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Il duello

Il duello - Ragazzi Mondadori

Il duello
di David Grossman

Traduttore: Daria Merlo
Illustratore: Serena Riglietti
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2020
Pagine: 120 p., Rilegato

Età consigliata: 10-11 anni

TRAMA

(leggi alcune pagine: estratto ed. Mondadori anteprima google )

David è un ragazzo di 12 anni a cui piace ascoltare i racconti degli anziani che vivono nella casa di riposo di Gerusalemme, piuttosto che uscire con i propri coetanei a giocare a pallone o far parte degli scout, cosa che farebbe piacere a sua madre. Heinrich Rosenthal ha 70 anni, abita proprio nella casa di riposo, ed è il “preferito” di David. Un giorno, mentre David si trova sotto il letto di Rosenthal, sente bussare alla porta e vede entrare un paio di scarpe enormi (misura 46) il cui proprietario, Rudi Shwartz, minaccia con parole pesanti il povero Rosenthal. I due parlano degli occhi e della bocca di una certa Edith. Quando Shwartz se ne va, Rosenthal spiega tutto a David: Edith Strauss, una bellissima pittrice dagli occhi e dai capelli neri, è stata la ragazza di Rudi e di Heinrich. Aveva un carattere instabile e passionale, perciò molti ragazzi, affascinati da questo suo lato misterioso, le facevano il filo. Prima di partire per l’Inghilterra ha dipinto i propri occhi e la bocca e li ha regalati rispettivamente a Rosenthal e a Shwartz. Ora Rudi accusa Rosenthal di avergli rubato il quadro della bocca e lo sfida a duello. David sa benissimo che a un duello uno dei due sfidanti deve morire, perciò è davvero preoccupato per l’incolumità del suo amico. Mentre sta frugando tra le cose di Rosenthal, una persona entra nella stanza e David si nasconde immediatamente nell’armadio. Capito che qualcuno sta cercando di rubare il quadro, nascosto nella valigia, che Edith aveva regalato a Rosenthal, David esce dall’armadio e constata che il ladro è Ann Strauss, la figlia di Edith. Ann spiega il perché di quell’intrusione, dicendo che la madre, Edith, prima di morire le aveva chiesto di recuperare i quadri che aveva dato a Rosenthal e a Schwartz. Inizialmente, lei aveva pensato di rubarli ma poi aveva deciso di prenderli di nascosto, fotografarli e quindi restituirli. Aveva già preso il quadro di Schwartz e adesso stava cercando di prendere quello di Rosenthal. David capisce subito l’equivoco che, di lì a poco, avrebbe potuto causare persino una o due vittime; quindi cerca di trovare una soluzione e, notando la grande somiglianza che Ann ha con la madre, decide di farla vestire graziosamente e di portarla dai due duellanti per fargli spiegare l’equivoco. Ann accetta subito e, arrivata sul luogo del duello appena prima che i due stiano per sparare, facendoli rimanere abbagliati dalla sua presenza, ne impedisce il duello. Ann spiega quindi l’equivoco e i due ricevono di nuovo i quadri senza alcun spargimento di sangue.

AUTORE

David Grossman (Gerusalemme, 1954), noto per il suo impegno in favore di una soluzione pacifica della questione palestinese, è uno dei più grandi narratori contemporanei. È diventato un caso letterario nel 1988 con Vedi alla voce: amore, seguito da Il libro della grammatica interiore, Ci sono bambini a zigzag, Che tu sia per me il coltello, Qualcuno con cui correre, Col corpo capisco, A un cerbiatto somiglia il mio amore, Caduto fuori dal tempo e Applausi a scena vuota, vincitore del prestigioso Man Booker International Prize nel 2017. Suoi sono anche alcuni celebri libri inchiesta dedicati alla questione palestinese: Il vento giallo, Un popolo invisibile, Con gli occhi del nemico, La guerra che non si può vincere.

Un sapore di ruggine e ossa ( Audiard 2012)

 

Un sapore di ruggine e ossa

 

Titolo originale: De Rouille Et D’osNazione: 

Francia, BelgioAnno: 2012

Genere: Drammatico

Durata: 120′

Regia: Jacques Audiard

 

 

INDICE:
-Trama

-Recensione

-video

Trama:
Tutto comincia nel nord della Francia. Ali si ritrova improvvisamente con un figlio di cinque anni nelle sue mani. Sam è suo figlio, ma sa poco di lui. Senza casa, senza un soldo e senza amici, Ali si rifugia dalla sorella in Antibes. Qui le cose migliorano, loro vivono nel suo garage, e lei si prende cura della bambina. Ali si imbatte in Stephanie durante una rissa in un night club. Lui la accompagna a casa e le lascia il suo numero di telefono. Lui è povero, lei è bella e sicura di sé. Stephanie lavora con le orche in Marineland. Quando uno spettacolo finisce in tragedia, una chiamata nella notte li fa incontrare. Quando Ali la incontra, vede la sua principessa confinata su una sedia a rotelle: ha perso le gambe e la felicità. Lui la aiuta con amore ma senza compassione e pietà. E lei imparerà ad apprezzare nuovamente la vita.

Recensione (giovanecinefilo.it)

Costretto suo malgrado a badare al figlio, lo spiantato Ali si trasferisce a casa della sorella ad Antibes dove si mette a lavorare in discoteca. Fuori dal locale conosce Stéphanie, una bella e turbolenta addestratrice di orche: la riaccompagna a casa dopo una rissa di cui è stata vittima, le lascia il numero di telefono. Tempo dopo, mentre Ali continua ad arrancare passando da un lavoro all’altro, Stéphanie ha un terribile incidente sul lavoro e perde entrambe le gambe. Un giorno, rimasta sola in casa, compone il numero dello sconosciuto buttafuori. La porterà in spiaggia. Questo è soltanto l’inizio del nuovo film di Jacques Audiard, che senza pretendere di replicare la densità narrativa di un capolavoro come Il profetaracconta una storia d’amore brutale, inconsapevole eppure necessaria, tra due anime costrette a ridefinire i loro confini e le loro coordinate. Schivando le categorie e le etichette (ma anche sfuggendo alla tentazione di fare un film sul corpo: la mutilazione è più un innesto che un obiettivo), Audiard trascina i suoi personaggi in una narrazione libera dalle costrizioni, capace di affiancare al dramma più straziante un’inattesa ironia e una sensualità travolgente, perdendo (perdonabilmente) qualche colpo quando si immerge quasi con spirito “sociale” nello sgradevole sottobosco del lavoro, riprendendosi del tutto quando colpisce i suoi protagonisti con lampi di epicità, coraggio, grandezza – segni di una straordinarietà già presente ma ancora tutta da conquistare, sfidando la paura di sé e dell’altro. Il loro “racconto di formazione” è infatti una terribile marcia a ostacoli che Audiard organizza con perizia e un pizzico di sadismo: i personaggi sono messi costantemente e spietatamente alla prova, fino alle estreme conseguenze – ma non è tanto la meta a interessare Audiard, quanto il tragitto: alla fine del giochi, il proprio destino è scritto nelle ferite, nelle lacerazioni e nelle ossa rotte, memorie indelebili, sempre presenti, della strada percorsa per trovare o ritrovare la luce. L’uso degli effetti speciali, abbinato al realismo della messa in scena e alla predominanza della camera a mano, crea un contrasto che amplifica se possibile la magnifica prova di Marion Cotillard, struccata ed emaciata per gran parte del film eppure sempre incredibilmente magnetica; con il rischio di sminuire la performance del pur adeguato Matthias Schoenaerts: ma vale la pena correrlo. Inaudito e perfetto, persino commovente, l’uso espressivo nella colonna sonora di “Firework” di Katy Perry, in una delle scene più intense e significative del film.

Video

Trailer

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L’incidente

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Voglio fare il bagno

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Che cosa sono io per te

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Mi piaceva essere guardate

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