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Risolvere i conflitti in classe (Fabiani, Passantino 2007)

INDICE E PREMESSA LIBRO

SCHEDA
Risolvere i conflitti in classe
Rita Fabiani, Claudio Passantino
ed. Erickson 2007
prezzo € 18,5

Molti dei problemi di apprendimento e di comportamento, frequenti nella scuola, nascono da stati di disagio interiore degli alunni e spesso si traducono in conflitti che rendono la vita di classe una continua e logorante lotta di potere. Per farvi fronte si è dimostrato efficace il metodo dell’apprendimento cooperativo, ma non sempre le sue dinamiche positive sono sufficienti a risolvere le difficoltà alla radice. In alcuni casi, al contrario, la situazione di piccolo gruppo acuisce l’aggressività verbale e non verbale, perché è l’unico modo di cui il bambino dispone per mettersi in relazione e gridare il suo bisogno di essere ascoltato e accolto. È proprio qui che il counseling educativo può fornire preziosissime risorse in termini di strumenti di ascolto, comunicazione e condivisione per entrare in relazione autentica. Il libro propone un fecondo intreccio delle strategie di apprendimento cooperativo e di counseling, esponendone brevemente i principi e presentando poi attività didattiche sperimentate e facilmente fruibili in classe. Dedicato ai docenti della scuola primaria ma adatto anche a quelli dei primi anni della secondaria di primo grado, il testo si propone come una semplice guida passo dopo passo per aiutare insegnanti e alunni, anche senza la presenza in classe dell’esperto, ad acquisire strategie funzionali e permanenti per la gestione dei sentimenti di rabbia e la soluzione dei conflitti, in una dimensione di mutuo ascolto e collaborazione.

Il delfino storia di un sognatore (età dai 6 anni)

SCHEDA

Il delfino storia di un sognatore

Sergio Bambarén
edizione illustrata per bambini
Sperling & Kupfer
2010
pp. 56
€ 10,50

Daniel Alexander Dolphin non è un delfino come tutti gli altri. È stanco di vivere nella sua piccola laguna e di pescare da mattina a sera. Che noia! Daniel desidera di più: vuole seguire i suoi sogni. Così un giorno decide di superare i confini sicuri della laguna e di tuffarsi in mare aperto, dove vivrà avventure straordinarie e imparerà molte lezioni preziose.

Per la prima volta, Sergio Bambarén si rivolge direttamente ai suoi piccoli fan con una versione illustrata con una versione del libro che lo ha reso uno degli scrittori più amati del mondo, Il Delfino. Una storia tenera e commovente che insegnerà ai bambini a rispettare la Natura, ad ascoltare il loro cuore e a credere nei sogni.

Perché tutti i desideri possono realizzarsi, se ci si crede veramente.

FILM

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Silenzio, si Gioca! (M. Stiefenhofer, 2004)

SCHEDA

Silenzio, si Gioca! (M. Stiefenhofer, 2004)
55 suggerimenti… per far rilassare il bambino

Prezzo € 8,00La Meridiana Edizioni
Libro – Pagine 32
Anno: 2004

Tranquillità e bambini – non è un controsenso? I bambini amano il movimento, le scoperte, non stanno mai fermi, sono curiosi e pongono domande fino all’esasperazione. Almeno nella maggior parte dei casi è così.

Tuttavia anche i bambini più attivi e dinamici possono concedersi momenti di pace per rielaborare quanto sperimentato, visto e percepito.

Il fatto è che le fasi di tranquillità e quelle d’azione non sempre corrispondono ai desideri degli adulti. D’altro canto per gli stessi bambini diventa ogni giorno più difficile rilassarsi e ritrovare se stessi. E allora che cosa si può fare per stimolare silenzio e concentrazione, momenti di quiete e di riflessione?

Naturalmente l’organizzazione dell’ambiente familiare e scolastico gioca un ruolo importante. Ma, come dimostra questo sorprendente volume, è possibile ricorrere anche a efficaci tecniche, giochi e piccoli esercizi per costruire oasi dove il bambino può mettersi in ascolto del proprio mondo interiore prima di ributtarsi nella vita con energia e sensi rigenerati.

L’apprendimento e le emozioni

INDICE

LE EMOZIONI
INTERVISTA A GALIMBERTI

 

 

 

 

Le emozioni (dal libro “Essere scuola” Brandani-Tomisich)
Le teorie psicoanalitiche hanno messo in evidenza come i fattori emotivi concorrono a costituire i processi di apprendimento. Lo sviluppo dell’intelligenza del bambino è fortemente influenzato dall’ambiente di vita del bambino e dalle relazioni che instaura con le persone. In un ambiente sterile, privo di relazioni significative capaci di sostenere affettivamente il bambino e di spronarlo emotivamente all’apprendimento, l’intelligenza perde di vitalità, limitando la creatività e la potenzialità. Non ci riferiamo unicamente a situazioni familiari maltrattanti, ma a tutti quei contesti in cui gli adulti mostrano scarsa attenzione ai bisogni e ai desideri più profondi dei bambini. Famiglie dove vige una sterile circolazione di emozioni e affettività non sono ipostimolanti solo per la vita emotiva del bambino, ma anche per il suo sviluppo intellettivo. Con l’ingresso del bambino a scuola tutti gli adulti si concentrano sulle prestazioni intellettuali. Ma, come abbiamo detto, l’intelligenza e le prestazioni intellettuali sono solo un aspetto della personalità che concorre insieme allo sviluppo emotivo a sostenere i processi di apprendimento. Secondo Carl Rogers (1974), la scuola non sarebbe capace di occuparsi della crescita globale di bambini e ragazzi e di educare la persona intera, ma si occuperebbe dell’allievo solo “dal collo in su”, come se questi fosse una testa vagante e non una persona. Proviamo a pensare come cambiano le richieste che gli adulti fanno al bambino che va a scuola.

Se nella scuola per l’infanzia il gioco e il disegno rappresentano ancora ottimi canali comunicativi della sfera emotiva, nella scuola primaria di colpo questi linguaggi subiscono una forte limitazione, senza che l’alunno possa trovarne altri in sostituzione. Il bambino passa da un ambiente di apprendimento che prende in considerazione la globalità della persona – la testa e il corpo, l’intelligenza e le emozioni – a una scuola primaria che spesso, anche per le disposizioni che la definiscono, punta molto sull’aspetto razionale della personalità. Al bambino viene chiesto di stare seduto dietro un banco, ovvero di mostrare la sua testa e di calmare il suo corpo e le sue emozioni. L’errore più diffuso è quello di fraintendere una naturale crescita emotiva, dove il bambino deve essere sostenuto nel trovare modalità espressive alternative e adeguate al nuovo setting scolastico, con una negazione da parte degli insegnanti di tale aspetto della personalità. Così, a volte, quando un bambino si troverà ad affrontare una richiesta non adeguata al suo sviluppo emotivo, non avendo un canale privilegiato per comunicare la propria ansia, potrà utilizzare comportamenti compiacenti che rinforzano le dimensioni meno flessibili della sua personalità. Questi comportamenti possono favorire la formazione di un “falso Sé” che impedisce al bambino non solo di esprimere se stesso, ma di riconoscere e sviluppare gli aspetti più autentici della sua personalità (Winnicott, 1971). Se l’intelligenza e lo sviluppo emotivo concorrono a definire le capacità di apprendimento di un alunno, chiunque si occupi d’insegnamento deve obbligatoriamente porre attenzione contemporaneamente a questi due elementi. Solo riuscendo a comprendere nella propria didattica anche l’aspetto emotivo dell’alunno, si potrà favorire una crescita armonica e avere un insegnamento capace di far assimilare i contenuti proposti, rimuovendo gli elementi emotivi che ostacolano l’apprendimento stesso.

INTERVISTA A GALIMBERTI

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Umberto Galimberti: le mappe emotive from Wise Society on Vimeo.

MILLY, MOLLY E PENNY (età da 3 a 7 anni)

Indice
Scheda libro
La rabbia nei bambini
Gill Pittar

Scheda libro

MILLY, MOLLY E PENNY

Gill Pittar
€ 5,90
Editore Edt

pagg.32

La mucca Penny è sempre arrabbiata, finché un giorno vede allo specchio il suo muso imbronciato… e non le piace per niente!

La rabbia nei bambini

La rabbia è la prima tappa dell’accettazione della frustrazione: Quando un bambino si arrabbia perché non può ottenere ciò che desidera , esprime una emozione per poter ritrovare , successivamente , un equilibrio ed accettare la mancata realizzazione del desiderio.E’ una tappa necessaria della crescita per poter imparare a rinunciare, le tappe dell’accettazione sono:

1) la negazione
2) la rabbia
3) la contrattazione
4) la tristezza
5) l’accettazione

Accettare il no significa passare attraverso un sentimento , naturale ed evolutivo, che è la collera.
Soddisfare un bambino perché non si arrabbi, evitargli sentimenti di tristezza, a tutti i costi, significa rendere più difficile, per lui, lo sviluppo del sentimento di identità. Di fronte all’impossibilità di soddisfare le sue richieste , un genitore deve riuscire a sopportare la reazione per permettergli di superare la fatica di accettare i limiti.

Ovviamente ,una frustrazione ingiusta, una rigidità eccessiva ( che esprime solo potere) può essere “distruttiva”ed inutile per la sua crescita.

Gli adulti sanno che , per fronteggiare una ingiustizia o una “invasione” , l’emozione che si “mette in atto” è proprio la rabbia con il significato di difesa. L’intelligenza emotiva permette di incanalare questa emozione , strada facendo, e di esprimerla in modo meno devastante per tutti; un bambino deve imparare a farlo, deve imparare a distinguere la collera dalla violenza ( difficoltà a gestire la collera) che si rivolge contro l’altro , accusa e tenta di distruggere. La violenza è il tentativo di proteggersi dall’intensità del dolore proiettandolo sull’altro .Quando il malessere è troppo intenso e non si trova il modo ,per far arrivare il proprio messaggio , la collera si trasforma in violenza e rende ancora più incomprensibile ciò vorrebbe esprimere.

Esistono collere sane , quindi, non violente e costruttive e collere eccessive che si trasformano in violenza.

Le prime devono essere ascoltate, le seconde decifrate; entrambe devono essere rispettate perché esprimono bisogni.

Il modello che i genitori offrono è fondamentale perché il bambino vada in una direzione o nell’altra. Se un genitore non controlla la sua rabbia o esprime i suoi messaggi con la violenza non fa che trasmettere la stessa modalità; se deride un bambino o lo affronta alla pari sentendosi in competizione disturba la naturale evoluzione verso una adeguata gestione delle emozioni.

Di ragazzi violenti e , apparentemente privi di emozioni, è piena la cronaca ; purtroppo la radice và sempre cercata nell’infanzia .

Da sottolineare non è la colpa ma l’errore di sottovalutare l’impronta che gli adulti danno ; a torto si pensa che soddisfare ogni bisogno possa creare ragazzi più sereni. Al contrario , è l’incapacità di sopportare le reazioni dei figli ( con risposte violente o eccessivamente permissive) che porta al dilagare del malessere. La società civile ha di sicuro le sue responsabilità ma il bambino impara i suoi primi passi in famiglia ed la famiglia che può e deve offrire un futuro senza quei vuoti, espressione di una carente identità.

Bibliografia: “Le emozioni dei bambini” di I. Filliozat

(tratto da www.genitoriquasiperfetti.com)

GILL PITTAR
Gill Pittar, neozelandese, è figlia di un agricoltore e cresce in campagna, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza. Terminati gli studi, Gill si trasferisce con il marito John in una fattoria a Gisborne, e con i quattro figli vive qui seguendo i ritmi della natura e della vita rurale. Vicende familiari impongono ai Pittar cambiamenti radicali: la famiglia si trasferisce ad Auckland, dove Gill apre “Rural Delivery”, un negozio in cui vende i prodotti dell’artigianato locale. Qui inventa e confeziona con le proprie mani le bambole Milly e Molly, spinta dal desiderio di promuovere l’accettazione delle differenze e ricordando le esperienze vissute a scuola dai suoi figli e dai loro compagni maori. Così nascono le prime avventure, raccontate a voce da Gill, che poi ha l’idea di scriverle e di inventarne di nuove. Gill, adesso nonna, non ha ancora smesso.