MILLY, MOLLY E PENNY (età da 3 a 7 anni)

Indice
Scheda libro
La rabbia nei bambini
Gill Pittar

Scheda libro

MILLY, MOLLY E PENNY

Gill Pittar
€ 5,90
Editore Edt

pagg.32

La mucca Penny è sempre arrabbiata, finché un giorno vede allo specchio il suo muso imbronciato… e non le piace per niente!

La rabbia nei bambini

La rabbia è la prima tappa dell’accettazione della frustrazione: Quando un bambino si arrabbia perché non può ottenere ciò che desidera , esprime una emozione per poter ritrovare , successivamente , un equilibrio ed accettare la mancata realizzazione del desiderio.E’ una tappa necessaria della crescita per poter imparare a rinunciare, le tappe dell’accettazione sono:

1) la negazione
2) la rabbia
3) la contrattazione
4) la tristezza
5) l’accettazione

Accettare il no significa passare attraverso un sentimento , naturale ed evolutivo, che è la collera.
Soddisfare un bambino perché non si arrabbi, evitargli sentimenti di tristezza, a tutti i costi, significa rendere più difficile, per lui, lo sviluppo del sentimento di identità. Di fronte all’impossibilità di soddisfare le sue richieste , un genitore deve riuscire a sopportare la reazione per permettergli di superare la fatica di accettare i limiti.

Ovviamente ,una frustrazione ingiusta, una rigidità eccessiva ( che esprime solo potere) può essere “distruttiva”ed inutile per la sua crescita.

Gli adulti sanno che , per fronteggiare una ingiustizia o una “invasione” , l’emozione che si “mette in atto” è proprio la rabbia con il significato di difesa. L’intelligenza emotiva permette di incanalare questa emozione , strada facendo, e di esprimerla in modo meno devastante per tutti; un bambino deve imparare a farlo, deve imparare a distinguere la collera dalla violenza ( difficoltà a gestire la collera) che si rivolge contro l’altro , accusa e tenta di distruggere. La violenza è il tentativo di proteggersi dall’intensità del dolore proiettandolo sull’altro .Quando il malessere è troppo intenso e non si trova il modo ,per far arrivare il proprio messaggio , la collera si trasforma in violenza e rende ancora più incomprensibile ciò vorrebbe esprimere.

Esistono collere sane , quindi, non violente e costruttive e collere eccessive che si trasformano in violenza.

Le prime devono essere ascoltate, le seconde decifrate; entrambe devono essere rispettate perché esprimono bisogni.

Il modello che i genitori offrono è fondamentale perché il bambino vada in una direzione o nell’altra. Se un genitore non controlla la sua rabbia o esprime i suoi messaggi con la violenza non fa che trasmettere la stessa modalità; se deride un bambino o lo affronta alla pari sentendosi in competizione disturba la naturale evoluzione verso una adeguata gestione delle emozioni.

Di ragazzi violenti e , apparentemente privi di emozioni, è piena la cronaca ; purtroppo la radice và sempre cercata nell’infanzia .

Da sottolineare non è la colpa ma l’errore di sottovalutare l’impronta che gli adulti danno ; a torto si pensa che soddisfare ogni bisogno possa creare ragazzi più sereni. Al contrario , è l’incapacità di sopportare le reazioni dei figli ( con risposte violente o eccessivamente permissive) che porta al dilagare del malessere. La società civile ha di sicuro le sue responsabilità ma il bambino impara i suoi primi passi in famiglia ed la famiglia che può e deve offrire un futuro senza quei vuoti, espressione di una carente identità.

Bibliografia: “Le emozioni dei bambini” di I. Filliozat

(tratto da www.genitoriquasiperfetti.com)

GILL PITTAR
Gill Pittar, neozelandese, è figlia di un agricoltore e cresce in campagna, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza. Terminati gli studi, Gill si trasferisce con il marito John in una fattoria a Gisborne, e con i quattro figli vive qui seguendo i ritmi della natura e della vita rurale. Vicende familiari impongono ai Pittar cambiamenti radicali: la famiglia si trasferisce ad Auckland, dove Gill apre “Rural Delivery”, un negozio in cui vende i prodotti dell’artigianato locale. Qui inventa e confeziona con le proprie mani le bambole Milly e Molly, spinta dal desiderio di promuovere l’accettazione delle differenze e ricordando le esperienze vissute a scuola dai suoi figli e dai loro compagni maori. Così nascono le prime avventure, raccontate a voce da Gill, che poi ha l’idea di scriverle e di inventarne di nuove. Gill, adesso nonna, non ha ancora smesso.