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il libro bianco delle vacanze

PROGETTO

UN LIBRO BIANCO PER LE VACANZE

 un libro per dare spazio alla creatività dei bambini
ma  anche un progetto al quale tutti possono aderire
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INDICE

DESCRIZIONE PROGETTO E INDICAZIONI OPERATIVE

Dare i compiti durante le vacanze agli alunni della scuola primaria non è un obbligo di legge ma è ormai una prassi consolidata. Eppure è molto difficile capire quale sia il reale presupposto pedagogico dell’assegnare tanti compiti nel periodo estivo, obbligando così i bambini a portare libri e quaderni nei luoghi di vacanza. Molti infatti credono che lasciare i bambini senza svolgere un’attività didattica per un lungo periodo possa far dimenticare loro quanto appreso durante l’anno scolastico. Forse, invece, assegnare pochi esercizi e fare un veloce ripasso prima dell’inizio della scuola permetterebbe ai bambini di trascorre il tempo delle vacanze facendo “veramente vacanza”

Una vacanza che rappresenta una pausa preziosa dalle attività quotidiane (scuola, sport e corsi vari), una pausa serena per poter staccare da un’organizzazione della giornata forse poco a misura di bambino.

Un tempo utile per recuperare le energie, per oziare, per rilassare la mente e per dar spazio alle mille avventure offerte dai libri, dai giochi all’aperto e dalla creatività, unica e magica, che ogni bambino potrà esprimere sui fogli bianchi di questo libro.

Indicazioni operative per gli adulti: a seconda dell’età del bambino e dell’abitudine ad utilizzare in modo creativo dei fogli bianchi, ogni adulto valuterà se dare qualche indicazione generica: “incolla qui un ricordo delle tue vacanze, disegna il colore del mare, descrivi l’emozione della gita in montagna, ecc”. Dovrà lasciare spazio alla fantasia dei bambini e soprattutto considerare un dono prezioso ogni volta che il bambino gli mostrerà il  libro.

 

ELENCO AGGIORNATO DELLE PERSONE CHE ADERISCONO AL PROGETTO:

  1. Alessandro Borghetti, educatore e allenatore Lugano Rugby
  2. Alessia Giordana Bergamaschi, mamma e avvocato
  3. Alessio Raffaele Genitore di 3 figli, Animatore del Rugby Nola settore propaganda
  4. Angelo Croci, pedagogista e critico cinematografico
  5. Anna Diani, insegnante
  6. Annalisa Masciadri, Educatore Professionale e Counsellor  a Mediazione Corporea ad indirizzo Bioenergetico
  7. Barbara Gavardini, educatrice
  8. Chiara Camerini, Medico Veterinario
  9. Chiara Nepgen, genitore
  10. Daniela Cattaneo, Insegnante
  11. Daniela Migliaro insegnante scuola primaria I.C Galilei Busto Arsizio
  12. Daniela Mosca, mamma e blogger
  13. Daniela Spiller,  educatrice “Tempinsieme” Castiglione Olona
  14. Deborah Cornwell-Kelly, Managing Translator
  15. Emanuela Basilico, insegnante
  16. Federica Croci, educatrice “Tempinsieme” Castiglione Olona
  17. Francesca Nisoli Genitore, logopedista fondazione Maugeri Tradate
  18. Francesco Apuzzo, architetto e genitore
  19. Gabriella Romano, insegnante
  20. GeA , associazione Genitori Ancòra Milano
  21. Giovanna Caserta, educatrice “Tempinsieme” Castiglione Olona
  22. Giuliana Cattaneo, insegnante
  23. Hellen Hidding , genitore
  24. Ilaria Casalecchi, genitore e architetto
  25. Irina Ferrario, mamma e pedagogista
  26. Lara Veratelli, educatrice “Tempinsieme” Castiglione Olona
  27. Laura Brandani, assistente sociale
  28. Laura Zoccoli, giornalista.
  29. Lidia Puccini, insegnante
  30. Lorena Maistrello, educatrice
  31. Manuela Tomisich psicoterapeuta, docente università Cattolica Milano e genitore.
  32. Manuela Birattoni mamma ed educatrice professionale
  33. Maria Rosaria Maggio, psicoterapeuta e insegnante
  34. Massimo Lupo, insegnante
  35. Margherita Bauducco, Tecnico della riabilitazione Psichiatrica e psicomotricista
  36. Miriam Cattaneo, insegnante
  37. Monica Giannone,  educatrice “Tempinsieme” Castiglione Olona
  38. Olimpia Addabbo,  educatrice “Tempinsieme” Castiglione Olona
  39. Paola Scarpa educatore,responsabile dell’area infanzia e adolescenza Venezia
  40. Raffaele Mantegazza, docente università Bicocca Milano
  41. Roberta e Davide Gabrieli  Genitori Imperfetti
  42. Rosalina Barbati, educatrice “Tempinsieme” Castiglione Olona
  43. Samantha Righetto,  educatrice “Tempinsieme” Castiglione Olona
  44. Sarah Catenacci mamma e formatrice
  45. Selene Cakilli  mamma di 4 bambini,  Insegnate  scuola primaria Cassina de’ Pecchi
  46. Silvia Taglioretti, Insegnante
  47. Silvia Turati, insegnante
  48. Stefania Crema Avvocato Specialista in Criminologia
  49. Tiziana Pisu, orientatrice e genitore
  50. Valentina Calcaterra, docente universitaria
  51. Walter Brandani, insegnante

 

 

COME ADERIRE

L’adesione al progetto è completamente gratuita , basta inviare una email a info@walterbrandani.it con Nome Cognome e professione, chi vuole può aggiungere “genitore e professione”.

L’adesione al progetto, oltre ad indicare una condivisione all’idea di offrire ai bambini  “ un tempo utile per recuperare le energie, per oziare, per rilassare la mente e per dar spazio alle mille avventure offerte dai libri, dai giochi all’aperto e dalla creatività, unica e magica, che ogni bambino potrà esprimere sui fogli bianchi di questo libro” , è anche un modo per diffondere e sostenere culturalmente il progetto.

Nella  copertina ( che verrà aggiornata periodicamente) saranno indicati  i nomi di chi aderirà al progetto.
SCARICA GRATUITAMENTE IL LIBRO:
L’idea è che ognuno da casa potrà realizzare il libro scaricando la copertina e incollando o graffettando dei fogli bianchi
Copertina aggiornata al 4 giugno 2012 : Copertina-libro-vacanze_FILE immagine
ORDINA IL LIBRO:
 Stiamo realizzando il libro. Chi volesse ordinarne delle copie e avere maggiori informazioni sui costi può inviare una email a info@walterbrandani.it
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RASSEGNA STAMPA:

Libro fammi grande (R. Valentino Merletti e L. Paladin)

Libro fammi grande

Leggere nell’infanzia
di Rita Valentino Merletti e Luigi Paladin
illustrato da Marta Comini
Idest, 2012, 128 p., ill. a colori
ISBN 978-88-87078-47-3 – Euro 15,00
Di cosa parla questo libro? 
Di come sia possibile arricchire, tramite il libro, la lettura e la narrazione, la vita dei bambini fin da quando vengono al mondo. Di quanto sia importante e possibile iniziare prestissimo. Di quanto sia fondamentale trovare e proporre  libri contagiosi che facciano venir voglia di leggerne altri. Del fondamentale ruolo dei genitori come promotori, mediatori e modelli di lettori.

Conosco una bambina (quanti anni ha Emily? forse non ancora tre) che fa la lettrice del suo gatto. Jotti si chiama la gatta di Emily, tanto per mettere in chiaro certe “ascendenze” di chi l’ha raccolta per strada e messa in casa. 

Emily, quando torna dall’asilo, afferra Jotti, e senza tanti complimenti la piazza nel giardino, si mette comoda e, libro in mano, legge alla sua gatta. Come fa la sua mamma con lei.
“Lettura con uditorio”, lo definiscono gli autori di Libro fammi grande questo comportamento: “il bambino come in un gioco simbolico recita il ruolo del lettore: fa finta di leggere e richiede qualcuno che lo ascolti, come la mamma, il fratellino o il suo pupazzo preferito”. Emily, che è un’ originale, preferisce il gatto: è vivo ma non parla, tutt’al più miagola.
Emily ha già scoperto il libro, per lei non è più un giocattolo, sa che non si può mangiare (ci ha provato!) e che non ci si entra dentro quando in una pagina il libro mostra una casetta in mezzo al bosco, ha capito anche quanto il libro le consenta di stare un bel po’ di più sulle ginocchia della mamma: lei, la mamma e il libro, loro tre racchiusi in un unico abbraccio. Deve essere ben importante il libro! Che ha figure e parole. Emily sta attenta quando la mamma legge. Guarda e “legge” con la mamma. E poi, di nascosto, diventa lei la mamma, la mamma grande che sa tante cose e sa leggere. La mamma lettrice di Jotti.

Ma prima di arrivare a questo gesto di autonomia così innovativo nella sua condotta, Emily (a questo punto, presa ad esempio, come bambina al posto della generalità dei bambini) ha già fatto un percorso importante, ricco di prove da affrontare e da superare.
Ha cominciato quand’era tutt’uno con la sua mamma. La sua mamma le parlava, leggeva, cantava, spontaneamente e come le aveva consigliato il pediatra, già allertato per la nascita di Emily. Così allenata, per lei, guardare il volto della mamma e “leggerlo”  forse è stato più facile che per altri bambini.
Così come è stata sorretta, fin dalla nascita, dall’ambiente che la circondava, ricco di oggetti, di persone, mamma papà nonni, attivamente incoraggianti e partecipi delle sue esplorazioni e scoperte. Senza queste premesse di conoscenza della realtà circostante -oggetti, cose, persone, visti, interiorizzati- come potrebbe esserci quel passaggio di simbolizzazione che dalle figure dei primi libri a quelle realtà rimandano? Come avrebbe potuto Emily fare il passaggio successivo di esplorazione dell’oggetto libro, riconoscerlo come oggetto a sé, diverso dal giocattolo, portatore di messaggi così importanti come quelli che, attraverso altri passaggi decisivi, l’hanno convinta della bontà del libro? come avrebbe potuto Emily sperimentare in proprio il piacere di “leggere” al suo gatto?

La storia di Emily, che nella sua sostanza è storia vera, diventa storia di alcuni comportamenti emblematici, che caratterizzano le fasi di una prima infanzia, riferita, in questo caso, all’evoluzione e alla crescita dei bambini (0 – 5 anni) in relazione alla scoperta del libro e della lettura: il percorso lo si può seguire passo passo nel libro che presentiamo.
Nello schema del “così dovrebbe essere”, risalta però anche la realtà diversa del “quando così non è”: quando non c’è un ambiente familiare come quello che è stato prospettato, mettendo Emily al centro di una scena ideale. Per questo nel libro si invoca tanto la formazione degli operatori che in diversi ambiti seguono il bambino. Nei nidi, a scuola, in biblioteca, in altre strutture preposte ad occuparsi dell’educazione dell’infanzia, potrebbero avvenire alcune “riparazioni”, riguardo agli svantaggi sociali di una parte della popolazione infantile.Ciascuno di noi ha esperienza della vita di un bambino. A qualsiasi titolo lo si guardi, il bambino, se lo si osserva con un po’ d’attenzione rivelerà dei comportamenti sorprendenti. Questi comportamenti sono stati e sono tuttora studiati, dando origine a varie sistematizzazioni da parte delle discipline che si occupano dell’uomo, della sua psiche, del funzionamento della sua mente. Gli studi sull’età infantile richiamano necessariamente l’apporto di diverse competenze scientifiche, che si raccordano nello stabilire o ipotizzare, statisticamente, i comportamenti più o meno adeguati, riferiti all’età. Essendo molti gli studi, si ha la possibilità di entrare in contatto con le conclusioni degli specialisti da molte angolazioni, alcune delle quali sovrapponibili, altre di sfaccettatura maggiore. Ma tutti convergono nello stabilire l’importanza del “bambino lettore”, sostenendo che una lettura precoce favorisca tanto lo sviluppo delle capacità conoscitive quanto l’instaurarsi di buone relazioni affettive.

Con un taglio originale, secondo un progetto che nulla lascia all’improvvisazione, i due autori di Libro fammi grande dissertano seguendo un metodo che assimila e intreccia le loro diverse competenze, saldandole in un’ unità d’intesa anche stilistica.
Non si pensi a Libro fammi grande come a un testo ostico per i non specialisti. Non rinunciando ad alcuna delle prerogative che caratterizzano un lavoro scientifico, gli autori scrivono “in stato di grazia” un libro che alla chiarezza espositiva unisce il piglio di una “bella scrittura”.
Si legge quindi piacevolmente, Libro fammi grande, sollecitati ad apprendere e a riflettere: anche graficamente il volume prevede delle “soste”, appositamente segnalate in box di retino grigio. Quasi chiose al testo rigorosamente incalzante, tempo disteso per dare spazio  a notizie, informazioni, anche curiosità, che nell’economia del discorso non potrebbero trovare ampia trattazione.
Parte rilevante nel volume hanno le note. Numerosissime, adempiono alla funzione loro propria di rimando bibliografico, di precisazione, di ulteriore notizia, di motivazione di alcune scelte operate nel testo. Un ricco corredo per chi voglia approfondire.
Ma l’apparato più intrigante è costituito dal percorso bibliografico che accompagna ogni tappa evolutiva. Vanno di pari passo “le conquiste” della maturità graduale dei dispositivi neurologici, dell’apprendimento e dell’accesso al libro per il bambino. Noi vediamo il bambino crescere e avvicinarsi al libro. E il libro diventa “quel libro”. Descritto nelle caratteristiche che lo fanno appropriato e meno appropriato. Tanti i libri messi in campo, anche quelli del cuore. Tanti suggerimenti a chi vuole provvedersi di un sapere in merito, tanti suggerimenti per i libri da mettere in mano ai bambini di cui ci si prende cura.

Trarranno sicuro vantaggio dalla lettura di Libro fammi grande la mamma attenta, la nonna affettuosa, “la” insegnante (sì, il genere è quello) impegnata alla grande nel suo mestiere, la bibliotecaria (idem, come sopra) che ha a cuore lo spazio della sua biblioteca destinato ai più piccoli, il pediatra avvertito che il benessere del bambino richiede un nutrimento che non è solo quello del cibo, e (perché no?) l’editore, che voglia confezionare libri a misura giusta dell’età infantile cui si rivolge.

GLI AUTORI. Rita Valentino Merletti, studiosa di letteratura per l’infanzia, si è specializzata negli Stati Uniti, è autrice di numerosi saggi, conduce regolarmente corsi di formazione per insegnanti e bibliotecari, ha promosso significativi progetti di promozione alla lettura, è presidente del Premio Nati per leggere, costola dell’Associazione omonima; Luigi Paladin, psicologo, bibliotecario, esperto di letteratura per l’infanzia, è docente universitario e docente di corsi per bibliotecari della Scuola IAL- Lombardia di Brescia.

(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it

 


È nato un papà

È nato un papà

 

 

 

Quando nasce un figlio, nascono anche una madre ed un padre insieme a lui.

 

Quindi anche per i papà la nascita di un figlio genera gioie, dubbi, insicurezze e domande “come sarà nostra/o figlia/o? Che padre sarò? E che madre sarà la mia compagna? Come saremo tutti insieme? Cosa cambierà nel rapporto di coppia?”

 

Tali emozioni possono essere anche condivise con altri papà, ecco perché il Centro “Tempinsieme zerotre” intende favorire la nascita di gruppi per papà.

 

Questo percorso vuole dare voce al dialogo interiore dei padri, che se non ha un luogo in cui uscire allo scoperto, talvolta rischia di generare vissuti di inadeguatezza, di ansia, di insofferenza, ecc.

Il gruppo dei padri vuole essere un luogo accogliente e non giudicante in cui consegnare  i propri vissuti e le proprie attese rispetto alla paternità.

Sarà quindi uno spazio di dialogo e di confronto fra chi sta vivendo un’esperienza simile, in cui ognuno avrà la possibilità di portare la propria irripetibile e irriducibile unicità.

 

Il gruppo è rivolto a chi sta per diventare papà oppure a chi lo è appena diventato.

 

Insieme esploreremo alcuni temi centrali nell’esperienza del “diventare padri”:

• le fantasie e le aspettative verso il figlio che sta per nascere o che è  appena nato

• che padre sono  e vorrei essere per mio figlio?

• mio  padre e  la mia esperienza di figlio

• essere genitore

 

I gruppi saranno condotti da Walter Brandani, insegnante, educatore professionale e mediatore familiare.

Indirizzo email: info@walterbrandani.it

Sito internet:     www.walterbrandani.it

 

Primo incontro: martedì 8 maggio

Dalle ore 20.45 alle ore 22.15

Cadenza: un incontro al mese

Presso:

il Centro Tempinsieme zerotre – Castello Monteruzzo a Castiglione Olona

Informazioni e iscrizioni:

Walter Brandani, via email: info@walterbrandani.it      cell:  3470128839

Oppure Segreteria Gqp: via email: gqpquasiperfetti@libero.it    cell. 340 4534516

Educare con lo sport

Educare con lo sport

Conferenza pubblica 13 aprile 2012- ore 21.00  Centro Culturale Ferraroli – Cogliate (MB) p.zza Giovanni XXIII

Relatore prof. Raffaele Mantegazza

 

 

 

 

La pratica sportiva rappresenta un elemento fondamentale per lo sviluppo psicofisico dei  bambini e un’opportunità per confrontarsi con alcuni importanti valori quali amicizia, solidarietà, lealtà, lavoro di squadra, autodisciplina, autostima, fiducia in sé e negli altri, rispetto degli altri, leadership, capacità di affrontare i problemi, ecc.  Eppure molti bambini abbandonano dopo pochi anni la pratica sportiva perdendo così un importante occasione educativa. Con questa conferenza vogliamo non solo riportare al centro della pratica sportiva il tema dell’educare ma anche riflettere su come vivono i bambini lo sport e quanto le proposte sportive che ricevono siano veramente a misura di bambino.

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La squadra scolastica di rugby e l’Istituto Cesare Battisti di Cogliate organizzano in collaborazione con il Centro culturale Ferraroli, i comitati dei genitori, rugby Lainate, rugby Seregno, Tennis Club Ceriano e il circolo Strafossati  una conferenza pubblica per genitori, insegnanti, educatori, allenatori, dirigenti sportivi  e tutte le persone interessate agli aspetti educativi della pratica sportiva. Per informazioni e per richiedere l’attestato di partecipazione rugbycogliate@gmail.com

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R. Mantegazza è professore di Pedagogia presso l’Università di Milano Bicocca e autore di vari libri  sui principi educativi dello sport.

Segui l’evento su facebook

Scarica il volantino

 

Come due coccodrilli (Campiotti 94)

INDICE
TRAMA
RECENSIONE
SCENE DAL FILM

TRAMA
Gabriele, un quarantenne italiano che vive a Parigi dopo aver abbandonato la casa paterna, si è imposto nell’ambiente dei ricettatori d’antiquariato perchè considerato preparatissimo: si è fatto una fortuna ed ha una relazione con la bella Claire, che però non si decide a sposare, vivendo da “single”. Inaspettatamente Gabriele è fortemente colpito da una notizia: sul lago di Como, sua terra d’origine, è all’asta, nella villa signorile del padre in cui è cresciuto, un vaso antico d’inestimabile valore. Gabriele parte precipitosamente per l’Italia, dopo aver promesso a Claire di farle avere notizie, non senza aver fatto firmare e timbrare dalla segretaria del suo Centro d’antiquariato, una dichiarazione in bianco chiedendole fiducia, con la segreta intenzione di avvalersene per una personale vendetta. Giunto senza preavviso alla villa paterna trova una bambina: le si avvicina riuscendo a conquistarsi l’amicizia della piccola ed a farsene una specie di guida verso l’interno, dove era stata fatta una copia del famoso vaso, da parte dei suoi fratellastri, guidati dal padre. Gli si riaffacciano gli incubi ed i ricordi angosciosi dell’infanzia e dell’adolescenza: la mamma Marta – l’aveva scoperto da bambino – non era la moglie, ma l’amante del padre Pietro, sposato ad un’altra e con figli, che alla morte da parto di lei, aveva voluto con sé Gabriele, affidando il neonato ad una balia. Ha intenzione di denunciare quel falso, riducendoli in miseria. Senonché l’ambiente, il rivedere il padre di cui ricorda d’esser stato amato quanto quegli odiosi fratellastri, ed il fratello molto caro, i ricordi che gli si affollano nell’animo: tutto un insieme di circostanze lo sconvolgono e lo fanno desistere. Distrutte le prove di quel falso, insinuandosi in un ripostiglio nel quale aveva accuratamente nascosto da ragazzo i resti dell’originale, si presenterà ai suoi familiari, ma straccerà davanti a loro la fatale denuncia già pronta, fuggendo ancora una volta, inseguito dai disperati richiami del fratello, mentre già il motoscafo si sta staccando dalla darsena. Gli grida: “ritornerò” ormai trasformato in un nuovo Gabriele, libero dai risentimenti che lo imprigionavano. (cooming soon)

RECENSIONE

“Come due coccodrilli è un film sull’amore, dove questo sentimento è inteso nel senso più ampio e nemmeno nel solo significato positivo del termine.
È una storia che parla di rapporti d’amore tra uomini e donne, a volte felici ma più spesso complicati, fatti anche di passioni, tradimenti, incapacità di
prendere delle decisioni definitive.
È una storia che parla di rapporti tra genitori e figli, delle difficoltà di instaurare da parte dei primi un rapporto educativo veramente di crescita. È
una storia che parla dell’amore tra i fratelli, ma anche dei conflitti, delle gelosie, dell’odio che si può scatenare tra di loro.
È una storia che parla di ingiustizie subite, di come queste si possano radicare nei nostri pensieri e tornare a galla dopo anni sotto forma di desiderio
di vendetta. È una storia che parla del tempo che passa e che trasforma ogni cosa. È una storia che parla della possibilità per ognuno di noi di prendere
coscienza della realtà oltre noi stessi e, forse, della possibilità di cambiare”. Così la dichiarazione di Giacomo Campiotti, regista del film. Campiotti
afferma inoltre di avere utilizzato come fonte di ispirazione per il suo soggetto il lungo racconto di “Giuseppe venduto dai fratelli” che si trova,
senza sostanziali differenze, sia nella Bibbia che nel Corano. “A questo racconto gli autori” aggiunge il regista” si sono accostati con
grande umiltà ma anche con totale libertà, tanto che è estremamente difficile riconoscere nella storia di Come due coccodrilli l’illustre origine.
La storia di Giuseppe è stata solamente uno stimolo per la ricchezza e la qualità con cui tratta la molteplicità dei sentimenti e delle pulsioni presenti nell’uomo e per l’originalità delle situazioni descritte.” Questa premessa può essere utile per inquadrare la storia di un film che ha ottenuto riconoscimenti in molti paesi esteri (compreso un premio dei giovani al Festival Internazionale di Locarno 1994 e la vittoria a un’importante rassegna di film tenutasi nel novembre dello stesso anno a New York) ma ha avuto notevoli difficoltà di distribuzione proprio in Italia.
Il film si struttura, sin dall’inizio, con una forte alternanza tra presente e flashback che fungono da memoria (dapprima inconscia nel sonno e poi
sempre più cosciente) per il protagonista e da nucleo informativo- emozionale per lo spettatore.
Come due coccodrilli viene così a declinarsi (grazie anche all’uso del colore e del viraggio) lungo tre linee temporali: 1) il ‘presente’ di Gabriele
ormai uomo; 2) il ‘passato remoto’ del Gabriele bambino (raccontato facendo uso del viraggio); 3) il ‘passato prossimo’ del Gabriele ragazzo.
Campiotti inserisce la vicenda del protagonista all’interno di luoghi la cui struttura architettonica diviene essa stessa comunicazione di messaggi e veicolo di senso.
Dopo la prima inquadratura fortemente simbolica (che verrà riproposta con variazioni più avanti nel film) che ci mostra un pesce in una boccia di cristallo dinanzi a uno scorcio di Parigi, la macchina da presa prosegue il tema mostrandoci un acquario attraverso le cui pareti si può scorgere una parte dell’appartamento di Gabriele. Una serie di movimenti di macchina (separati dalle irruzioni della memoria dell’infanzia) ci conducono in visita a quella sorta di acquario freddo e tecnologico che è l’abitazionein cui l’uomo sta dormendo dopo un rapporto di quello che lui pensa essere l’amore.
Il passato, che ha la dimensione del sogno in equilibrio tra gioia e sofferenza, ci mostra le condizioni della sua crescita di figlio ‘illegittimo’ in un contesto abitativo che emana il calore di sentimenti vissuti appieno ma le cui dimensioni sembrano modificarsi profondamente nel momento della paura per la vita della madre. Così come, in un’altra fase della storia, sarà un ascensore a marcare fortemente una separazione che costituisce una cesura esistenziale tra il protagonista e il mondo degli affetti.
I luoghi segnano anche lo scorrere del tempo e le trasformazioni profonde che attraversano le persone che li abitano. Si vedano, in proposito, la villa e la vetreria. La prima, coacervo di tensioni nella sua sobrietà architettonica (significativa l’inquadratura dall’alto di Martino che gira in tondo nella sua stanza sul triciclo, con un sacchetto sulla testa per non sentire l’ennesimo e definitivo alterco) che diventa, nel finale, luogo in cui ‘vendere’ il proprio patrimonio dopo che ci si è ridotti a vivere in una sua ala.
La vetreria, nel suo degrado originato dall’abbandono, acquista invece il significato di uno spazio in cui ritrovare il senso del ‘fare’. Gabriele, che si è
rinchiuso nella gelida geometria di una casa tecnologica e ‘commercia’ i prodotti della creatività altrui, riscopre la propria abilità di artigiano grazie a una bambina.
Campiotti lavora molto anche sulle continuità visive. Un dettaglio, un oggetto, una situazione fanno tornare ‘presenti’ episodi che il protagonista credeva di avere ormai sepolto nella memoria. Ecco allora che la corsa di Gabriele ragazzo nel momento in cui fugge da una realtà che è divenuta insopportabile (con Martino che lo insegue per chiedere un aiuto che non verrà) è fatta oggetto di più riproposizioni che marcano le affinità e/o le differenze sostanziali delle diverse fasi del ‘viaggio’ di Gabriele.
Perché Come due coccodrilli, con le sottolineature stilistiche di cui si è detto, è un film sul viaggio dalla duplice possibilità di lettura. Come elemento più evidente si tratta di uno spostarsi ‘fisico’ da un luogo (Parigi) all’altro (Varenna). Quelli che però più contano sono i due progressivi ‘avvicinamenti’. Da un lato c’è quello a un passato rimosso che risale a livello cosciente e dall’altro quello a un presente in cui il futuro (proprio e altrui) dipende dalle scelte che si andranno a operare. Qui, anche se Campiotti non la ripropone più, sembra riecheggiare una frase pronunciata dalla madre e udita dal piccolo Gabriele:”Non si può costruire la propria felicità sull’infelicità altrui”. Il protagonista, divenuto adulto, compie una scelta in quella direzione e la canzone di Lucio Dalla (nei titoli di coda) ne completa il senso. (lombardiaspettacolo)

SCENE

Inizio

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Ricordi

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Come allevare un bambino felice e farne un adulto maturo (F. Dolto 1995)

INDICE
SCHEDA
ALCUNE FRASI

Come allevare un bambino felice
E farne un adulto maturo

Françoise Dolto
Listino € 11,50

Editore Mondadori

SCHEDA
Molti adulti ritengono che per far crescere sereni i bambini basti semplicemente avere con loro un rapporto naturale e spontaneo. Solo quando le difficoltà relazionali giungono a provocare vere e proprie turbe del comportamento infantile si rivolgono agli esperti, ma spesso i più piccoli sono stati ormai minacciati in quanto hanno di più prezioso: il senso di sicurezza e di fiducia. Nel libro la psicoanalista Françoise Dolto, attenta studiosa dell’universo infantile, invita a porsi subito in un atteggiamento di ascolto e apertura nei confronti dei bambini. Per educare un fanciullo senza “ammaestrarlo”, diventando con il passare degli anni un adulto sereno e maturo, capace di affrontare la vita.

ALCUNE FRASI

Quand’è che una cosa è vera? (Babbo Natale)

Ho una domanda su Babbo Natale[…]”Dobbiamo lasciare che il bambino creda a Babbo Natale e al topolino per la perdita dei denti da latte e anche alla storia delle uova di Pasqua? Quando i compagni gli diranno la verità, la spiegazione sul simbolismo di Babbo Natale sarà sufficiente a compensare il disappunto del bambino che scopre brutalmente che i suoi genitori gli hanno mentito?”

Io credo che sia un falso problema. I bambini hanno un grande bisogno di poesia, e anche gli adulti, perché anch’essi continuano a scambiarsi gli auguri di Natale, non è vero? Che cos’è una cosa vera? Babbo Natale fa guadagnare tanto denaro, vero? Guadagnare molto denaro ha l’aria di essere una cosa vera, non le pare? Allora, io penso che chi fa la domanda si preoccupi del fatto che il bambino creda in Babbo Natale perché, per lui, parlagliene equivale a mentire. Ma un mito è poesia che ha anche la sua verità. Naturalmente non bisogna continuare per troppo tempo, né dire che Babbo Natale non farà regali se il bambino non obbedisce ai genitori e così via.
Se i genitori la “fanno troppo lunga “ e hanno l’aria di prendere questa credenza troppo sul serio, più del bambino stesso, lui non potrà dire loro. “Be’ sai, i miei compagni mi hanno detto che Babbo Natale non esiste”. E’ quel giorno che bisognerà spiegargli la differenza tra un mito e una persona vivente, che è nata, che ha dei genitori, una nazionalità, che è cresciuta e che morirà, e che necessariamente, come tutti gli esseri umani, abita in una casa sulla terra, non sulle nuvole.

Le dico subito che chi pone la domanda è decisamente contrario ai Babbi Natali, specialmente a quelli che passeggiano per strada.

Forse trova giustamente, che questa brava gente travestita spoetizzi il vero Babbo Natale, quello al quale lui ha creduto, che non incontrava per strada per tutto il mese di dicembre, che esisteva soltanto la notte di Natale. Questo lo irrita. O forse, al contrario è un signore che non ha più molta poesia nel cuore.
In tutti i casi io non so se lei crede ancora in Babbo Natale, ma io ci credo ancora.
Le posso raccontare (è noto che sono la madre di Carlos, il cantante) che, quando Jean (poiché questo è i suo vero nome) era a scuola materna, un giorno mi ha detto:

“Ma come è possibile che di Babbi Natali ce ne siano così tanti? Ce ne sono di blu… ce ne sono di viola… ce ne sono di rossi!”
Si passeggiava per strFada e c’erano Babbi Natale dappertutto.
Allora io gli ho detto: “Ma sai, quel Babbo Natale là io lo conosco, è Untel “; era uno dei dipendenti di un negozio di giochi, o di una pasticceria, che si era travestito da Babbo Natale.”Vedi si è travestito da Babbo Natale”.
Lui mi ha chiesto: “Ma allora quello vero?”
“Quello vero è solo dentro i nostri cuori. E’ come uno gnomo o un gigante che si immagina. Quando si è piccoli, si è contenti di pensare che possono esistere gli gnomi o i giganti. Sai bene che gli gnomi non esistono. I giganti delle favole neppure. Babbo Natale non è nato, non ha avuto un papà, una mamma. Non è un essere vivente; vive soltanto nel periodo di Natale nei cuori di tutti quelli che vogliono fare una sorpresa per festeggiare i bambini piccoli. E tutti gli adulti rimpiangono di non essere più bambini piccoli; quindi amano molto continuare a dire a bambini “E’ Babbo Natale”. Quando si è piccoli non si sa distinguere tra cose vere, viventi, e le cose vere che vivono solo nel cuore”.
Lui ascolta tutto quanto e mi dice: ”Allora il giorno dopo Natale lui non se ne va sul suo carro, con le sue renne? Non sale di nuovo tra le nuvole?”
“No. Perché lui è nei nostri cuori”
“Allora non metterà niente sotto l’albero?”
“Chi non ci metterà niente?”
“Non ci sarà niente sotto l’albero per me?” “Ma si!”.
“ Ma allora, chi ce l’avrà messo?” Io ho sorriso.
“Siete tu e papà a metterci qualcosa?”
“Sì. Certamente”.
“Allora posso essere anch’io Babbo Natale?”
“Certo, tu puoi essere Babbo Natale. Tu metterai delle cose sotto l’albero? Per tuo papà, per me e per Marie. E dopo saprai che sei tu il Babbo Natale per gli altri. E io dirò: “Grazie, Babbo Natale”; e sarai tu che avrai avuto il ringraziamento, ma io farò finta di non saperlo. A tuo padre non dirò che sei tu, così per lui sarà una sorpresa.“
Lui era incantato, estasiato, e mi ha detto, ritornando dalla passeggiata: “E adesso che so che non esiste davvero, è veramente bello Babbo Natale“.
L’immaginazione e la poesia infantili non sono né credulità, né puerilità, ma intelligenza in un’altra dimensione.

Silenzio, si Gioca! (M. Stiefenhofer, 2004)

SCHEDA

Silenzio, si Gioca! (M. Stiefenhofer, 2004)
55 suggerimenti… per far rilassare il bambino

Prezzo € 8,00La Meridiana Edizioni
Libro – Pagine 32
Anno: 2004

Tranquillità e bambini – non è un controsenso? I bambini amano il movimento, le scoperte, non stanno mai fermi, sono curiosi e pongono domande fino all’esasperazione. Almeno nella maggior parte dei casi è così.

Tuttavia anche i bambini più attivi e dinamici possono concedersi momenti di pace per rielaborare quanto sperimentato, visto e percepito.

Il fatto è che le fasi di tranquillità e quelle d’azione non sempre corrispondono ai desideri degli adulti. D’altro canto per gli stessi bambini diventa ogni giorno più difficile rilassarsi e ritrovare se stessi. E allora che cosa si può fare per stimolare silenzio e concentrazione, momenti di quiete e di riflessione?

Naturalmente l’organizzazione dell’ambiente familiare e scolastico gioca un ruolo importante. Ma, come dimostra questo sorprendente volume, è possibile ricorrere anche a efficaci tecniche, giochi e piccoli esercizi per costruire oasi dove il bambino può mettersi in ascolto del proprio mondo interiore prima di ributtarsi nella vita con energia e sensi rigenerati.

I nuovi adolescenti (Charmet, 2000)

INDICE
SCHEDA
INTERVISTA
LA SCUOLA (video)
PENSIERI POSITIVI (video)
IL FUTURO (video)
LIBRO PER GENITORI


SCHEDA
Gustavo Pietropolli Charmet
I nuovi adolescenti.
Padri e madri di fronte a una sfida
Raffaello Cortina Editore pp. 296 – 19 euro

Il clima affettivo in cui dipana l’adolescenza è radicalmente cambiato perché è mutato il modo in cui gli adulti si trovano a esercitare il mestiere di padre e madre. Meno regole e norme e più attenzione a sostenere la crescita affettiva e relazionale del figlio, il suo diritto ad essere se stesso e a esprimere la propria indole seguendo i propri tempi interni di maturazione e acquisizione di competenze sociali. Il passaggio da un’infanzia privilegiata all’età adulta è vissuto con grande intensità emotiva. Noia, tristezza, paura e vergogna si alternano come affetti capaci di governare il comportamento dei ragazzi e il disagio che sperimentano. Questo imprime alle loro relazioni modalità espressive che pongono ai padri e alle madri ardui e difficili scelte di intervento, che l’autore passa in rassegna, suggerendo risposte possibili sulla base della sue esperienza di psicologo di rango

INTERVISTA A CHARMET

Intervista a Gustavo Pietropolli Charmet
Docente di Psicologia dinamica
all’Università statale di Milano

Professor Charmet, perché si parla di nuovi adolescenti?
“Uno degli aspetti fondamentali per coloro che interagiscono con i ragazzi, è quello di tenere presente che per capirli non serve più tanto ricordarsi bene della propria adolescenza. Nuovi comportamenti non ci autorizzano a semplificare la situazione. Siamo di fronte a dei contenuti nuovi, nuovi timori, bisogni. All’origine qualcosa è cambiato. Stanno cambiando i motivi per cui si soffre”.

In che senso?
“Io sono convinto che siano cambiati sia i contenuti che le forme non solo del disagio e del sapere ma anche della vita amorosa, della vita di gruppo, delle relazioni familiari, e che la scuola e la famiglia non siano al corrente del significato dei cambiamenti. Vedono le novità, si allarmano, si preoccupano, ma non riescono a dare un significato adeguato e questo complica la relazione educativa.

Spesso le novità spaventano, si tende o per una direzione o per un’altra. O si prende per buona la loro precocità, la loro autonomia, lo sviluppo di abilità sociali, oppure si esamina il lungo soggiorno in famiglia scambiandolo per patologia, immaturità, per carenza affettiva che evidentemente non è, dato che il 62% di giovani adulti, ultra trentenni, vivono ancora con la loro mamma.

Quindi mi sembra importante parlare di novità, che mi sembrano tantissime, e bisogna fare uno sforzo culturale per andare in questa direzione”.

In recenti fatti di cronaca abbiamo visto protagonisti adolescenti trucidatori dei propri genitori. Adolescenti che vengono definiti “normali”. È veramente così o si può parlare di qualcosa di patologico?

“Questa è stata un’amplificazione mass mediale. Credo che la preoccupazione vera dei genitori e degli educatori non sia oggi il fatto che i ragazzi prendano la decisione di uccidere la madre o il padre, ma esattamente il contrario. Cioè il conflitto tra le due generazioni è talmente pacifico e silenzioso che i conflitti sociali dei ragazzi, la loro protesta, le loro utopie, il loro impegno sono talmente miti che la sottomissione è impressionante. Quindi abbiamo una generazione di figli mammoni, non di matricidi.

Il problema non è la violenza ma lo spegnimento completo della capacità di combattere dei ragazzi”.

Di quale spegnimento sta parlando?

“Dal punto di vista educativo abbiamo il problema non di attenuare il livello dello scontro, ma di aiutarli anche a dire di no qualche volta.
Probabilmente l’interesse che questo tipo di eventi ha suscitato nell’immaginario è proprio legato al fatto che si comincia a sospettare che avere elementi silenziosi non sia l’effetto di un esagerato buonismo, ma che sia dovuto ad un’incapacità di porsi come diversi, che si sia spenta una naturale aggressività degli adolescenti e che quindi ci possa essere una violenza sommessa, ideologica, che tace. Socialmente questa situazione preoccupa i sociologi.

Può darsi che questa preoccupazione esprima in realtà la percezione che c’è qualcosa che non va, che si è dato troppo ma che questo dare troppo ha forse la finalità di metterli a tacere e di lavarsene le mani. In effetti sono ridotti al silenzio fino a quando a qualcuno non viene in mente di tirare fuori il coltello. Ora c’è l’idea che ci possa essere un livello di ribellione inespressa che cova sotto le ceneri”.

Quanto incide la famiglia oggi nella crescita e formazione degli adolescenti?

“Incide molto meno che in passato. Tutte le ricerche dimostrano che i ragazzi hanno due famiglie: la famiglia naturale e poi la famiglia che si sono costruiti con le loro mani, la famiglia sociale, il gruppo di amici, piccolo o grande a seconda dell’età, che ha un potere decisionale enormemente superiore a quello della famiglia. Il gruppo li accompagna, li sostiene, li consola, li tiene uniti, svolge una funzione di contenimento affettivo di gran lunga superiore a quello che svolge la famiglia.

Il gruppo adolescenziale però non ci mette niente a diventare cattivo, stupido o deviante. Questo è il vero problema, perché buona parte dei reati minorili, che sono effettivamente aumentati di numero, non sono reati individuali ma di gruppo. Buona parte delle condotte pericolose anche per la vita, non sono individuali ma di gruppo, non si rischia da soli ma in gruppo. Tutta la gestione del sociale è di gruppo non è individuale, tutte le sfide sono di gruppo non individuali. Le decisioni, i più grandi, non le prendono con il pediatra o con la madre, ma con il gruppo. Dal debutto sessuale, via via fino alle cose più banali come il tatuaggio o il modo di bere, è tutto gestito dalla famiglia sociale.

Dentro la cosiddetta famiglia normale c’è una vita di gruppo appassionata dove si prendono decisioni rischiose, il gruppo che non ne può più di annoiarsi, che non è mai capace di decidere niente, decide a volte di compiere qualcosa di stupefacente”.

Esiste veramente il distacco dalla politica?

“Nella scena domestica, intima, credo che i genitori abbiano favorito questo perché i figli non rimanessero delusi come loro. È merito dei loro genitori avere sconfitto le ideologie, ma hanno tolto la filosofia della speranza”

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PENSIERI POSITIVI > VIDEO

IL FUTURO > VIDEO

LIBRO PER GENITORI

Adolescenti in crisi, genitori in difficoltà. Come capire ed aiutare tuo figlio negli anni difficili (Charmet , Elena Riva, 2001)

Scheda

Matilde, 15 anni, una mattina decide di non andare a scuola. Sale su un tram e si avventura, da sola, nel triste squallore della periferia. Roberto, 15 anni, un giorno distrugge mobili e suppellettili della sua stanza dopo una telefonata con un amico.

– Perché adolescenti apparentemente “normali” possono giungere ad episodi così estremi?

– Cosa vogliono comunicarci?

– E noi come dobbiamo reagire?

È un mestiere difficile quello dei genitori. E diviene quasi impossibile con figli adolescenti, capaci di ferire con grande crudeltà, senza regole, pronti ad attaccare da tutte le parti. Ragazzi imprevedibili, creativi, generosi, ma anche annoiati, apatici, tristi, timidi, che si comportano come se non avessero nulla da perdere.

Cosa possiamo fare noi genitori? Dinanzi al figlio che smarrisce la direzione dobbiamo funzionare da adulti, dobbiamo riuscire a regalare a loro un senso, a ricostruire insieme le trame spezzate di verità affettive profonde. È quanto ci insegna il libro in questa nuova versione aggiornata e ampliata. Scritto da due noti psicologi che con gli adolescenti in crisi e le loro famiglie lavorano da anni, vi aiuterà a capire, ma soprattutto a raccogliere la sfida che i vostri figli adolescenti vi stanno lanciando.

Gustavo Pietropolli Charmet , docente di psicologia dinamica all’Università di Milano e giudice onorario del Tribunale per i Minorenni di Milano, presidente dell’Istituto “Il Minotauro”. È autore di numerosi saggi sul disagio e le relazioni familiari durante la crescita adolescenziale, tra cui: Amici, compagni, complici (Angeli, 1997), Adolescente e psicologo. La consultazione durante la crisi(Angeli, 1999); con A. Marcazzan, Piercing e tatuaggio. Manipolazioni del corpo in adolescenza(Angeli, 2000).

Elena Riva , psicologa e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, è socia dell’Istituto “Minotauro” e consulente presso i Servizi per la Giustizia minorile di Milano. È autrice di: Figli a scuola (Angeli, 1996); con G. Pietropolli Charmet, Adolescenti in crisi (Angeli, 1995) e con A. Maggiolini, Adolescenti trasgressivi (Angeli, 1998).

Indice

Premessa
(Genitori e crisi adolescenziale; La consultazione con lo psicologo)
Dalla famiglia delle regole alla famiglia degli affetti
(Quali compiti per la famiglia?; Essere genitori prima di tutto; La nuova famiglia affettiva; Elsa non vuole crescere; Conclusioni e consigli ai nuovi genitori)
Le madri dei ragazzi tristi
(La madre che lavora; Il bambino socializza; Spinta alla crescita; Giovanni lega la madre; Consigli dello psicologo alle madri che lavorano)
I padri dei ragazzi tristi
(La crisi del padre padrone; I nuovi padri; Il padre assente; Il figlio del padre disertore; Arriva lo psicologo; Il padre materno; Consigli ai padri di ragazzi tristi)
Le ragazze tristi
(Adolescenza e identità di genere: non voglio essere come mia madre; I genitori delle adolescenti tristi; Cinzia è in guerra con sua madre)
I ragazzi tristi
(La guerriglia di Alex; Il padre di Alex; Il nuovo processo di costruzione dell’identità maschile)
Adolescenze ribelli e adolescenze protette
(Lo sguardo sul corpo; L’educazione sessuale; La famiglia e gli amici; La famiglia affronta una nuova nascita; Consigli ai genitori dei nuovi adolescenti)
Genitori e nascita sociale
(Adolescenza: cosa cambia?; I genitori abbandonati; La Bella Addormentata nel bosco; Anche i genitori cambiano; Il dramma del Piccolo Principe; Carlotta lascia la scuola; Consigli ai genitori per affrontare la seconda nascita)
Al di là della punizione
(Adolescenza e trasgressione; La famiglia e le regole; Le risposte dei genitori alle trasgressioni; Assenza da scuola; Matilde non è andata a scuola; Consigli dello psicologo ai genitori che intendono punire i figli adolescenti)
Segreti di famiglia
(Bugie e segreti; Giorgio ruba in casa; Consigli dello psicologo ai genitori che hanno segreti)
Adolescenti tristi
(Avere tutto e non volere niente; Adolescenti fortunati?; A scuola come in famiglia; Uno spazio vuoto per pensare; Valentina è diventata “strana”; Consigli ai genitori di adolescenti tristi)
Quanta tristezza del figlio può tollerare un genitore?
(Etichette pericolose; Un figlio infelice; Rinuncia alla crescita; Privilegi infantili; Consigli dello psicologo ai genitori di ragazzi tristi).

I bambini sono cambiati (S. Vegetti Finzi, 1996)

La psicologia dei bambini dai cinque ai dieci anni

Autore: Silvia Vegetti Finzi e Anna Maria Battistin

Casa editrice: Mondadori 10,5 €

I bambini di oggi sono cambiati. Crescono sempre più in fretta. A sette, otto anni sono già informati, riflessivi, attenti alle novità, ma anche esigenti e caparbi, spesso soli e privi di vere risposte. Come vivono veramente gli anni brevi e sfuggenti che li separano dall’adolescenza, e soprattutto come possono essere aiutati ad affrontare la vita che si apre loro davanti? Gli adulti, che vorrebbero capirli meglio e aiutarli di più, spesso si trovano disorientati e non riescono a comprendere non solo che cosa ma anche come pensano. Questo libro, scritto in forma di dialogo e rivolto a tutti coloro che hanno a che fare con i bambini, propone una prima esauriente analisi del problema, una lettura accurata dei vari aspetti di un’età ricchissima di fermenti, potenzialità e promesse, ponendosi anche come guida per affrontare i rapporti familiari e scolastici o per poter intervenire nel caso di comportamenti difficili.