Essere scuola. Tra insegnare ed educare

Di W. BRANDANI e M. TOMISICH

Ed. UNICOPI

INDICE

PREMESSA

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LIBRO SCONTATO

INDICE

L’ALUNNO
Il complesso percorso di crescita del bambino dai sei ai dieci anni
Dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria
L’alunno dai nove ai quattordici anni
L’adolescente e le emozioni
La scuola nel percorso di sviluppo dell’adolescente
La sfida dell’andare a scuola

L’APPRENDIMENTO
L’apprendimento come fenomeno complesso
Il processo di apprendimento
Il contesto dell’apprendimento
I “nuovi attori sociali” nella scuola che educa
L’apprendimento e le emozioni
L’apprendimento e l’intelligenza
Le emozioni
Apprendere “comportamenti”

LA FAMIGLIA A SCUOLA
La famiglia
L’insegnante e la famiglia
Il contatto
I possibili compiti comuni
L’incontro come “relazione d’aiuto”
La comunicazione tra genitori e insegnanti

L’INSEGNANTE
Chi è l’insegnante: alcuni dati
Il linguaggio dell’insegnare
Insegnare ed educare
Compagni nell’insegnamento e nell’apprendimento
Educare per cambiare
Autorità e creatività
Responsabilmente impopolari
Quale creatività vogliamo dai nostri alunni?

LA SCUOLA E IL TERRITORIO
Il clima scolastico
Scuola e territorio: una scuola aperta al sociale
Contesti per una costruzione di risposte sinergiche di territorio

PROGETTARE A SCUOLA
Dal programmare al progettare
Il progetto come risposta a un problema
Il “colore” dell’insegnare
Osservare per progettare
Il progettare
Il percorso di costruzione del progetto
La verifica
La supervisione a scuola: una possibile proposta

DENTRO LA CLASSE
Presentazione di alcuni casi
Marco: l’importanza di un progetto educativo
Leonardo: l’importanza dell’osservazione
Mohamed: l’importanza di preparare l’accoglienza
Osvaldo: l’importanza di progettare con il territorio

Bibliografia

Filmografia

PREMESSA

Come spieghi cos’è la scuola a un’intelligenza superiore?
(Elliot nel film E.T. di S. Spielberg)

 

“La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” (art. 34 Costituzione italiana).

La scuola svolge da sempre sia un’azione culturale ma anche, come indicato nella Costituzione, una funzione educativa cercando di offrire pari opportunità e d’intervenire nelle situazioni di svantaggio affinché tutti gli alunni possano “raggiungere i gradi più alti degli studi”.

Eppure questa funzione educativa negli ultimi anni sembra essere sempre meno riconosciuta, anche dalle varie politiche ministeriali che, nell’ottica di “eliminare gli sprechi”, non hanno previsto di reinvestire, per la scuola stessa, le risorse recuperate, promuovendo progetti, servizi e attività di sostegno all’apprendimento.

Così si assiste ogni giorno a un impoverimento della scuola, che sta di fatto perdendo il suo ruolo di significativa agenzia educativa.

Questa mancanza di riconoscimento educativo e culturale favorisce uno spostamento dell’attenzione dal tema scolastico verso altre priorità, contribuendo a delineare un profilo periferico della scuola nella vita sociale; tali fenomeni hanno inoltre concorso a produrre negli insegnanti una crisi che investe il significato profondo della loro identità professionale, spesso percepita come priva di senso.

Sembra tuttavia importante riportare costantemente l’attenzione sul fatto che:
– non ci può essere scuola senza un progetto educativo e tanto più nelle situazioni in cui diventa ecessario sostenere il percorso degli alunni più in difficoltà;
– non ci può essere scuola che non si prenda cura di tutti i suoi alunni, anche degli alunni più “difficili”: “se si perde loro [i ragazzi più difficili] la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati” (Milani, 1967).

La scuola del nuovo millennio deve quindi pensare a nuove politiche e nuove modalità di organizzazione per riappropriarsi del dovuto riconoscimento all’interno della società e per sviluppare il proprio mandato etico.

Oggi la scuola non può più pensare di essere al centro della vita sociale solo per il fatto di essere scuola. L’istituzione scuola non può più basare il proprio riconoscimento sul dato che vi sono leggi che ne legittimano l’attività, ma deve testimoniare nei fatti e attraverso le sue azioni la sua specificità e irrinunciabilità.

Per riottenere un riconoscimento sociale condiviso è necessario che la scuola arrivi a mettete in campo imparzialità, riflessività e prossimità (Rosanvallon, 2008).

Una scuola fondata sull’imparzialità non è una scuola che tratta tutti allo stesso modo ma è una scuola capace di valutare le ragioni di tutti, elaborarle e restituire delle ricomposizioni, che “rappresentino un passo ulteriore, rispetto al quale le persone si sentano trattate giustamente” (Manoukian, 2010, p. 8).

La riflessività è la capacità che la scuola dovrebbe avere d’interrogarsi sul proprio agire, mettendo in campo strumenti di verifica e valutazione capaci di far emergere le indicazioni utili per individuare i cambiamenti di rotta necessari per un miglior funzionamento.

La prossimità dovrebbe rappresentare a nostro avviso l’elemento fondante della scuola. La scuola deve cercare, infatti, un rapporto costruttivo con i diversi attori sociali con cui interagisce; in primo luogo i genitori e le famiglie e successivamente con le comunità in cui opera e di cui è espressione. Deve inoltre interagire con il territorio su cui insiste, dando importanza e valore alle richieste delle realtà sociali, considerandone i contributi.

Una scuola che cerca d’immedesimarsi nelle problematiche che vengono segnalate dai cittadini e cerca di accettarle o di valorizzarle è una scuola che fonda il suo agire sulla prossimità.

Quando la scuola è oggetto di una contestazione o è al centro di fatiche e problemi, è possibile che si chiuda a riccio o che si collochi in una logica del muro contro muro, tuttavia diventa importante che reagisca mettendosi in posizione di ascolto rispetto a ciò che emerge dal contesto e accordi fiducia agli interlocutori esterni (Olivetti Manoukian, 2010).

Fare questo, essere cioè una scuola orientata alla prossimità, vuol dire essere una scuola erogatrice di servizi al territorio e, in tal modo, essere un attore della comunità in cui vive.

 

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“Essere scuola” tra insegnare ed educare
di W. Brandani e M. Tomisich
ed. Unicopli 13€
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Il libro vuole riportare l’attenzione sugli aspetti educativi e soprattutto relazionali presenti nell’attività di insegnare, affermando che non ci può “essere scuola” senza un progetto educativo capace anche di sostenere il percorso degli alunni più in difficoltà e di porre attenzione ai contributi possibili per i diversi attori interessati al processo di crescita delle nuove generazioni (istituzioni, famiglie, territori…). Il testo si rivolge sia agli attori coinvolti nel fare scuola – insegnanti, genitori ed operatori psicopedagogici – sia a tutti quei professionisti in formazione che intendono lavorare nella e con la scuola (educatori, psicologi, counselor, pedagogisti…).

LIBRERIA FERRARIO TRADATE Succursale Touring Club Italiano, Corso Bernacchi 78 – Tradate 0331 811 561