“I sette saperi necessari all’educazione del futuro”, pubblicato in Italia dall’editore Cortina nel maggio 2001, è stato scritto dal prestigioso sociologo francese Edgar Morin nel 1999, su commissione dell’UNESCO, nell’ambito del “Programma internazionale dell’educazione”.
Questo saggio di Morin costituisce un ulteriore prezioso contributo all’avvio di quella riforma culturale che, rivendicata dalla società della conoscenza, trova ancora nelle scuole, non solo italiane, molte difficoltà e resistenze.
Non si tratta di impostare una riforma in cui tutto sia preventivamente definito e programmato, ma piuttosto di cominciare a individuare alcuni “accessi” attraverso i quali gli insegnanti siano incoraggiati a muoversi verso una nuova impostazione dei saperi. Morin ce ne indica sette . Ora sta a noi entrare e intraprendere il “viaggio”. Un viaggio che non sarà né breve né facile, ma non è più tempo di indugi. Insieme dobbiamo avere il coraggio di rischiare, di non arroccarci nello statu quo, di muoverci lungo questo sentiero, che insieme possiamo scoprire e costruire, cammin facendo.
SINTESI
Capitolo I: Limiti della conoscenza: l’errore e l’illusione
E’ strano che l’educazione, che dovrebbe mirare a trasmettere conoscenze, sia “cieca” nei confronti di ciò che è la conoscenza umana, di quali siano i suoi dispositivi, le sue debolezze, le sue difficoltà, le sue propensioni all’errore e all’illusione, e non si preoccupi affatto di insegnare che cosa significhi “conoscere”.
La conoscenza non può essere considerata come uno strumento pronto all’uso, che si può utilizzare senza conoscerne la natura. La conoscenza della conoscenza deve essere assunta come necessità prioritaria per educare i giovani ad affrontare i rischi di errore e di illusione che insidiano costantemente la mente umana.
Si tratta di attrezzare i giovani a conquistare una priorità vitale: la lucidità. Occorre assumere e sviluppare nell’insegnamento lo studio delle caratteristiche cerebrali, mentali, culturali della conoscenza umana, dei suoi processi e delle sue modalità di formazione, delle disposizioni sia fisiche che culturali che inducono l’illusione o l’errore.
Capitolo II: Educare ad un sapere “pertinente”
C’è un problema fondamentale, da sempre misconosciuto, che è la necessità di promuovere una conoscenza che sappia cogliere i problemi globali e fondamentali entro i quali inserire le conoscenze parziali e locali. L’estrema frammentazione delle conoscenze operata dalle singole discipline rende spesso impossibile collegare le parti alla totalità; si dovrà pertanto far posto a un tipo di conoscenza capace di inquadrare le cose nei loro contesti, nella loro complessità, nei loro insiemi.
E’ necessario sviluppare l’attitudine naturale della mente umana a situare tutte le informazioni in un contesto e in un insieme. Occorre insegnare metodi che permettano di cogliere le mutue relazioni e le influenze reciproche tra le parti entro un mondo complesso.
(ndr. Uno dei concetti base della psicologia cognitiva è che il sapere è pertinente solo se si è capaci di collocarlo all’interno di un contesto e che la conoscenza, anche la più sofisticata, smette di essere pertinente se è totalmente isolata)
Capitolo III: Insegnare la condizione umana
L’essere umano è un insieme fisico, biologico, culturale, sociale, storico. L’insegnamento delle singole discipline tende a disintegrare questa unità complessa della natura umana, al punto che è diventato impossibile apprendere il senso dell’essere uomini. Bisogna ricomporre questa unità, in modo che ciascuno abbia conoscenza e consapevolezza della propria identità complessa e dell’identità che lo accomuna a tutti gli altri esseri umani.
In questo senso la condizione umana deve essere l’oggetto fondamentale di tutto l’insegnamento. Questo capitolo indica come sia possibile, a partire dalle attuali discipline, riconoscere l’unità e la complessità umane, ricomponendo e organizzando conoscenze attualmente frammentate nelle scienze della natura, nelle scienze umane, nella letteratura e nella filosofia.
Capitolo IV: Educare all’identità “terrestre”
Il destino ormai planetario del genere umano è un’altra realtà fondamentale ignorata dall’insegnamento. La conoscenza degli sviluppi dell’era planetaria che avranno luogo nel XXI secolo e la coscienza dell’identità “terrestre”, che sarà sempre più indispensabile a ciascuno e a tutti, devono diventare obiettivi fondamentali dell’insegnamento.
Bisogna insegnare la storia dell’era planetaria, che ha inizio con la comunicazione fra tutti i continenti nel XVI secolo, e mostrare come tutte le parti del mondo siano diventate interdipendenti, senza occultare le oppressioni e le dominazioni che hanno devastato l’umanità e non sono affatto scomparse. Bisognerà indicare le caratteristiche della crisi planetaria che ha segnato il XX secolo, dimostrando come tutti gli uomini, ormai spinti dagli stessi problemi di vita e di morte, vivono uno stesso comune destino.
Capitolo V: Educare ad affrontare l’imprevisto
Le scienze ci fanno acquisire molte certezze, ma noi abbiamo scoperto nel corso del XX secolo innumerevoli domini di incertezza. L’insegnamento dovrà mettere a fuoco le incertezze che si sono manifestate nelle scienze fisiche (microfisica, termodinamica, cosmologia), nelle scienze dell’evoluzione biologica e nelle scienze storiche.
Si dovranno insegnare alcune strategie che permettano di affrontare i rischi, l’imprevisto e l’incerto, e di modificarne lo sviluppo, in virtù delle informazioni che man mano si acquisiscono. Bisogna imparare a navigare in un oceano di incertezze fra alcuni arcipelaghi di certezze.
La frase del poeta greco Euripide, antica di venticinque secoli, è più che mai attuale: “L’atteso non accade mai, è all’inatteso che il dio apre la porta”. L’abbandono delle concezioni deterministiche, che ci avevano portato a credere di poter predire il futuro, l’analisi dei grandi avvenimenti e dei disastri occorsi nel XX secolo che sono stati tutti inaspettati, il carattere ormai ignoto dell’avventura umana, devono indurci ad educare menti capaci di affrontare l’inatteso. E’ necessario che tutti coloro che hanno il compito di insegnare siano i primi ad avere consapevolezza delle incertezze che avvolgono il nostro tempo.
Capitolo VI: Educare alla comprensione
La comprensione è a un tempo mezzo e fine della comunicazione umana. L’educazione alla comprensione è assente dai nostri insegnamenti, mentre il pianeta necessita in tutti i sensi di mutue comprensioni. Pertanto, considerata l’importanza dell’educazione alla comprensione in tutti i livelli educativi e a tutte le età, bisogna operare una vera e propria riforma di mentalità in grado di promuoverla. Questa riforma deve costituire un preciso impegno nell’educazione del futuro.
La mutua comprensione fra gli uomini, vicini a noi o a noi estranei, è oggi vitale per far uscire le relazioni umane dalla barbarie dell’incomprensione.
E’ necessario studiare l’incomprensione, analizzarne le radici, le modalità di sviluppo, gli effetti. Un tale studio sarà tanto più efficace se si individueranno non i sintomi, ma le cause del razzismo, della xenofobia e del disprezzo. Esso costituirà anche una delle basi più solide per l’educazione alla pace, un’educazione alla quale io tengo particolarmente per mia formazione e per personale vocazione.
Capitolo VII: L’etica del genere umano
L’insegnamento dovrà portare alla costruzione di un’ “antropo-etica”, che faccia riferimento alla triplice condizione umana, all’uomo come individuo, all’uomo come società e all’uomo come specie. L’etica individuo/società richiede un controllo dell’individuo sulla società e della società sull’individuo, questa è la democrazia; mentre l’etica individuo/specie assume nel XXI secolo il significato di cittadinanza terrestre.
L’etica non potrà essere insegnata attraverso lezioni di morale. Dovrà essere sviluppata a partire dalla consapevolezza che l’uomo è a un tempo individuo, parte di una società, parte di una specie. Portiamo in ciascuno di noi questa triplice realtà. Così dovremo promuovere lo sviluppo congiunto dell’autonomia individuale, della partecipazione sociale e della coscienza di appartenere alla specie umana.
A partire da queste considerazioni si possono abbozzare le due grandi finalità etico-politiche del nuovo millennio: stabilire un controllo reciproco tra la società e gli individui attraverso la democrazia, concepire l’umanità come una comunità planetaria. L’insegnamento deve contribuire, non solo alla presa di coscienza della nostra Terra-Patria, ma anche permettere che questa coscienza si traduca nella volontà di realizzare la cittadinanza terrestre. (tratto da vivoscuola).