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Libro fammi grande (R. Valentino Merletti e L. Paladin)

Libro fammi grande

Leggere nell’infanzia
di Rita Valentino Merletti e Luigi Paladin
illustrato da Marta Comini
Idest, 2012, 128 p., ill. a colori
ISBN 978-88-87078-47-3 – Euro 15,00
Di cosa parla questo libro? 
Di come sia possibile arricchire, tramite il libro, la lettura e la narrazione, la vita dei bambini fin da quando vengono al mondo. Di quanto sia importante e possibile iniziare prestissimo. Di quanto sia fondamentale trovare e proporre  libri contagiosi che facciano venir voglia di leggerne altri. Del fondamentale ruolo dei genitori come promotori, mediatori e modelli di lettori.

Conosco una bambina (quanti anni ha Emily? forse non ancora tre) che fa la lettrice del suo gatto. Jotti si chiama la gatta di Emily, tanto per mettere in chiaro certe “ascendenze” di chi l’ha raccolta per strada e messa in casa. 

Emily, quando torna dall’asilo, afferra Jotti, e senza tanti complimenti la piazza nel giardino, si mette comoda e, libro in mano, legge alla sua gatta. Come fa la sua mamma con lei.
“Lettura con uditorio”, lo definiscono gli autori di Libro fammi grande questo comportamento: “il bambino come in un gioco simbolico recita il ruolo del lettore: fa finta di leggere e richiede qualcuno che lo ascolti, come la mamma, il fratellino o il suo pupazzo preferito”. Emily, che è un’ originale, preferisce il gatto: è vivo ma non parla, tutt’al più miagola.
Emily ha già scoperto il libro, per lei non è più un giocattolo, sa che non si può mangiare (ci ha provato!) e che non ci si entra dentro quando in una pagina il libro mostra una casetta in mezzo al bosco, ha capito anche quanto il libro le consenta di stare un bel po’ di più sulle ginocchia della mamma: lei, la mamma e il libro, loro tre racchiusi in un unico abbraccio. Deve essere ben importante il libro! Che ha figure e parole. Emily sta attenta quando la mamma legge. Guarda e “legge” con la mamma. E poi, di nascosto, diventa lei la mamma, la mamma grande che sa tante cose e sa leggere. La mamma lettrice di Jotti.

Ma prima di arrivare a questo gesto di autonomia così innovativo nella sua condotta, Emily (a questo punto, presa ad esempio, come bambina al posto della generalità dei bambini) ha già fatto un percorso importante, ricco di prove da affrontare e da superare.
Ha cominciato quand’era tutt’uno con la sua mamma. La sua mamma le parlava, leggeva, cantava, spontaneamente e come le aveva consigliato il pediatra, già allertato per la nascita di Emily. Così allenata, per lei, guardare il volto della mamma e “leggerlo”  forse è stato più facile che per altri bambini.
Così come è stata sorretta, fin dalla nascita, dall’ambiente che la circondava, ricco di oggetti, di persone, mamma papà nonni, attivamente incoraggianti e partecipi delle sue esplorazioni e scoperte. Senza queste premesse di conoscenza della realtà circostante -oggetti, cose, persone, visti, interiorizzati- come potrebbe esserci quel passaggio di simbolizzazione che dalle figure dei primi libri a quelle realtà rimandano? Come avrebbe potuto Emily fare il passaggio successivo di esplorazione dell’oggetto libro, riconoscerlo come oggetto a sé, diverso dal giocattolo, portatore di messaggi così importanti come quelli che, attraverso altri passaggi decisivi, l’hanno convinta della bontà del libro? come avrebbe potuto Emily sperimentare in proprio il piacere di “leggere” al suo gatto?

La storia di Emily, che nella sua sostanza è storia vera, diventa storia di alcuni comportamenti emblematici, che caratterizzano le fasi di una prima infanzia, riferita, in questo caso, all’evoluzione e alla crescita dei bambini (0 – 5 anni) in relazione alla scoperta del libro e della lettura: il percorso lo si può seguire passo passo nel libro che presentiamo.
Nello schema del “così dovrebbe essere”, risalta però anche la realtà diversa del “quando così non è”: quando non c’è un ambiente familiare come quello che è stato prospettato, mettendo Emily al centro di una scena ideale. Per questo nel libro si invoca tanto la formazione degli operatori che in diversi ambiti seguono il bambino. Nei nidi, a scuola, in biblioteca, in altre strutture preposte ad occuparsi dell’educazione dell’infanzia, potrebbero avvenire alcune “riparazioni”, riguardo agli svantaggi sociali di una parte della popolazione infantile.Ciascuno di noi ha esperienza della vita di un bambino. A qualsiasi titolo lo si guardi, il bambino, se lo si osserva con un po’ d’attenzione rivelerà dei comportamenti sorprendenti. Questi comportamenti sono stati e sono tuttora studiati, dando origine a varie sistematizzazioni da parte delle discipline che si occupano dell’uomo, della sua psiche, del funzionamento della sua mente. Gli studi sull’età infantile richiamano necessariamente l’apporto di diverse competenze scientifiche, che si raccordano nello stabilire o ipotizzare, statisticamente, i comportamenti più o meno adeguati, riferiti all’età. Essendo molti gli studi, si ha la possibilità di entrare in contatto con le conclusioni degli specialisti da molte angolazioni, alcune delle quali sovrapponibili, altre di sfaccettatura maggiore. Ma tutti convergono nello stabilire l’importanza del “bambino lettore”, sostenendo che una lettura precoce favorisca tanto lo sviluppo delle capacità conoscitive quanto l’instaurarsi di buone relazioni affettive.

Con un taglio originale, secondo un progetto che nulla lascia all’improvvisazione, i due autori di Libro fammi grande dissertano seguendo un metodo che assimila e intreccia le loro diverse competenze, saldandole in un’ unità d’intesa anche stilistica.
Non si pensi a Libro fammi grande come a un testo ostico per i non specialisti. Non rinunciando ad alcuna delle prerogative che caratterizzano un lavoro scientifico, gli autori scrivono “in stato di grazia” un libro che alla chiarezza espositiva unisce il piglio di una “bella scrittura”.
Si legge quindi piacevolmente, Libro fammi grande, sollecitati ad apprendere e a riflettere: anche graficamente il volume prevede delle “soste”, appositamente segnalate in box di retino grigio. Quasi chiose al testo rigorosamente incalzante, tempo disteso per dare spazio  a notizie, informazioni, anche curiosità, che nell’economia del discorso non potrebbero trovare ampia trattazione.
Parte rilevante nel volume hanno le note. Numerosissime, adempiono alla funzione loro propria di rimando bibliografico, di precisazione, di ulteriore notizia, di motivazione di alcune scelte operate nel testo. Un ricco corredo per chi voglia approfondire.
Ma l’apparato più intrigante è costituito dal percorso bibliografico che accompagna ogni tappa evolutiva. Vanno di pari passo “le conquiste” della maturità graduale dei dispositivi neurologici, dell’apprendimento e dell’accesso al libro per il bambino. Noi vediamo il bambino crescere e avvicinarsi al libro. E il libro diventa “quel libro”. Descritto nelle caratteristiche che lo fanno appropriato e meno appropriato. Tanti i libri messi in campo, anche quelli del cuore. Tanti suggerimenti a chi vuole provvedersi di un sapere in merito, tanti suggerimenti per i libri da mettere in mano ai bambini di cui ci si prende cura.

Trarranno sicuro vantaggio dalla lettura di Libro fammi grande la mamma attenta, la nonna affettuosa, “la” insegnante (sì, il genere è quello) impegnata alla grande nel suo mestiere, la bibliotecaria (idem, come sopra) che ha a cuore lo spazio della sua biblioteca destinato ai più piccoli, il pediatra avvertito che il benessere del bambino richiede un nutrimento che non è solo quello del cibo, e (perché no?) l’editore, che voglia confezionare libri a misura giusta dell’età infantile cui si rivolge.

GLI AUTORI. Rita Valentino Merletti, studiosa di letteratura per l’infanzia, si è specializzata negli Stati Uniti, è autrice di numerosi saggi, conduce regolarmente corsi di formazione per insegnanti e bibliotecari, ha promosso significativi progetti di promozione alla lettura, è presidente del Premio Nati per leggere, costola dell’Associazione omonima; Luigi Paladin, psicologo, bibliotecario, esperto di letteratura per l’infanzia, è docente universitario e docente di corsi per bibliotecari della Scuola IAL- Lombardia di Brescia.

(di Rosella Picech, Alicenelpaesedeibambini.it

 


ARRENDERSI AL CORPO (A. Lowen)

SCHEDA LIBRO

PREMESSA

LA PAURA

AUDIOLETTURA

LINK

 

SCHEDA

Alexander Lowen

ARRENDERSI AL CORPO

Il processo dell’analisi bioenergetica

ED. ASTROLABIO

pagine: 260
prezzo: € 18.00

PREMESSA

Quarantotto anni sono passati da quando ho avuto il mio primo paziente in terapia. Avevo appena concluso la mia analisi con Wilhelm Reich, la cui opera stava acquistando notorietà per cui cresceva anche la domanda del suo tipo di terapia. Dato che erano pochissimi coloro che avevano ricevuto un addestramento nel suo approccio, c’era chi si rivolgeva a me nonostante all’epoca non fossi ancora medico. Essendo un principiante, al mio primo paziente chiesi due dollari l’ora, un onorario molto basso anche per quei tempi. Ma ogni volta che rivado col pensiero a quella prima esperienza, mi chiedo se mi fossi meritato perfino quella piccola somma. Non avevo la minima idea della profondità e della gravità del disturbo che affligge così tante persone nella nostra cultura: depressione, angoscia, insicurezza e mancanza d’amore e di gioia di vivere. Ora, dopo circa mezzo secolo di lavoro sulle persone e dopo aver scritto undici libri, credo di aver raggiunto una certa comprensione del problema umano e di poter formulare i principi di un efficace approccio terapeutico, che ho denominato Analisi Bioenergetica. Questo libro intende descrivere il processo di tale terapia e illustrarne l’applicazione attraverso le storie cliniche dei miei pazienti. Desidero precisare che non si tratta di una cura rapida e facile, anche se efficace; ma la sua efficacia dipende dall’esperienza e dalla comprensione che il terapeuta ha di se stesso. Dato che i problemi che le persone si trovano ad affrontare si sono strutturati nella loro personalità da molti anni, non è realistico aspettarsi una guarigione rapida e agevole. I veri miracoli accadono raramente. Ma ce n’è uno che accade regolarmente: il miracolo della creazione di una nuova vita. A questo il libro è dedicato.
Il principio sotteso all’Analisi Bioenergetica è l’identità funzionale e l’antitesi tra mente e corpo, o tra processi psicologici e fisici. È un principio che deriva dal fatto che una persona è un essere unitario, e che ciò che avviene nella mente deve avvenire anche nel corpo. Quindi, se una persona è depressa e nutre pensieri di disperazione, impotenza e fallimento, il suo corpo mostrerà un analogo atteggiamento depresso, attraverso una diminuzione degli impulsi, una ridotta motilità e una minore ampiezza della respirazione; risultano depresse tutte le funzioni corporee, compreso il metabolismo, e ne consegue una minore produzione di energia. Naturalmente, la mente può influenzare il corpo, proprio come quest’ultimo influenza la mente. Ciò significa che in alcuni casi è possibile migliorare il funzionamento corporeo modificando l’atteggiamento mentale, e che ogni cambiamento così indotto sarebbe solo temporaneo se i processi corporei sottostanti non subissero un cambiamento significativo. D’altra parte, migliorare direttamente funzioni corporee come la respirazione, la motilità, la sensibilità e l’autoespressione ha un effetto immediato e duraturo sull’atteggiamento mentale. In ultima analisi, aumentare l’energia di una persona è la trasformazione fondamentale che il processo terapeutico deve produrre per raggiungere il suo scopo di liberare l’individuo dalle restrizioni del passato e dalle inibizioni del presente.
Il seguente diagramma mostra la gerarchia delle funzioni della personalità come una piramide con l’Io al vertice. Queste funzioni sono reciprocamente interrelate e dipendenti e poggiano tutte su una base che rappresenta la produzione e l’impiego di energia.
Scopo della terapia è aiutare l’individuo a recuperare la piena potenzialità del suo essere. Tutte le persone che vengono in terapia sono state gravemente menomate, da traumi infantili, nella loro capacità di vivere ed esperire la pienezza della vita. È questo il disturbo di base della loro personalità, dietro ai sintomi manifesti. Mentre il sintomo denota in che modo l’individuo è stato danneggiato nella sua educazione, al fondo c’è la perdita di una parte del sé. Tutti i pazienti soffrono di una qualche limitazione della loro personalità: limitata autoconsapevolezza, ristretta espressione di sé e ridotta padronanza. Queste funzioni di base sono le colonne del tempio del sé. La loro debolezza crea un’insicurezza nella personalità, che mina tutti gli sforzi compiuti dall’individuo per trovare la pace e la gioia che danno alla vita piena soddisfazione e il suo significato più profondo. Si tratta di un obiettivo ambizioso per qualunque intervento terapeutico, e si è detto prima che non è facile raggiungerlo. Ma senza una chiara comprensione dello scopo terapeutico ci si può perdere nel labirinto dei conflitti e dell’ambivalenza che confondono e frustrano molti sforzi terapeutici. Per moltissime persone, nella nostra cultura, la vita è una lotta per sopravvivere e la gioia è un’esperienza rara.

LA PAURA, L’EMOZIONE PARALIZZANTE

AUDIOLETTURA  (Segue testo)

L’idea della resa è impopolare per l’individuo moderno, il cui orientamento si basa sull’idea che la vita sia una lotta, un combattimento, o quanto meno una contesa. Molte persone considerano la vita un’attività che tende a un qualche conseguimento, a un qualche successo. L’identità personale spesso è più legata all’attività della persona che al suo essere. […]
Senza una resa dell’Io narcisistico non è possibile abbandonarsi all’amore. Senza tale abbandono, la gioia è impossibile. Resa non significa […] sacrificio dell’Io. Significa invece che l’Io riconosce il proprio ruolo subordinato al sé, la propria funzione di organo di coscienza e non di padrone del corpo. […]
La parte oscura, la parte inconscia del nostro corpo è quella che fa fluire la nostra vita. Noi non viviamo in virtù della nostra volontà: la volontà è impotente a regolare o coordinare i complessi processi biochimici e biofisici del corpo, è impotente a influire sul metabolismo del corpo, da cui dipende la nostra vita. E questo è un concetto molto rassicurante perché, se fosse vero il contrario, la vita si spezzerebbe al primo fallimento della volontà.
[…]
Le illusioni sono difese dell’Io contro la realtà […]. La salute emotiva è la capacità di accettare la realtà e di non sottrarsi a essa. La nostra realtà di base è il nostro corpo. […] Ogni parte del corpo contribuisce al nostro senso del sé, se siamo in contatto con essa. E possiamo avere questo contatto solo se è viva e mobile. Quando ogni parte del corpo è carica e vibrante, ci sentiamo vivi in modo vibrante e felici. Ma perché ciò accada dobbiamo arrenderci al corpo e ai suoi sentimenti.
Questa resa significa lasciare che il corpo diventi pienamente vivo e libero. Significa non tradirlo e non controllarlo. Il corpo non è una macchina che noi dobbiamo avviare o fermare. Possiede una sua mente e sa cosa deve fare. In realtà, ciò a cui rinunciamo è l’illusione del potere della mente.
[…] Fare è l’opposto di arrendersi. Fare è una funzione dell’Io, mentre arrendersi al corpo esige un abbandono dell’Io. […]
Naturalmente, quando il sentire è assente o ridotto, si cerca un significato alla vita oltre il sé” (pp. 26-31, 35).

Il sentire vero svuota la vita di una sua presunta direzionalità, di un suo presunto senso. Si esce dalla banale retorica di frasi patetiche quali dare un senso alla vita, cercare un posto nel mondo, avere uno scopo. Per non parlare di quella bestemmia somma costituita dalla parola ambizione.
Invece: resa, abbandono. E farsi fluire, lasciarsi andare. Lasciarsi andare: non più io vado, ma sono lasciato andare, sono portato, sono condotto. Sono fluito. Ovvero: sono arreso al mio corpo, da lui accudito. Più mi arrendo e più sento la sua potenza, la sua forza, la sua inderogabile verità. La verità del corpo, la verità della natura, la verità della materia, la verità della terra, la verità del sentire.
Non più il soggetto che produce l’azione, ma l’azione che si impone in un soggetto volatilizzato nella sua esposizione al reale, alla potenza della datità dell’istante presente. Come un ubriaco per strada, ma che sente nel suo inciampo il senso del mondo.

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Manuale di piccolo circo (Madia Claudio 2003)

Maria è una bambina che sogna di lavorare in un circo.

“Impossibile!” dicono tutti. “Per lavorare in un circo devi esserci nata perchè è un lavoro che si impara da piccoli.”

Ma la bambina non si perde d’animo e sogna di diventare una circense, continua a fare capriole sui prati, i salti sul letto, l’equilibrista sui bordi delle aiuole e il giocoliere con le mele.

“Forse da grande diventerò avvocato o ingegnere…ma non smetterò mai di sognare, di volermi stupire, di giocare!

(dal libro pag.43)

Titolo Manuale di piccolo circo
Autore Madia Claudio
Prezzo

Prezzo di copertina € 15,00
Dati 2003, 199 p., ill., cartonato
Editore Feltrinelli  (collana Feltrinelli kids. Sbuk)
Età di  lettura da 8 anni

In breve

Per insegnanti, mimi, animatori, ragazzi, aspiranti saltimbanchi – Il manuale di Piccolo Circo è la sintesi di anni di studio e di sperimentazione, di una lunga esperienza maturata al sole delle piazze e ai riflettori dei palcoscenici. È dedicato ai giovani che vogliono affrontare questa strada.

 

Il libro
In questo volume si parla non di Circo ma di Piccolo Circo, una differenza sottile ma sostanziale. Non del Circo Equestre, quello che si tramanda da quasi due secoli in poche e rinomate famiglie e quello che vanta numeri ginnici di matrice militaresca. Questo Circo, versione ottocentesca del Circo dell’Antica Roma tutto gare e combattimenti, ha già la sua storia scritta in una vastissima produzione letteraria e cinematografica. L’arte del Piccolo Circo è un’arte che si tramanda non da genitori a figli ma da compagno a compagno, sembra scomparire per poi riaffiorare sempre uguale, sempre diversa e vitale. Come accade nel Circo Equestre, anche gli artisti del Piccolo Circo hanno voglia di stupire, di meravigliare, di divertire, e tuttavia questo Circo ha scritto la sua storia con piccole esperienze di grande valore sociale, nelle corsie degli ospedali come nelle strade di Bucarest. Il manuale di Piccolo Circo è la sintesi di anni di studio e di sperimentazione, di una lunga esperienza maturata al sole delle piazze e ai riflettori dei palcoscenici. È dedicato ai giovani che vogliono affrontare questa strada (che, in realtà, è molto spesso una mulattiera irta di ostacoli) ma potrà essere di stimolo a genitori e insegnanti che vogliano rimettersi in gioco magari per ridare forza a un diritto fondamentale per ognuno di noi: il diritto al gioco.


DI PADRE IN PADRE (Coppola De Vanna, D’Elia, Gigante, 2008)

DI PADRE IN PADRE (Coppola De Vanna, D’Elia, Gigante, 2008) di Lazzaro Gigante, Fulvia D’Elia e Anna Coppola De Vanna, introduzione di Fulvio Scaparro

Editore:Edizioni la Meridiana
Data pubblicazione:Ottobre 2008
Pagine 142

“In questi anni molti padri hanno portato con forza alla luce la questione paternità, spesso oscurata dalla pratica e dalla retorica del ruolo paterno distinto, anzi opposto a quello materno. Quello che vi accingete a leggere è un libro che può essere apprezzato da genitori, educatori e studiosi, ricco come è di riflessioni, esemplificazioni esposte in un linguaggio semplice e scorrevole”. ( dall’ introduzione di Fulvio Scaparro “)

Il tema è chiaro fin dal titolo.
In Di padre in padre. I tempi della paternità , si parla di padri. Quali? Non c è una definizione, un aggettivo. Ma una consapevolezza.
La famiglia è in movimento. Le relazioni all interno di essa anche. I ruoli e le persone pure. Sono cambiati i padri, le madri, ma anche i figli.
Un processo che interroga, svecchia e rende inutili antiche rappresentazioni, afferma la ricerca di relazioni che non annullino le identità ma le integrino responsabilizzandole nel loro essere persone in continua crescita, prima ancora che ruoli da interpretare.
Il libro è scritto a 6 mani: un pedagogista, Lazzaro Gigante, una sociologa, Fulvia D Elia, una psicologa e psicoterapeuta familiare, Anna Coppola De Vanna.
Tre capitoli – Padri al passato (Gigante), Padri al presente (D Elia), Padri al futuro (Coppola De Vanna) – ben integrati tra loro, che rendono il volume agile ma allo stesso tempo articolato nelle proposte di ricerca e nelle suggestioni alla riflessione. Per dire cosa?
Se è vero che la donna conquista, per nostra fortuna, sempre nuovi spazi e non si riconosce più in quella caricatura di madre a tempo pieno o mamma o santa o collaboratrice domestica, anche gli uomini stanno scoprendo, con fatica, quanto sia insopportabile e falsa quella macchietta di macho che li vuole distanti dall’ affettività domestica. Non solo. Le etichette di padre etico o politico o normativo o sacro di un tempo, soppiantate oggi da altre come padre in declino o padre di facciata, padre egualitario, padre-mammo, non reggono in questo tempo diverso nel quale la domanda di quale padre essere emerge in tutta la sua urgenza e radicalità.
La risposta offerta dal libro non è una ricetta ma, al solito, l idea di un percorso di ricerca nel quale il padre non interpreta un ruolo, ma aiuta a costruire mondi e architetture di senso. Il mestiere di padre, insomma, fa tutt uno con il mestiere di vivere. Ed è, come il mestiere di vivere, un arte educativa continua.
C è bisogno di nuovi padri, ma anche di nuove madri. Di nuovi uomini e donne, che nel loro aver generato la vita, non smettano di generare e cercare il senso di essa.
(dal sito associazionegea.it)

Risolvere i conflitti in classe (Fabiani, Passantino 2007)

INDICE E PREMESSA LIBRO

SCHEDA
Risolvere i conflitti in classe
Rita Fabiani, Claudio Passantino
ed. Erickson 2007
prezzo € 18,5

Molti dei problemi di apprendimento e di comportamento, frequenti nella scuola, nascono da stati di disagio interiore degli alunni e spesso si traducono in conflitti che rendono la vita di classe una continua e logorante lotta di potere. Per farvi fronte si è dimostrato efficace il metodo dell’apprendimento cooperativo, ma non sempre le sue dinamiche positive sono sufficienti a risolvere le difficoltà alla radice. In alcuni casi, al contrario, la situazione di piccolo gruppo acuisce l’aggressività verbale e non verbale, perché è l’unico modo di cui il bambino dispone per mettersi in relazione e gridare il suo bisogno di essere ascoltato e accolto. È proprio qui che il counseling educativo può fornire preziosissime risorse in termini di strumenti di ascolto, comunicazione e condivisione per entrare in relazione autentica. Il libro propone un fecondo intreccio delle strategie di apprendimento cooperativo e di counseling, esponendone brevemente i principi e presentando poi attività didattiche sperimentate e facilmente fruibili in classe. Dedicato ai docenti della scuola primaria ma adatto anche a quelli dei primi anni della secondaria di primo grado, il testo si propone come una semplice guida passo dopo passo per aiutare insegnanti e alunni, anche senza la presenza in classe dell’esperto, ad acquisire strategie funzionali e permanenti per la gestione dei sentimenti di rabbia e la soluzione dei conflitti, in una dimensione di mutuo ascolto e collaborazione.

Talis pater. Padri, figli e altro ancora (F. Scaparro 1998)

INDICE
SCHEDA
ARTICOLO CORRIERE DELLA SERA
ARTICOLO SCUOLA GENITORI

SCHEDA
Scaparro Fulvio
Talis Pater
Editore: Bur – Rizzoli
Prezzo copertina: € 7.20

La figura del padre è molto cambiata: fortunatamente il “padre padrone” è quasi scomparso, ma le relazioni educative si sono progressivamente maternalizzate neutralizzando la funzione paterna. Il ruolo del paterno è però determinante per una crescita autonoma dei figli. Come aiutare i nuovi padri a sviluppare un’azione educativa più specifica che, superati i modelli passati ma evitando la morbidezza eccessiva, sappia fornire ai figli una mappa regolativa del vivere, stimolare crescita attiva e insegnare loro a orientarsi nel mondo?

ARTICOLO SUL CORRIERE DELLA SERA

Fulvio Scaparro: “Ingiusto che i bambini debbano pagare la solitudine dei padri” “Molte fiate gia’ pianser li figli. per colpa del padre…”, scriveva il sommo poeta Dante. “E questa e’ una somma ingiustizia. Troppe volte il genitore si arroga il diritto di dare la morte alle sue creature cosi’ come ha dato loro la vita . commenta Fulvio Scaparro, psicoterapeuta e docente di Psicologia .. Cio’ non trova nessuna giustificazione morale, i figli non devono essere una “cosa nostra”.
Studioso della condizione infantile e adolescenziale, fautore di importanti iniziative per la prevenzione dell’ abuso all’ infanzia e per la pacificazione delle procedure di separazione e divorzio, Scaparro ha appena pubblicato “Talis Pater” (Rizzoli), un “non manuale che vuole aiutare padri e madri a cercare dentro di se’ il modo migliore per diventare buoni genitori”. Ma la vita e’ beffarda: quasi in coincidenza con l’ uscita del volume, la cronaca ci presenta un conto crudele, due spaventose tragedie familiari, con innocenti uccisi dal papa’ . “In queste dolorose vicende colgo due aspetti . dice Scaparro .. La solitudine dei protagonisti e il senso di possesso dei propri figli.
La solitudine e’ il dramma della nostra epoca. Con l’ isolamento, i problemi affettivi, economici o di qualsiasi genere, si gonfiano come palloni e ci sfuggono, esplodono..” Ma che cosa c’ entrano i figli? “Appunto . continua Scaparro .. Se tutti i genitori che si sentono soli considerassero figli una proprieta’ e li trascinassero nella loro autodistruzione, la societa’ rischierebbe l’ annientamento”.
Ma spesso a spingere il genitore e’ il troppo amore… “E’ totalmente da respingere questo modo di manifestare l’ amore attraverso la morte . prosegue Scaparro .. L’ amore e’ il massimo della vitalita’ , non la negazione. Percio’ nel momento in cui le cose non vanno bene, posso far del male a me stesso, ma mai ai bambini che non sono una mia appendice”. E’ possibile ricavare una lezione utile da queste tragedie? “Ovviamente non riusciremo a estirpare questi fatti, ma possiamo contribuire a ridurli . conclude Scaparro .. Come? Intanto evitando di rinchiuderci in noi stessi”. La solidarieta’ e’ un bisogno vitale, una manifestazione dell’ essere umano “naturalmente sociale”, una necessita’ per la nostra sopravvivenza, non una sorta di buonismo. Tanti nostri vicini in difficolta’ hanno bisogno solo di essere ascoltati. “Invece trovano intorno indifferenza, ovvero solitudine totale che diviene insostenibile. E chi si trova solo puo’ anche clamorosamente ribellarsi, coinvolgendo gli innocenti. Concentrandoci sulla nostra sopravvivenza dimentichiamo che essa dipende da quella altrui. In secondo luogo si smetta di vedere i figli come “possesso”, (“Io li ho fatti io li distruggo”). Convincimento aberrante: noi per i nostri figli dobbiamo essere solo delle rampe di lancio verso la vita”.

Muscau Costantino

Pagina 9
(12 marzo 1996) – Corriere della Sera

Come allevare un bambino felice e farne un adulto maturo (F. Dolto 1995)

INDICE
SCHEDA
ALCUNE FRASI

Come allevare un bambino felice
E farne un adulto maturo

Françoise Dolto
Listino € 11,50

Editore Mondadori

SCHEDA
Molti adulti ritengono che per far crescere sereni i bambini basti semplicemente avere con loro un rapporto naturale e spontaneo. Solo quando le difficoltà relazionali giungono a provocare vere e proprie turbe del comportamento infantile si rivolgono agli esperti, ma spesso i più piccoli sono stati ormai minacciati in quanto hanno di più prezioso: il senso di sicurezza e di fiducia. Nel libro la psicoanalista Françoise Dolto, attenta studiosa dell’universo infantile, invita a porsi subito in un atteggiamento di ascolto e apertura nei confronti dei bambini. Per educare un fanciullo senza “ammaestrarlo”, diventando con il passare degli anni un adulto sereno e maturo, capace di affrontare la vita.

ALCUNE FRASI

Quand’è che una cosa è vera? (Babbo Natale)

Ho una domanda su Babbo Natale[…]”Dobbiamo lasciare che il bambino creda a Babbo Natale e al topolino per la perdita dei denti da latte e anche alla storia delle uova di Pasqua? Quando i compagni gli diranno la verità, la spiegazione sul simbolismo di Babbo Natale sarà sufficiente a compensare il disappunto del bambino che scopre brutalmente che i suoi genitori gli hanno mentito?”

Io credo che sia un falso problema. I bambini hanno un grande bisogno di poesia, e anche gli adulti, perché anch’essi continuano a scambiarsi gli auguri di Natale, non è vero? Che cos’è una cosa vera? Babbo Natale fa guadagnare tanto denaro, vero? Guadagnare molto denaro ha l’aria di essere una cosa vera, non le pare? Allora, io penso che chi fa la domanda si preoccupi del fatto che il bambino creda in Babbo Natale perché, per lui, parlagliene equivale a mentire. Ma un mito è poesia che ha anche la sua verità. Naturalmente non bisogna continuare per troppo tempo, né dire che Babbo Natale non farà regali se il bambino non obbedisce ai genitori e così via.
Se i genitori la “fanno troppo lunga “ e hanno l’aria di prendere questa credenza troppo sul serio, più del bambino stesso, lui non potrà dire loro. “Be’ sai, i miei compagni mi hanno detto che Babbo Natale non esiste”. E’ quel giorno che bisognerà spiegargli la differenza tra un mito e una persona vivente, che è nata, che ha dei genitori, una nazionalità, che è cresciuta e che morirà, e che necessariamente, come tutti gli esseri umani, abita in una casa sulla terra, non sulle nuvole.

Le dico subito che chi pone la domanda è decisamente contrario ai Babbi Natali, specialmente a quelli che passeggiano per strada.

Forse trova giustamente, che questa brava gente travestita spoetizzi il vero Babbo Natale, quello al quale lui ha creduto, che non incontrava per strada per tutto il mese di dicembre, che esisteva soltanto la notte di Natale. Questo lo irrita. O forse, al contrario è un signore che non ha più molta poesia nel cuore.
In tutti i casi io non so se lei crede ancora in Babbo Natale, ma io ci credo ancora.
Le posso raccontare (è noto che sono la madre di Carlos, il cantante) che, quando Jean (poiché questo è i suo vero nome) era a scuola materna, un giorno mi ha detto:

“Ma come è possibile che di Babbi Natali ce ne siano così tanti? Ce ne sono di blu… ce ne sono di viola… ce ne sono di rossi!”
Si passeggiava per strFada e c’erano Babbi Natale dappertutto.
Allora io gli ho detto: “Ma sai, quel Babbo Natale là io lo conosco, è Untel “; era uno dei dipendenti di un negozio di giochi, o di una pasticceria, che si era travestito da Babbo Natale.”Vedi si è travestito da Babbo Natale”.
Lui mi ha chiesto: “Ma allora quello vero?”
“Quello vero è solo dentro i nostri cuori. E’ come uno gnomo o un gigante che si immagina. Quando si è piccoli, si è contenti di pensare che possono esistere gli gnomi o i giganti. Sai bene che gli gnomi non esistono. I giganti delle favole neppure. Babbo Natale non è nato, non ha avuto un papà, una mamma. Non è un essere vivente; vive soltanto nel periodo di Natale nei cuori di tutti quelli che vogliono fare una sorpresa per festeggiare i bambini piccoli. E tutti gli adulti rimpiangono di non essere più bambini piccoli; quindi amano molto continuare a dire a bambini “E’ Babbo Natale”. Quando si è piccoli non si sa distinguere tra cose vere, viventi, e le cose vere che vivono solo nel cuore”.
Lui ascolta tutto quanto e mi dice: ”Allora il giorno dopo Natale lui non se ne va sul suo carro, con le sue renne? Non sale di nuovo tra le nuvole?”
“No. Perché lui è nei nostri cuori”
“Allora non metterà niente sotto l’albero?”
“Chi non ci metterà niente?”
“Non ci sarà niente sotto l’albero per me?” “Ma si!”.
“ Ma allora, chi ce l’avrà messo?” Io ho sorriso.
“Siete tu e papà a metterci qualcosa?”
“Sì. Certamente”.
“Allora posso essere anch’io Babbo Natale?”
“Certo, tu puoi essere Babbo Natale. Tu metterai delle cose sotto l’albero? Per tuo papà, per me e per Marie. E dopo saprai che sei tu il Babbo Natale per gli altri. E io dirò: “Grazie, Babbo Natale”; e sarai tu che avrai avuto il ringraziamento, ma io farò finta di non saperlo. A tuo padre non dirò che sei tu, così per lui sarà una sorpresa.“
Lui era incantato, estasiato, e mi ha detto, ritornando dalla passeggiata: “E adesso che so che non esiste davvero, è veramente bello Babbo Natale“.
L’immaginazione e la poesia infantili non sono né credulità, né puerilità, ma intelligenza in un’altra dimensione.

Silenzio, si Gioca! (M. Stiefenhofer, 2004)

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Silenzio, si Gioca! (M. Stiefenhofer, 2004)
55 suggerimenti… per far rilassare il bambino

Prezzo € 8,00La Meridiana Edizioni
Libro – Pagine 32
Anno: 2004

Tranquillità e bambini – non è un controsenso? I bambini amano il movimento, le scoperte, non stanno mai fermi, sono curiosi e pongono domande fino all’esasperazione. Almeno nella maggior parte dei casi è così.

Tuttavia anche i bambini più attivi e dinamici possono concedersi momenti di pace per rielaborare quanto sperimentato, visto e percepito.

Il fatto è che le fasi di tranquillità e quelle d’azione non sempre corrispondono ai desideri degli adulti. D’altro canto per gli stessi bambini diventa ogni giorno più difficile rilassarsi e ritrovare se stessi. E allora che cosa si può fare per stimolare silenzio e concentrazione, momenti di quiete e di riflessione?

Naturalmente l’organizzazione dell’ambiente familiare e scolastico gioca un ruolo importante. Ma, come dimostra questo sorprendente volume, è possibile ricorrere anche a efficaci tecniche, giochi e piccoli esercizi per costruire oasi dove il bambino può mettersi in ascolto del proprio mondo interiore prima di ributtarsi nella vita con energia e sensi rigenerati.

I figli, che bella fatica! Il mestiere di genitore (G. Honegger Fresco, 2008)

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Il duro ed esaltante mestiere del genitore in un contesto sociale sempre più difficile e condizionato dall’invasività dei media e del modello consumistico. L’educazione e la genitorialità di fronte alla prima infanzia e all’adolescenza. Si tratta di un tema sempre più importante di fronte alla crisi al ruolo negativo che hanno le altre “agenzie educative” della nostra società. L’effetto negativo della TV e la crisi del sistema scolastico assegnano ai genitori un ruolo sempre più importante e che rischia di essere schiacciato tra i messaggi contraddittori che arrivano dall’esterno. Il libro fornisce un quadro complessivo del contesto sociale e culturale in cui si svolge il “mestiere” del genitore e fornisce suggerimenti e consigli utili per superare i problemi comuni ed affrontare nel modo più sereno e responsabile” una funzione personale e sociale così importante e determinate per la crescita degli uomini e delle donne di oggi e di domani.

Grazia Honegger Fresco. Allieva di Maria Montessori è attiva da decenni nella formazione degli educatori della prima infanzia. Condirettrice del trimestrale “Il Quaderno Montessori” ha pubblicato numerosi testi per genitori ed educatori.

VIDEO (presentazione libro “Facciamo la nanna”)