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Partorire e accudire con dolcezza (S.J. Buckley 2012)

partorire-e-accudire-con-dolcezza_52537Partorire e Accudire con Dolcezza

La gravidanza, il parto e i primi mesi con tuo figlio, secondo natura

Prezzo € 29,00
Il Leone Verde Edizioni
Pagine 396
Anno: 2012

  1 riassunto

   2 indice

   3 recensione di Daniela Spiller

 

 

 

 

 

1 RIASSUNTO

Sapere è potere, partorire è potere. Con questo testo rivoluzionario Sarah J. Buckley, esperta di gravidanza e parto nota e apprezzata in tutto il mondo, fa luce sull’evento nascita e sui primi mesi da genitori mettendo a disposizione delle future mamme e dei futuri papà conoscenze attinte alla saggezza antica e alla medicina moderna.

Un testo che approfondisce la fisiologia del parto normale (o, come lo definisce l’autrice, “nascita indisturbata”) mostrando quanto va perso quando tale esperienza viene vissuta come mero evento medico.

Nella prima parte, alla scrupolosa descrizione di gravidanza e parto medicalizzati (che prevedono il ricorso a ultrasuoni, epidurale, induzione e cesareo) e di scelte più naturali (parto in casa, rifiuto dell’epidurale o di farmaci durante la fase espulsiva) si intreccia il racconto dell’attesa e della nascita dei quattro figli dell’autrice – dati tutti alla luce tra le mura domestiche.

La seconda parte prende in esame gli studi scientifici su attaccamento, allattamento materno e sonno infantile, ed esorta i neogenitori a operare scelte attente e amorevoli durante i primi mesi con il proprio bambino.

Testo documentato con rigore, profondamente umano e meravigliosamente scritto,Partorire e accudire con dolcezza accompagna i genitori più sensibili verso una maggior consapevolezza e fiducia in se stessi e nel proprio bambino, guidandoli nella meravigliosa danza della nascita e della crescita di un figlio.

2 INDICE

INDICE:

PRIMA PARTE: Partorire con dolcezza

  • Rivendichiamo il diritto di ogni donna a partorire
  • Visioni e strumenti per una nascita istintiva
  • Risanare la nascita, risanare la terra
  • Tuo il corpo, tuo il bambino, tua la scelta. Come decidere con saggezza
  • Le ecografie
  • Nascita indisturbata
  • L’epidurale
  • Lascia che vada come deve andare
  • Il taglio cesareo
  • La scelta del parto in casa

SECONDA PARTE: Accudire con dolcezza

  • Amore, attaccamento e cervello del bambino
  • Allattamento al seno
  • Mamme, bebé e la scienza della condivisione del sonno
  • Epilogo – Diventare genitori

3 RECENSIONE DI DANIELA SPILLER

Ho avuto l’onore di sedere accanto a Sarah Buckley e di fare da tramite alle sue parole ed ai suoi pensieri.
Una donna meravigliosa, una professionista che abbina la conoscenza nel campo della gravidanza e del parto al cuore, un grande cuore di mamma.
Come racconta nel suo libro “Partorire ed accudire con dolcezza”, ricco di nozioni ma anche di storie personalissime sui suoi quattro parti in casa, Sarah ci ricorda quali sono le condizioni affinché l’incontro di una mamma con il suo bambino al momento del parto possa avvenire in modo naturale, sostenuto dai potentissimi ormoni che ne regolano il corso. Un luogo che permetta di sentirsi in intimità, al sicuro, inosservate, l’assenza di estranei, luci tenui e temperatura calda: questi sono gli elementi fondamentali di cui una donna ha bisogno durante il parto.
Tratto dal libro: “La nascita indisturbata consente il rilascio più dolce del cocktail degli ormoni del parto, rendendo più semplice il passaggio – psicologico, ormonale, fisiologico ed emotivo – dalla gravidanza al parto fino alla novità della maternità e dell’allattamento, per ogni donna. […] Parto indisturbato non significa parto indolore. Gli ormoni dello stress rilasciati sono simili a quelli riscontrabili in un maratoneta, il che riflette la maestosità dell’evento, oltre a spiegarne alcune sensazioni. Come per un maratoneta, il compito della donna che partorisce non è tanto evitare il dolore – il che di solito peggiora le cose – quanto capire che quella è una prestazione estrema dell’organismo, per la quale il corpo umano è stato mirabilmente progettato. La nascita indisturbata ci dà il margine per seguire il nostro istinto e per scoprire il nostro ritmo in un’atmosfera di fiducia e di sostegno, che contribuirà a ottimizzare gli ormoni del parto, aiutandoci a trasfigurare il dolore”.

Il meraviglioso cocktail ormonale aiuta la mamma ad entrare in “uno stato di coscienza alterato”, “un altro mondo”. Gli indiani d’America dicevano che, in questo particolare momento, la mamma esce da suo corpo, va alla ricerca dell’anima del suo bambino e lo porta a sé. La trovo un’immagine meravigliosa!

Allattamento, attaccamento materno e comunicazione empatica con il bambino non possono che giovare da questo primo e magico incontro, soprattutto se lasciato alla sua naturalità e sacralità.

Questo è il progetto di Madre Natura per garantire benessere, estasi e sicurezza!

Daniela Spiller

A Family Is a Family Is a Family – Cos’è una famiglia? (2010)

hbofamilyA Family Is a Family Is a Family – Cos’è una famiglia? (2010)

Documentario, durata 41′

Regia diAmy Schatz
Con Rosie O’Donnell, Ziggy Marley, Elizabeth Mitchell

 

 

 

 

 

LA TRAMA

Le testimonianze di diversi bambini offrono riflessioni toccanti, profonde e spesso divertenti, su cosa significa per loro la famiglia. Tra i bambini, ve ne sono alcuni con situazioni familiari particolari, come chi ha due padri o due madri, una ragazza adottata dai genitori in Cina o tre fratelli che vivono con la madre e la nonna. Alle loro riflessioni si affiancano gli interventi di Rosie O’Donnell (che parla della propria famiglia con la figlia Vivienne Rose) e diversi intermezzi musicali, alcuni dei quali di Ziggy Marley (che canta con la madre e la sorella) e della musicista folk Elizabeth Mitchell (che canta con il marito e la figlia di sette anni).

IL PROGRAMMAZIONE SU LAEFFE

  • A FAMILY IS A FAMILY – COS’E’ UNA FAMIGLIA?
    LUNEDÌ 1 LUGLIO ALLE 21:45

     

  • A FAMILY IS A FAMILY – COS’E’ UNA FAMIGLIA?
    MERCOLEDÌ 3 LUGLIO ALLE 22:45

     

  • A FAMILY IS A FAMILY – COS’E’ UNA FAMIGLIA?
    SABATO 6 LUGLIO ALLE 20:05

     

  • A FAMILY IS A FAMILY – COS’E’ UNA FAMIGLIA?
    DOMENICA 7 LUGLIO ALLE 23:10

Oh-oh! di Chris Haughton, ed. Lapis (età dai 2 anni)

aaaoh-ohOh-oh! di Chris Haughton, ed. Lapis
età: dai 2 anni
argomento: mamma, incontro, emozioni, animali, nanna, crescere, umorismo, ecologia e ambiente
pagine: 40
formato: 25×26
PREZZO:   € 13,50

Indice

-presentazione libro
-immagini
-recensioni
– premi

 

 

Presentazione  libro
Oh-oh! Il Gufetto è caduto dal nido. Dov’è la sua mamma? Niente paura: lo Scoiattolo più tonto del bosco lo aiuterà a ritrovarla, peccato però che non abbia la più pallida idea di come sia fatta una Mamma Gufo! Per fortuna, dopo una strampalata quanto fallimentare caccia alla mamma perduta, i due incontreranno un ranocchio che riuscirà a riportare il piccolo dalla vera Mamma Gufo. Finalmente anche i bambini italiani potranno leggere questa spassosissima storia scritta e illustrata dal giovane designer irlandese Chris Haughton. Premio DUTCH PICTURE BOOK OF THE YEAR 2012 “MIGLIOR LIBRO DA LEGGERE AD ALTA VOCE”.
…E il finale è tutto da ridere!

IMMAGINI

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RECENSIONI
la Repubblica
Andersen
Libri e marmellata
Heykiddo
Liberweb
La Stampa
Atlantidekids
cittadeibimbi
Vivere (La Sicilia)
Mangialibri
Luuk Magazine
Liberweb
Donna Moderna Bambino – Mammechefatica
la Repubblica

 

PREMI

PREMIO ANDERSEN 2013 – MIGLIOR LIBRO 0/6 ANNI
SUPER PREMIO GUALTIERO SCHIAFFINO 2013 – LIBRO DELL’ANNO

Le motivaizoni della giuria:
“Per aver saputo riproporre in forme nuove e accattivanti un tema già presente in altri libri per piccoli lettori.
Per aver declinato il motivo della ricerca (a lieto fine) con sapida,
impensata e al tempo stesso disarmante felicità progettuale.
Per il colto e variegato lindore delle illustrazioni”

A bit Lost (tr. it. Oh-oh!), ha conseguito un grande successo di critica e di pubblico, testimoniato dalla vittoria di numerosi premi e riconoscimenti internazionali:

UK
AOI Best of British Illustration Gold Prize 2010 (Childrens Book Category) UK
The Booktrust Best New Illustrators Award UK
Winner of the Cambridgeshire Picturebook of the year 2011 UK
Long list for the UK Literary Association award
Shortlisted for the British Book Design awards
Longlisted for the CILIP Kate Greenaway award 2012
Waterstones Childrens Book Prize Nomination

IRE
Winner of the Bisto Childrens Book of the Year 2011 Ireland
Winner of the Eilis Dillion Best Debut Book of the Year 2011 Ireland

US
Winner of the Marrion Vannette Ridgway award for best debut picturebook USA

Olanda
Winner of the Dutch Picture Book of the Year 2012

Canada
Winner Early Years Niagara Award

Francia
Nomination Prix des bébés lecteurs de Nanterre Baby Readers’ Prize 2012
Winner Prix Sorcières 2012

Svizzera
Winner of Prix P’tits Mômes Ginevra

Internazionale
IBBY Honour List

NUOVE FAMIGLIE (Leggi gli articoli della rivista Pedagogika.it)

” Nel clima in cui viviamo, definito dai sociologi individualismo di massa, molti genitori non soltanto  organizzano, di fatto, la vita familiare in chiave difensiva, ma trovano difficile negare qualcosa ai loro figli, sia perchè si identificano in loro, sia perchè li vogliono proteggere dal mondo ostile, sia perchè pensano che cedendo alle loro richieste li fanno sentire, se non superiori, almeno uguali ai loro coetanei, sia, ancora perchè hanno difficoltà a tollerare il minimo segno di malumore nei figli.”  (Anna Oliviero Ferraris)

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NOVITA’ PEDAGOGIKA.IT

GENNAIO/FEBBRAIO/MARZO 2013

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Pedagogika.it

Anno 2013 – XVII – 1

Legami in cambiamento e nuove famiglie

Sommario e anticipazioni di lettura

SITO RIVISTA

Editoriale – Maria Piacente

../ Dossier/Legami in cambiamento e nuove famiglie

9 Introduzione

10 Oltre la famiglia naturale, Chiara Saraceno

14 Una pluralità di modi di vivere insieme, Gian Carlo Blangiardo, Stefania Rimoldi

23 La famiglia e le vicissitudini del suo genoma, Pierpaolo Donati

28 Nuove famiglie, nuovi compiti di sviluppo, nuovi costrutti di analisi, Laura Fruggeri

34 Le famiglie oggi in Italia: cambiamenti psicosociali e intergenerazionali, Eugenia Scabini

40 Famiglia, valori e percorsi di coppia in Italia, Giovanna Rossi

47 Nella buona e nella cattiva sorte… Silvia Vegetti Finzi

54 Labilità dei matrimoni e nuove famiglie, Giulia Paola Di Nicola, Attilio Danese

60 Una famiglia sempre meno socializzante? Anna Oliverio Ferraris

64 Nuove famiglie o nuovi sguardi? Prendersi cura dei legami in un’ottica pedagogica, Laura Formenti

70 Andare oltre la crisi educativa delle famiglie: quali i compiti della pedagogia? Alessandra Gigli

75 Dal familiare al sociale. Il doppio attraversamento dell’adolescente migrante, Maria Laura Bergamaschi

80 Due mamme, due papà, tanti nonni e un sacco di fratelli, Cristina Bernacchi, Silvia Pinciroli, Davide Scheriani

../Temi ed esperienze

87 Tra fiaba e vita. Quando le donne sono potenti, Maria Cristina Mecenero

92 Maratona di lettura. I libri parlano a Rovigo, Silvia Rizzi

95 La mediazione culturale nei servizi socio-sanitari, Lucia Ientile

../Cultura

101 Scelti per voi,

  • Libri – Ambrogio Cozzi (a cura di)
  • Musica – di Angelo Villa
  • Cinema – di Cristiana La Capria

113 Arrivati in redazione

115 Questioni di genere a cura del Progetto Alice

118 Sillabario pedagogiko di Francesco cappa

 

 

Sister (Meier 2012)

sister-lea-seydoux-e-kacey-mottet-klein-sono-fratello-e-sorella-in-una-scena-del-film-237417Sister

Regista: Ursula Meier

Anteprima nazionale: 13 febbraio 2012

Durata: 100 minuti

Musica: John Parish

Cast: Léa Seydoux, Gillian Anderson, Martin Compston, Jean-François Stévenin, Altro

Sceneggiatura: Ursula Meier, Antoine Jaccoud,Gilles Taurand

Trama

Il dodicenne Simon e sua sorella Louise vivono in Svizzera nelle case popolari del cantone Vallese, sulle Alpi. Simon, il bambino, mantiene entrambi rubando sci e attrezzatura sportiva ai ricchi sciatori in vacanza per poi rivenderli.

Simon sembra così riuscire a legare a sé la sorella inaffidabile e sempre pronta a trascurarlo per l’uomo di turno, ma proprio davanti a uno di questi il bambino farà la rivelazione capace di sconvolgere ulteriormente il debole equilibrio familiare e di spezzare la trama del film in due.

Si scopre infatti che Louise è in realtà la madre del ragazzino e che tutta la sua insofferenza nell’essere madre non viene celata a Simon, costretto ad accontentarsi di un amore fraterno da parte di una mamma che si fa chiamare “sister”.

Tuttavia nella solitudine più disperata di questa valle Simon e Louise, pur faticando a trovare un punto di contatto meno squallido di quello dei soldi, non possono fare a meno uno dell’altra come è evidente dallo sguardo che i due, cercandosi, si scambiano dalle cabine della funivia che vanno in direzioni opposte nella bellissima scena finale.

Recensione 

 

Il cinema ha spesso raccontato storie di giovani e giovanissimi ladri, di bambini e ragazzini che vivono ai margini della società procurandosi come possono il necessario non solo per sopperire ai propri bisogni materiali, ma anche per esigenze solo apparentemente meno tangibili. Se è vero, infatti, che dietro la concretezza di ogni nostra azione, di ogni nostro gesto, si nasconde un universo simbolico fatto di desideri, tabù, sogni e trasgressioni, per un bambino o un adolescente forse questo è ancora più vero e offre la possibilità di analizzare la semplice linea degli eventi che scorrono sullo schermo all’interno di un orizzonte di senso più complesso e articolato. Sister, della giovane cineasta franco-elvetica Ursula Meier(qui alla sua seconda prova nel lungometraggio), non viene meno a questo schema, anzi lo rende quanto mai esplicito, raccontando le vicende del dodicenne Simon e della sua consanguinea Louise poco più che adolescente, residenti in una località svizzera ai piedi di una stazione sciistica meta di turisti in cerca di piste innevate e lussuosi resort. Simon è un intruso in questo mondo dorato, dato che vive a fondovalle, in un piccolo appartamento di un condominio popolare (il cui squallore è reso ancor più evidente dal contrasto con il panorama circostante, costellato di boschi lussureggianti e cime innevate), ma si muove con estrema sicurezza, confondendosi con i turisti che ogni giorno in funivia raggiungono le piste per sciare. Nel corso delle sue ascensioni, infatti, il protagonista svaligia gli zaini lasciati incustoditi dai villeggianti, impossessandosi di ogni accessorio che in seguito rivende a prezzi stracciati ai meno fortunati valligiani. Louise, che, vista la maggiore età, dovrebbe essere per Simon una figura protettiva e accudente, invece vive alle sue spalle, confidando sull’abilità del ragazzino nel furto e sui ricavi che riesce a trarre da questa attività illecita. Ma c’è di più: Simon a volte è costretto a contrattare con la ragazza – una figura misteriosa che spesso si eclissa per giorni senza dare notizie, persa dietro improbabili avventure amorose – per ottenere, in cambio di soldi, un po’ di calore umano (poter dormire con lei, ottenere qualche carezza, qualche parola affettuosa) che per lui, poco più che bambino, rappresenta un bisogno emotivo irrinunciabile ma che lei, non ancora adulta, non riesce a dargli incondizionatamente. Anche i sentimenti, dunque, per Simon sono monetizzabili, riconducibili a un controvalore economico al pari di ogni altra merce o oggetto, né più né meno che per un adulto che cerchi conforto alla propria solitudine in un rapporto a pagamento. Se, dunque, come si diceva in apertura, nel furto compiuto da un bambino è possibile rintracciare il desiderio di risarcire un universo affettivo limitato, il bisogno di segnalare una condizione di disagio, nel caso di Simon costituisce l’unico mezzo concreto per ottenere ciò che gli manca, all’interno di un contesto nel quale tutto può diventare oggetto di scambio. È solo verso la metà del film che la Meier rivela quale oscuro segreto familiare grava sui due protagonisti, la ragione della loro affettività distorta, attuando un capovolgimento repentino del punto di vista dello spettatore sulla vicenda e una ridistribuzione dei ruoli (già abbastanza confusi) tra i personaggi che, tuttavia, non produce catarsi e non risarcisce dell’angoscia suscitata dal rapporto disfunzionale di Simon e Louise. Disagio sociale, familiare e affettivo trovano nella figura del protagonista e in quella di Louise, nella strana famiglia da essi formata, una sintesi di straordinaria efficacia: la loro è una condizione in cui l’abbandono da parte dei servizi sociali è reso ancora più evidente dall’isolamento dei luoghi in cui è ambientata la vicenda (eppure siamo nella civilissima Svizzera) e dal contrasto con l’atmosfera svagata e vacanziera della stazione sciistica che li sovrasta. Appeso a un filo, quello della funivia che copre la distanza e il dislivello (non soltanto fisico ma anche sociale) tra le due location del film, Simon percorre uno spazio soprattutto simbolico, sospeso tra due dimensioni. La prima, a cui forse ambisce di appartenere (anche se dichiara di non saper sciare e di non voler neanche imparare), è un universo alle spalle del quale vive, che lo respinge ed emargina socialmente ma grazie al quale sopperisce ai propri bisogni, un non luogo che si riempie e si svuota di presenze a seconda della stagione e dei capricci del tempo meteorologico. La seconda è un mondo all’interno del quale Simon si è ricavato una propria nicchia, il piccolo appartamento spoglio e disordinato (in fondo, un altro non luogo), specchio della disfunzionalità del nucleo familiare al quale appartiene, un rifugio nel quale, tuttavia, non trova spazio quell’affettività e quell’accoglienza di cui avrebbe bisogno. È proprio all’interno di quella funivia sospesa tra questi due non luoghi, quella dimensione a metà strada tra terra e cielo, che il film si conclude con un’inquadratura formidabile, capace di far incrociare gli sguardi dei due protagonisti, consci di non poter fare a meno, malgrado tutto, l’uno dell’altro, e lasciare il finale aperto alla speranza in un futuro forse più sereno. Sister, che alla scorsa edizione del Festival di Berlino ha ottenuto una menzione speciale della giuria, colloca la Meier dalle parti dei fratelli Dardenne, per i profondi risvolti sociali della vicenda narrata e, allo stesso tempo, per la capacità di non concedere nulla a quell’ansia dimostrativa che spesso affligge i film d’autore cosiddetti impegnati. Questo rigore, ovviamente, non contraddice lo spirito di denuncia insito nel racconto, ma filtra il tutto attraverso il ritratto sensibile di due giovani esistenze allo sbando, la descrizione del loro rapporto conflittuale ma umanissimo, il loro legame ambiguo eppure necessario. A far da contorno ai due protagonisti un microcosmo inedito, il dietro le quinte delle settimane bianche di tante famiglie più o meno abbienti, popolato di addetti alle funivie, inservienti, camerieri e cuochi: vite precarie, esistenze stagionali costrette a migrare inseguendo la neve e i suoi appassionati, il volto reale che si cela dietro un manto nevoso candido in superficie ma che nasconde una realtà sociale come tante altre. Il rigore della Meier si riflette, allo stesso modo, nel suo sguardo sul paesaggio: la regista non concede enfasi agli splendidi panorami alpini che circondano la stazione sciistica, restringendo il campo a una descrizione minuta delle azioni di Simon e ai luoghi nei quali compie i furti (spogliatoi, bagni, vestiboli, luoghi di transito, di passaggio, ancora non-luoghi, simbolo di un’esistenza ai margini), mentre a dominare sono gli inediti scorci di un fondovalle anonimo e desolato, non molto diverso dalle periferie di tante metropoli.

Fabrizio Colamartino  minori.it

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La tenerezza e la paura. Ascoltare i sentimenti dei bambini.(Bernardi-Tromellini 2004)

la-tenerezza-e-la-paura_31288La tenerezza e la paura. Ascoltare i sentimenti dei bambini

Bernardi Marcello – Tromellini Pina

Prezzo € 9,00

EditoreTEA

Anno pubblicazione2004

Numero pagine150

«Questo libro è nato dalla condivisione di un’unica concezione del bambino, del suo mondo e del suo futuro. Un bambino libero, potente, costruttore che ha tante cose da dire e da insegnare anche ai grandi. Un bambino affascinante che, a sua volta, può essere affascinato o spento dal contesto in cui ha avuto la fortuna o la sfortuna di nascere.»

Due guide d’eccezione – Marcello Bernardi, il grande pediatra italiano recentemente scomparso, e Pina Tromellini, pedagogista nelle scuole materne di Reggio Emilia – hanno raccolto, interpretato e commentato i pensieri e i sentimenti dei bambini sulla base delle proprie differenti esperienze professionali. Senza essere un vero e proprio manuale, ma piuttosto una lunga conversazione, questo libro ci suggerisce cosa e come fare per entrare nel meraviglioso mondo dell’infanzia: fermarsi un istante, partire dalle esperienze di tutti i giorni e ascoltare le voci dei bambini.

Marcello Bernardi, scomparso nel 2000, fu professore di Puericultura all’Università di Pavia e di Auxologia all’Università di Brescia, e inoltre, presidente del Centro Educazione Matrimoniale e Prematrimoniale Italiano.

Pina Tromellini, pedagogista e specialista in terapia familiare e infantile, ha lavorato a lungo nell’équipe del professor Loris Malaguzzi. Da oltre vent’anni inoltre opera presso le strutture pubbliche per l’infanzia di Reggio Emilia. È consulente di case editrici e riviste specializzate.

“Caro Babbo Natale”, nelle letterine i sogni e le paure dei bambini

“Caro Babbo Natale”, nelle letterine al Corriere i sogni e le paure dei bambini

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Caro Babbo, fai ricrescere la betulla che si è spezzata nel mio giardino?». «Caro Babbo, vorrei che la mia mamma e il mio papà smettessero di litigare e tornassero insieme». «Ehi, Babbo, porti un regalo anche al mio amico Redi, che è musulmano?». «Ma le tue renne puzzano davvero? E tu, quando giochi con me?» Disegnate. Via mail. Su cartoncini colorati o figli di quaderno. Sognanti, confidenziali o piene di richieste…..

Leggi l’articolo completo sul corriere.it

Leggi le lettere inviate sul corriere.it

 

Home (Meier 2008)

 000dfa8f_mediumTitolo originale HOME

Produzione Francia, Svizzera, Belgio

Anno 2008

Durata 98 min

Genere commedia drammatica

Regia Ursula Meier

 

 

Trama

La vita di una famiglia, composta da madre, padre e tre figli, scorre tranquilla e allegra nella loro isolata casa di campagna, situata a pochi metri da un’autostrada mai terminata. Ma la loro quiete viene interrotta da una notizia che speravano non dovesse mai arrivare: la strada verrà ultimata ed aperta al traffico in brevissimo tempo. Ciò accade e in pochi giorni l’autostrada viene invasa da migliaia di automobili. È la fine della serenità di questa famiglia; la confusione e il frastuono provocano il caos all’interno della loro casa, portando Marthe, la madre, ad un esaurimento nervoso, mentre Judith, la figlia più grande, fugge di casa. Il clima familiare si fa soffocante e Michel, il padre, decide di assecondare la moglie e tutti insieme prendono una decisione drastica e al tempo stesso suicida: barricarsi in casa, murando porte e finestre e isolandosi di fatto dal mondo. Ma proprio quando sembra che la situazioni diventi una tragedia e la famiglia sia condannata a morte per asfissia, è proprio la madre che abbatte una delle porte e permette all’aria di entrare. Tutta la famiglia, senza uno scopo, si allontana a piedi dalla casa, seguendo il sole.

 Recensione

Marthe, Michel e i loro tre figli vivono isolati lungo un’autostrada costruita da anni e mai inaugurata. Quel tratto d’asfalto è dunque parte del prato davanti a casa, o meglio ancora, parte di un gioco. Quando però l’autostrada viene messa in funzione e migliaia di macchine iniziano a sfrecciare, la famiglia attraversa impensate difficoltà ma alla fine scopre la solidarietà e l’amore al di sopra di tutto. Eccentrico e tenero, graffiante e a tratti esilarante,Home si candida come una delle commedie più originali dell’anno, grazie alle avventure di una famiglia bizzarra a cui è impossibile non affezionarsi. Accolto con entusiasmo all’ultimo Festival di Cannes, il film ha per protagonista una straordinaria Isabelle Huppert.La piccola casa nella prateria contro la volgare strada che sparge rumore e inquinamento: la metafora sembra chiara e il confronto manicheo, ma la posta in gioco di Home è ben altra. La lotta che si vede nel film è tutta interiore. Perché il fiume di macchine va soprattutto a incrinare l’equilibrio di questa famiglia, gettandola in una trincea estrema. Incapaci di rinunciare alla loro isola, i vari componenti della famiglia entrano in crisi e abbandonano il buon senso fino a perdere la ragione. La sceneggiatura si sposa perfettamente con la recitazione, la camera a spalla e il montaggio tagliente delle prime sequenze vengono poi sostituite con una realizzazione più statica e contenuta: scelte perfettamente adeguate al cambiare delle atmosfere e dei contenuti.

La scelta dei piani, come delle stesse immagini tendono a delineare l’isolamento dei personaggi. Anche la fotografia mostra questo scendere agli inferi dei vari membri della famiglia: i colori caldi iniziali vengono via via sostituiti dall’oscurità e da colori freddi.
Anche i rumori, il rumore dei motori e delle radio in lontananza sono solo l’eco di un mondo esterno vissuto come pericoloso.

Un film che ha come sua centrale caratteristica la mescolanza di toni (oltre che, come si è detto di colori e di suoni): momenti di dramma e di comicità di alternano con perfetta armonia compositiva così da dare allo spettatore un messaggio molto forte e chiaro sui contenuti autentici del film.

La critica francese

Thierry Méranger – Cahiers di Cinéma

«Se di favola si tratta, il suo contenuto non è così semplice. Nel film di Ursula Meier non c’è traccia di paradisi perduti o parabole ecologiste. Qualche scena d’interni, come quella della sala da bagno, è rivelatrice. Il luogo è decisivo, poiché mostra insieme l’apparente libertà dei corpi e la vertigine del soffocamento. La nudità originaria, infatti, non può essere accettata da tutti. La giovane Marion, coscienza pudica e sofferente della famiglia, non riesce ad adattarsi alla promiscuità dei corpi. Ed è così che dal frutto nasce il verme: la rinascita del traffico sull’autostrada non farà altro che svelare il carattere disfunzionale, i disaccordi e gli squilibri del sistema famigliare originale, mostrandone l’utopia e il pericolo mortale insito nella sua inscindibilità.
Ci si accorge, allora, che la figlia grande, Judith, egoista e fuori di testa, all’improvviso è uscita dal gruppo. Che la nevrosi materna e la devozione paterna – l’uomo non smette mai di alimentare la follia della moglie – costituiscono il collante dell’unità famigliare. Splendida e inquietante la complementarietà della Huppert e di Gourmet, rispettivamente musa e artefice di un ideale da incubo che fa scivolare il film da Tati verso Haneke. (…)
La sindrone buñueliana dell’angelo sterminatore, tipica della regista, si ritrova anche in Home, attraverso la dissezione dell’amour fou e la costante trasgressione della nozione di genere. Road movie dell’impasse, Shining del terzo tipo, Trafic* del settimo continente. Ci si rammenta anche che la meravigliosa Ursula ha di recente dato vita a un ritratto di Pinget, “re della contraddizione”. E tira fuori il meglio proprio dalle crepe di una sceneggiatura che ha il suo punto di forza nel fatto di non raccontare tutto».

Le Monde

«Sono rari i film capaci di tirare le fila di un intreccio imprevedibile. Il primo lungometraggio di Ursula Meier, una volta assistente di Alain Tanner, è al tempo stesso drammatico e burlesco, satirico e fantastico. Questa favola è immersa in un’estetica iperrealista che ricorda le pubblicità americane dedicate a glorificare gli elettrodomestici. (…)
Home segue il processo infernale di una famiglia che, nel voler coltivare la propria felicità marginale, non solo è braccata dai peggiori aspetti della civilizzazione (calca, mancanza di privacy, frastuono, inquinamento) ma si ritrova letteralmente imprigionata. Poiché la vita quotidiana di questi falsi Robinson diventa un incubo, i problemi nascosti della famiglia vengono a galla, e il film diventa la storia di una resistenza suicida. Non ci si comprende più, si dorme tutti nella stessa stanza che dà sul giardino, imbottiti di sonniferi, con le finestre sbarrate. Fino al soffocamento».

Di Grazia Casagrande wuz.it

Trailer

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MAMME ACROBATE (ELENA ROSCI 2007)

 

 

Autore: ELENA ROSCI

Titolo: MAMME ACROBATE

Editore: RIZZOLI

 

 

 

 

 

DALLA PREFAZIONE

Credo che i genitori di oggi amino più che mai i loro figli: li desiderano, ne limitano il numero per non privarli di nulla e, per quanto è possibile, li seguono personalmente preoccupandosi del presente e del futuro. Spesso però, di fronte a scelte, problemi e conflitti non sanno come comportarsi e si sentono spaesati e frastornati.  (Silvia Vegetti Finzi)

 

INTRODUZIONE

Le mamme di oggi vivono in bilico tra passato e futuro, tra figli e lavoro, tra realizzazione degli altri e realizzazione di sé. Lasciata alle spalle la sicurezza della famiglia tradizionale, le mamme acrobate vivono nell’incertezza: di valori, di ruoli, di identità. In questo loro viaggio creativo, riconoscono le loro contraddizioni, rinunciano all’onnipotenza e, soprattutto, accettano l’ambivalenza dei sentimenti. Non è facile rimettersi sempre in gioco, ma è proprio nel continuo domandare senza aspettarsi risposte che trovano la loro forza, anche quella di ritentare dopo aver sbagliato. Alla fine, ciò che le accomuna è la ricerca, l’aspirazione a un equilibrio che si conquista soltanto rischiando la propria fantasia, i propri sogni, la propria fragilità.

AUTRICE

ELENA ROSCI, psicoterapeuta, vive a Milano. Lavora all’Istituto Minotauro dove coordina l’équipe di psicologia femminile e insegna Psicologia della Coppia e della Famiglia presso la scuola di specializzazione in psicoterapia. Collabora con la Casa della Cultura. Ha pubblicato saggi sul femminile e l’adolescenza fra i quali: La seconda nascita (Unicopli 1990) con Gustavo Pietropolli Charmet, Io tu tutti (Archimede 1996) con Simona Rivolta. Ha curato due testi collettivi per Franco Angeli: Sedici anni più o meno (2000) e Fare male, farsi male (2003). elenarosci@alice.it