta una Mamma Gufo! Per fortuna, dopo una strampalata quanto fallimentare caccia alla mamma perduta, i due incontreranno un ranocchio che riuscirà a riportare il piccolo dalla vera Mamma Gufo. Finalmente anche i bambini italiani potranno leggere questa spassosissima storia scritta e illustrata dal giovane designer irlandese Chris Haughton. Premio DUTCH PICTURE BOOK OF THE YEAR 2012 “MIGLIOR LIBRO DA LEGGERE AD ALTA VOCE”.
…E il finale è tutto da ridere!
IMMAGINI
RECENSIONI
la Repubblica
Andersen
Libri e marmellata
Heykiddo
Liberweb
La Stampa
Atlantidekids
cittadeibimbi
Vivere (La Sicilia)
Mangialibri
Luuk Magazine
Liberweb
Donna Moderna Bambino – Mammechefatica
la Repubblica
PREMI
PREMIO ANDERSEN 2013 – MIGLIOR LIBRO 0/6 ANNI
SUPER PREMIO GUALTIERO SCHIAFFINO 2013 – LIBRO DELL’ANNO
Le motivaizoni della giuria:
“Per aver saputo riproporre in forme nuove e accattivanti un tema già presente in altri libri per piccoli lettori.
Per aver declinato il motivo della ricerca (a lieto fine) con sapida,
impensata e al tempo stesso disarmante felicità progettuale.
Per il colto e variegato lindore delle illustrazioni”
A bit Lost (tr. it. Oh-oh!), ha conseguito un grande successo di critica e di pubblico, testimoniato dalla vittoria di numerosi premi e riconoscimenti internazionali:
UK
AOI Best of British Illustration Gold Prize 2010 (Childrens Book Category) UK
The Booktrust Best New Illustrators Award UK
Winner of the Cambridgeshire Picturebook of the year 2011 UK
Long list for the UK Literary Association award
Shortlisted for the British Book Design awards
Longlisted for the CILIP Kate Greenaway award 2012
Waterstones Childrens Book Prize Nomination
IRE
Winner of the Bisto Childrens Book of the Year 2011 Ireland
Winner of the Eilis Dillion Best Debut Book of the Year 2011 Ireland
US
Winner of the Marrion Vannette Ridgway award for best debut picturebook USA
Olanda
Winner of the Dutch Picture Book of the Year 2012
Canada
Winner Early Years Niagara Award
Francia
Nomination Prix des bébés lecteurs de Nanterre Baby Readers’ Prize 2012
Winner Prix Sorcières 2012
Svizzera
Winner of Prix P’tits Mômes Ginevra
Internazionale
IBBY Honour List
Marchio: Einaudi RagazziCollana: Storie e rime
N° Collana: 451
Autore: Pau Andrea
Illustratore: Vinci Jean Claudio
Età: 10+
Pagine: 208
Formato: 10,9 x 18,3 cm
Prezzo: 10,00 Euro
Codice: 9788879269605
Diego ha dodici anni e vuole vincere il campionato giovanile di rugby. Può farcela perché ha talento, tenacia e gioca nei Warriors, la squadra più forte della città. Inoltre a sostenerlo c’è Elly, la fi glia del coach Chambers.
Tutto sembra andare per il meglio… finché, dopo una partita, Diego colpisce un compagno di squadra che aveva deriso il suo fratellino disabile. Il coach espelle Diego dai Warriors, e impedisce a Elly di parlare con lui. In un attimo tutte le speranze del ragazzo sembrano andare in frantumi.
Ma Diego non è tipo da lasciarsi abbattere. E nel campionato c’è un’altra squadra che ha la sua stessa grinta. Una squadra che in passato è stata protagonista di vittorie gloriose, e ora è relegata in fondo alla classifica. La squadra dove un tempo ha giocato anche il padre di Diego: i leggendari Rebels. Insieme a loro, e con l’aiuto della stramba allenatrice Mighty Keira, Diego cercherà di vincere il campionato e riconquistare Elly. Per realizzare il suo sogno.
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