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DOPO L’AMORE

REGIA di Joachim Lafosse.  Titolo originale L’économie du couple.

Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 100 min. – Francia, Belgio 2016.

 

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INDICE

  1. TRAMA
  2. RECENSIONI
  3. VIDEO

1) TRAMA

Per Marie e Boris è l’ora dei conti. In tutti i sensi. Dopo quindici anni di matrimonio e due bambine, decidono di mettere fine alla loro relazione, consumata da incomprensioni e recriminazioni. Marie non sopporta i comportamenti infantili del marito, Boris non perdona alla moglie di averlo lasciato. In attesa del divorzio e costretti alla coabitazione, Boris è disoccupato e non può permettersi un altro alloggio, lei detta le regole, lui le contraddice. L’irritazione è palpabile, la sfiducia pure. Arroccati sulle rispettive posizioni sembrano aver dimenticato il loro amore, il cui frutto è al centro della loro attenzione. Genitori di due gemelle che stemperano con intervalli ludici le tensioni, Marie e Boris condividono una proprietà su cui non riescono proprio a mettersi d’accordo. A chi appartiene la casa? A Marie che l’ha comprata o a Boris che l’ha rinnovata raddoppiandone il valore? La disputa è incessante, il dissidio incolmabile. Ma è fuori da quella ‘loro’ casa che Marie e Boris troveranno la risposta. Una possibile

2) RECENSIONI

Un dramma borghese intimo e vibrante in cui ogni piano risplende di un’intensità eccezionale, approssimandosi ai suoi personaggi dissonanti di Marzia Gandolfi  mynovie.it

Per Marie e Boris è l’ora dei conti. In tutti i sensi. Dopo quindici anni di matrimonio e due bambine, decidono di mettere fine alla loro relazione, consumata da incomprensioni e recriminazioni. Marie non sopporta i comportamenti infantili del marito, Boris non perdona alla moglie di averlo lasciato. In attesa del divorzio e costretti alla coabitazione, Boris è disoccupato e non può permettersi un altro alloggio, lei detta le regole, lui le contraddice. L’irritazione è palpabile, la sfiducia pure. Arroccati sulle rispettive posizioni sembrano aver dimenticato il loro amore, il cui frutto è al centro della loro attenzione. Genitori di due gemelle che stemperano con intervalli ludici le tensioni, Marie e Boris condividono una proprietà su cui non riescono proprio a mettersi d’accordo. A chi appartiene la casa? A Marie che l’ha comprata o a Boris che l’ha rinnovata raddoppiandone il valore? La disputa è incessante, il dissidio incolmabile. Ma è fuori da quella ‘loro’ casa che Marie e Boris troveranno la risposta. Una possibile.
Troppo spesso in una coppia il denaro diventa il mezzo migliore per esercitare potere sull’altro, per fargli pagare letteralmente il fallimento della relazione. Dopo l’amore abita lo scacco e presenta la fattura del disamore di una coppia che non sa più come accordare i propri sentimenti, regolare i propri conti, le responsabilità genitoriali, le tenerezze intermittenti, i rancori costanti. Joachim Lafosse, che ha fatto delle relazioni umane il suo terreno di elezione (Proprietà privata, Les Chevaliers blancs), dirige un dramma borghese in più atti intimo e vibrante. Ogni piano risplende di un’intensità eccezionale, approssimandosi ai suoi personaggi dissonanti.
Interpretato da Bérénice Béjo e Cédric Kahn, che superano i confini della rappresentazione, Dopo l’amore mette in scena con rara proprietà, eludendo cliché e psicologismi, i dubbi, le paure e la vitalità, malgrado tutto, di una coppia arrivata a fine corsa. Abile nell’individuare ed emergere i movimenti sottili che corrompono i sentimenti, l’autore belga chiude i suoi protagonisti in un interno e fa di quel domicilio coniugale qualcosa su cui litigare ma non la ragione del litigio, che è sempre altrove. La casa è il terreno su cui si cristallizza il loro rancore, su cui prendono posizione, ciascuno la sua, su cui pesano i rispettivi orgogli. Ma quel domicilio è soprattutto il valore aggiunto in termini d’amore che ciascuno apporta in una relazione. Boris reclama per sé la metà di quella casa certo, ma vuole soprattutto che Marie riconosca che lui è stato lì, che l’ha abitata, l’ha ristrutturata e ne ha aumentato il valore. Lui vuole che lei riconosca che è stato presente, utile, che ha contribuito con la sua ‘competenza’, tecnica e umana, alla costruzione della loro famiglia.
Per Lafosse l’economia di coppia, quella del titolo francese (L’économie du couple), è anche questo, piccole impronte, pennellate, tracce mai sentimentali. È l’amore e non si può ridurre alla metà del valore di una casa. L’amore di cui Marie e Boris si sono amati. Lo attesta ogni sguardo, lo dimostra ogni rimprovero. Marie e Boris sono stati felici e da quella loro felicità sono nate due gemelle, duo inseparabile e opposto ai genitori, isole provvisorie in cui abbandonarsi e abbandonare per qualche minuto la lotta. Le figlie li sfidano disarmanti, li catturano nelle loro coreografie del cuore, li confondono il tempo di una canzone (“Bella” di Maître Gims). Prima che ciascuno ritorni al suo esilio, al frigo diviso in due, a una coabitazione forzata regolata al millimetro e per questo quasi comica. È la loro antica passione a nutrire il rancore di oggi, è la loro economia che adesso si disputano. Ciascuno reclama la sua parte, prigionieri di uno spazio da cui non possono (e non vogliono) uscire. La macchina da presa li segue, li sfiora rimarcando l’erranza disordinata, ripetitiva, ossessionata che li trasloca attraverso l’appartamento, silenziosi, incomprensibili l’uno all’altra. Marie e Boris hanno perso il controllo del quotidiano, sono apparizioni indesiderabili nella cena o negli spazi dell’altro che sembrano godere dell’irritazione che suscita la loro presenza. Ma alla circolazione esasperata dei corpi e dei sentimenti, Lafosse guadagna questa volta la via d’uscita, l’accidente che determinerà una presa di coscienza provvidenziale per Marie e Boris, aggrappati alla routine del loro odio e incapaci di guardare il mondo fuori.
Dopo l’amore termina con un compromesso, un finale aperto e all’aperto, che fa respirare ambiente e personaggi, figurando come eccezione nell’opera al nero dell’autore. Una filmografia che fa vedere senza mostrare. Un’economia straordinaria, pertinente all’amore e al cinema. A una storia semplice così complicata da vivere.

 

L’économie du couple (Dopo l’amore da cinematographe.it Di Virginia Campione

L’économie du couple (Dopo l’amore) è un film di Joachim Lafosse presentato nella sezione Festa Mobile della 34esima edizione del Torino Film Festival dopo il passaggio a Cannes 2016 nella sezione parallela Quinzaine des Réalisateurs. La pellicola ha per protagonisti Marie (Bérénice Bejo) e Boris (l’attore/regista Chédrik Khan), due coniugi inquadrati nel momento più doloroso di una relazione sentimentale: la fine.

Marie e Boris si trovano ad affrontare un’ulteriore imbarazzante difficoltà: vivono ancora sotto lo stesso tetto in attesa di stabilire quanto e cosa spetti a chi con l’ulteriore responsabilità di dover far vivere tale limbo alle loro gemelline. Marie è quella che detiene il maggiore potere economico, avendo potuto la coppia comprare la casa grazie ai soldi della sua famiglia, mentre per Boris finire questo matrimonio senza una cospicua buona uscita significherebbe la rovina, anche a causa dei debiti contratti, che lo portano ad essere periodicamente minacciato dai suoi creditori.

Dopo l’amore (L’économie du Couple): un “noi” che pretende invano di tornare ad essere l’ “io” di un tempo

 

Nessuna parola o riferimento ai motivi della separazione e dei problemi dei due quasi ex coniugi, Lafosse sceglie di raccontare la più banale delle situazioni sentimentali dal punto di vista toccante e meno esplorato delle conseguenze economiche della fine di una relazione. Un’economia che non si ferma all’aspetto monetario, declinandosi nell’accezione di quel delicato insieme di significati condivisi che non permette di dividersi tornando ad essere quelli di prima, ormai irreversibilmente cambiati dal valore aggiunto e non semplicemente sottraibile di un amore che ha costruito case e figli.

Dopo l’amore si pone così come un ritratto struggente di una famiglia ormai irrimediabilmente divisa ma che ha ancora bisogno di elaborare il lutto edulcorandolo con una vicinanza forzata ma forse non così necessaria come entrambi i coniugi vogliono far credere a se stessi e all’altro.

Marie e Boris affrontano allora tutte quelle piccole grandi insofferenze quotidiane che caratterizzano la fine dell’amore, esasperandole con la pretesa impossibile di salvare spazi e diritti delimitati all’interno della stessa casa, e finendo inevitabilmente per coinvolgere le bambine, confuse e innervosite da una mamma ed un papà che non viaggiano più sulla stessa lunghezza d’onda ma le contendono per prevalere l’uno sull’altra.

 

Quando la tensione emotiva si fa troppo alta, Lafosse permette ai suoi personaggi perfettamente tratteggiati di lasciarsi andare a sfoghi catartici che coinvolgono anche lo spettatore (in primis il toccante ballo sulle notte di “Bella”), partecipe passivo di un dramma che viene mostrato con un’onestà disarmante e dolorosa, riuscendo tuttavia a far sorridere amaramente per quanto si diventa buffi quando si è in realtà disperati.

Dopo l’amore (L’économie du Couple): fare i conti con un amore finito

 

Dopo l’amore è la dolorosa esplicitazione di come, soprattutto quando una coppia diviene famiglia, uno più uno non faccia più due ma si trasformi in una nuova entità la somma dei cui elementi non può più dare origine agli stessi, se divisa. Perché la coppia crea un nuovo microcosmo fatto di progettualità e beni condivisi, un universo non più scomponibile in modo razionale ma soprattutto impossibile da traslare altrove, fra le pagine di un futuro che – tuttavia – ogni esistenza infelice merita di poter cambiare.

3) VIDEO

 

 

 

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“Caro Babbo Natale”, nelle letterine i sogni e le paure dei bambini

“Caro Babbo Natale”, nelle letterine al Corriere i sogni e le paure dei bambini

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Caro Babbo, fai ricrescere la betulla che si è spezzata nel mio giardino?». «Caro Babbo, vorrei che la mia mamma e il mio papà smettessero di litigare e tornassero insieme». «Ehi, Babbo, porti un regalo anche al mio amico Redi, che è musulmano?». «Ma le tue renne puzzano davvero? E tu, quando giochi con me?» Disegnate. Via mail. Su cartoncini colorati o figli di quaderno. Sognanti, confidenziali o piene di richieste…..

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Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro (Anna Oliverio Ferraris )

Anna Oliverio Ferraris

Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro

Raffaello Cortina, Milano 1997

 

 

 

 

Recensione

Sempre più spesso i figli si trovano a dover accogliere il nuovo partner del papà o della mamma che, separati, hanno deciso di rifarsi una vita. Questa “new entry” non è facile, ma con il tempo e la giusta sensibilità il rapporto tra il co-genitore (o terzo genitore) e i figli nati dalla precedente unione può diventare costruttivo e ricco di affetto e condivisione.

Sono tante le coppie celebri atipiche o allargate, nelle quali i partner sono subentrati nella vita familiare condividendo anche i figli di altri. Basti pensare ad Alessia Marcuzzi e Francesco Fachinetti, che hanno avuto da poco una bambina, ma la conduttrice ha un altro figlio, Tommaso, avuto dalla relazione con il calciatore Filippo Inzaghi. La coppia di attori Stefano Accorsi e Laetitia Casta, o ancora Claudio Amendola, Diego Abatantuono, Nancy Brilli, sono tutti personaggi famosi che hanno in comune una separazione, una nuova famiglia e figli da dover condividere con il partner. Certo, si tratta di un modello di famiglia elastica, che può essere sana e affettuosa, ma che può anche rivelarsi fonte di conflitti pesanti.

 

Una famiglia allargata deve stabilire al proprio interno delle regole dettate principalmente dal buon senso. Il co-genitore non ha affatto un ruolo facile, e soprattutto all’inizio rischia di fare troppo o troppo poco, sconfinando talvolta nel campo del genitore biologico, che invece non andrebbe toccato. Bisogna invece essere abili a ritagliarsi un ruolo equilibrato e preciso rispetto ai figli del partner, senza però sostituirsi al genitore biologico. E’ importante costruire un rapporto sincero, diretto, adulto, di rispetto reciproco. E’ necessario dare il tempo ai figli di capire e accettare questa nuova figura accanto al genitore, ed il nuovo arrivato deve tenere conto che la rottura tra i genitori può rappresentare un trauma difficile da superare, per un figlio.

Una buona regola è mettersi nei panni dei figli, cercare di guardare le cose dal loro punto di vista. La prima cosa che un co-genitore dovrebbe fare è conoscere bene i figli, evitando di formulare giudizi su come sono e come si comportano, ma soprattutto sulle regole di educazione impartite dal genitore biologico. Il passato familiare e la storia vissuta dai figli vanno rispettati senza essere mai giudicati, e anzi il rapporto con entrambi i genitori va stimolato anche dal co-genitore. Questo evita l’insorgere di eventuali conflitti. Per il bene dei figli e la loro crescita sana e serena dal punto di vista psicologico bisogna ridurre al minimo i contrasti e non entrare in competizione con il genitore naturale. Queste dinamiche non fanno bene neppure al rapporto di coppia.

In Francia, dove il fenomeno delle famiglie allargate è in crescita, si sta pensando ad una legge che disciplini lo status giuridico di co-genitore (anche nel caso di coppie omosessuali con figli). In Italia siamo ben lungi dall’attribuire uno status giuridico al “terzo genitore”, poiché il nostro ordinamento giuridico fa sempre e solo riferimento all’altro genitore biologico.

http://notizie.guidaconsumatore.com/009895_terzo-genitore-quando-la-famiglia-e-allargata

INTRODUZIONE (dal sito olivero.eu)

“Ma come! tuo padre non viene in vacanza con te?!” “No, viene, ma può fermarsi soltanto due giorni. E’ molto impegnato, lavora, lui…”

Il patrigno di Marica diventa rosso per la collera ma Sandra, prevenendo una bufera, allunga la mano e gli stringe il polso: “Marica, perché non vai a finire i compiti?” suggerisce per cercare di interrompere sul nascere un diverbio in cui la figlia, come spesso avviene, rinfaccerebbe al patrigno di vive- re sugli alimenti che il proprio padre passa alla moglie e a lei.

Dinamiche come questa sono frequenti tra le.figlie adolescenti e il partner della moglie, compagno o nuovo marito che sia. Spesso una bambina può accettare la presenza di un nuovo uomo quando è piccola, ma altrettanto spesso con l’adolescenza i rapporti possono divenire tesi e cancellare un periodo di convivenza che sembrava procedere con una certa tranquillità. Il caso di Marica, come quello di altri bambini, adolescenti e adulti che devono trovare una nuova collocazione nell’ambito di una famiglia mista – composta cioè da un genitore biologico e dal suo nuovo partner eventualmente con i suoi figli -, è uno dei tanti casi che si affacciano sulla scena delle nuove famiglie, sempre più frequenti al giorno d’oggi, da quando cioè la società ha accettato un’evoluzione dei legami familiari.

Sino a qualche decennio fa, infatti, la famiglia, unita o disgregata che fosse, legata da vincoli affettivi o lacerata da dissidi e confronti anche violenti, continuava comunque a resta- re ‘integra” negli anni: non era soltanto la mancanza del divorzio a “tenere unite” le famiglie, ma anche una tradizione culturale che si è consolidata nell’Ottocento; tradizione che considerava la famiglia come una istituzione che non poteva essere sciolta che dall’eventuale morte di uno dei genitori.

In passato era soltanto la vedovanza che, salvo rare eccezioni, consentiva di portare dentro casa un altro partner e di far sì che figli e figliastri potessero convivere. Dal passato derivano anche stereotipi come quello di patrigno e matrigna ve- nati di connotazioni negative. Oggi invece le separazioni e i divorzi, nonché le unioni senza matrimonio, portano di frequente a nuove famiglie, famiglie miste appunto, in cui un partner non deve soltanto confrontarsi con il compagno o la compagna che ha scelto ma anche con i suoi figli e con una lunga storia precedente: una serie di memorie, regole non scritte, dinamiche consolidate e stereotipie, che identificano un nucleo familiare anche quando da esso si è sottratto o è stato espulso un genitore, madre o padre che sia. Sono queste memorie del passato – che costituiscono non soltanto l’identità della famiglia ma l’identità stessa dei figli – a rappresenta- re una ragnatela in cui il nuovo partner può impigliarsi se pro- cede troppo rapidamente, se prova a tendere a sua volta una nuova ragnatela…

Il problema è che le dinamiche emotive e istintuali delle singole persone, nonché gli stereotipi culturali, entrano facilmente in opposizione con le dinamiche di un gruppo preesistente: il nuovo partner si sente quasi chiamato a imporre un suo ruolo “tipico”, quello di madre o di padre, a dettare regole, a proteggere, a ricostituire insomma quella che è in genere l’essenza della famiglia nucleare. In qualche modo egli cade nella trappola del suo passato, cercando cioè di ricreare ciò che gli è noto o che si aspetta debba essere una famiglia. Tuttavia è impossibile cercare di sostituire la nuova realtà alla precedente, ignorare il passato, trasformare la famiglia mista in una nuova famiglia nucleare.

Questo libro affronta le nuove realtà con particolare attenzione al terzo genitore, che è la cartina di tornasole di una complessa chimica familiare, il punto di incontro e di scontro di forze diverse. Le emozioni e le “regole” delle famiglie miste possono essere infatti considerate da varie angolature: da quella dei figli con le loro necessità, da quella del partner con l’affetto che lo lega ai propri figli e le dinamiche spesso ancora aperte che lo legano al partner precedente, da quella del terzo genitore con le sue aspettative, le sue difficoltà, i suoi senti- menti di solitudine nel sentirsi talora emarginato da rapporti affettivi in cui non gli è consentito entrare.

I vari capitoli del libro considerano le differenze che esisto- no tra le vecchie e le nuove famiglie, le necessità dei figli, il ruolo dei “terzi genitori”, dell’uno e dell’altro sesso. Una serie di storie familiari, casi di usuale quotidianità, indicano come siano complesse e caleidoscopiche le dinamiche delle famiglie miste: non esistono infatti semplici regole o suggerimenti per far funzionare queste nuove realtà, tuttavia esistono errori che possono essere evitati soprattutto nella prima fase, quella di un difficile rodaggio in cui ognuno guarda l’altro con sospetto e ha delle aspettative che probabilmente nessuno può soddisfare.

Questo saggio si basa, ovviamente, su un sapere psicologico che spesso non viene esplicitato in modo formale per non appesantire la lettura a quanti vogliono comprendere quali sono i problemi di questa nuova realtà sociale. Si rivolge in primo luogo a coloro che, dall’interno, vivono questo tipo di realtà familiare e potranno confrontare le loro esperienze con quelle raccontate dalla viva voce di uomini e donne che, intervistati, hanno fornito un quadro sincero e variegato della loro esperienza di vita, dei loro sentimenti e delle complesse dina- miche emotive e relazionali che caratterizzano le famiglie miste o ricomposte. Ma il saggio è indirizzato anche agli psicologi, ai magistrati, agli avvocati divorziati, agli assistenti sociali, agli insegnanti, che vi troveranno spunti per riflettere e alcune delle risposte agli interrogativi che spesso si pongono di fronte a una realtà che non è ancora emersa appieno nella nostra società ma che è impossibile ignorare, rifugiandosi dietro l’illusione che continui a esistere un modello unico di famiglia ideale. La crescente accettazione sociale delle famiglie non tradizionali farà sì che adulti e bambini trovino più facilmente un loro ruolo nell’ambito delle nuove realtà familiari e delle istituzioni sociali come la scuola.

 

Dal sito annaoliveroferraris.it IL TERZO GENITORE

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consulenza educativa e mediazione familiare

  • Consulenza educativa: a volte i genitori si trovano in difficoltà nella  relazioni con i figli (“non  vuole andare a scuola”, “non riesco a  gestirlo”, “fa sempre i capricci“, ecc). Spazio genitori vuole essere un  luogo dove provare a capire quello che sta succedendo, analizzare l’origine  del disagio per restituire ai genitori una buona relazione con i figli.
  •  Mediazione familiare: i conflitti familiari  possono creare nei figli  forti disagi, da qui la necessità di gestire  il  conflitto aiutando i  genitori   a trovare soluzioni alternative .
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DOVE: Castiglione Olona (VA) – Spazio TEMPOINSIEME – via Marconi 4