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COME FUNZIONA LA MAESTRA

come-funziona-la-maestraCOME FUNZIONA LA MAESTRA

Susanna Mattiangeli e Chiara Carrer

Ed. IL CASTORO

PUBBLICAZIONE febbraio 2013
DIMENSIONI 23 x 30 cm
PAGINE 28

Per bambini e adulti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un divertente e raffinato albo illustrato che parla ai bambini di oggi e… ai bambini di ieri.
“Dentro la maestra ci sono i numeri, le tabelline, i fiumi, i monti, l’orologio, i cinque sensi, l’uomo primitivo e tante altre cose che a poco a poco finiscono anche dentro ai bambini.”

Ci sono maestre lunghe o maestre corte. Maestre larghe oppure sottili. Maestre scure, chiare, ricce, lisce, a pallini, a fiori, a spirali, a scacchi e in varie fantasie. Anche a righe e a quadretti, naturalmente. E dentro le maestre, invece, cosa c’è? Un ritratto gioioso e scanzonato di tutte le maestre. Guarda bene, e troverai anche la tua o quella che hai conosciuto da piccolo!
Un intero universo da scoprire, per giocare con la curiosità dei bambini e sorridere insieme a loro sul mondo della scuola. Dedicato a una delle persone più importanti nella vita di ogni bambino.
Illustrazioni di Chiara Carrer.

RECENSIONI

di Micol De Pas

«Ci sono maestre lunghe o maestre corte. Maestre larghe oppure sottili. Una maestra piccola non è mezza maestra, così come una molto grande non vale doppio». Possono avere colori diversi, possono essere chiare, scure, ricce, lisce, a pallini, a scacchi… su quelle a righe si scrive e su quelle a quadretti si fanno le operazioni. Così le descrivono Susanna Mattiangeli e Chiara Carrer in Come funziona la maestra, un manuale per bambini, appena uscito per Il Castoro.

La maestra («che a volte è un maschio») è un essere a sé, diverso da tutti gli altri, perché «Dentro la maestra ci sono i numeri, le tabelline, i fiumi, i monti, l’orologio, i cinque sensi, l’uomo primitivo e tante altre cose che a poco a poco finiscono anche dentro ai bambini». Ma come tutti gli altri, si veste, è alta o bassa, ha i capelli in un certo modo e un carattere particolare. «Alcune sono sempre contente, altre sempre arrabbiate. Quando la maestra è arrabbiata si ferma tutto. Non si aggiunge più, non si riesce a dividere niente, i fiumi non scorrono e l’uomo primitivo resta bloccato con la lancia alzata. Solo se torna la calma, allora tutto ricomincia a funzionare».

Poi, un giorno, la maestra diventa quella di qualcun altro. Allora si potrà incontrarla per caso, al cinema, al supermercato e per la strada e sembrerà un grande come tutti gli altri. «Però quando se ne incontra una, si capisce. Si sa che quella era la maestra. Solo, è diventata un po’ più piccola. E insieme alla maestra, anche la classe, se ci si ritorna dopo qualche tempo, si è trasformata, è sempre la stessa classe, ma si è rimpicciolita».

Ma il gioco non finisce mai, perché «quando bisogna ritrovare una poesia, un lago o una vecchia storia sentita in classe, basta cercare bene e alla fine usciranno fuori tutti insieme, come li aveva messi la maestra, i più piccoli seduti davanti e i più alti dietro in piedi».

 

 RECENSIONE 2 

di Margherita D’Alessandro

 

È appena ricominciata la scuola, ne parlano i giornali, i tg, la gente per strada, i genitori che non vedevano l’ora di poter riorganizzare al meglio il tempo.

Io ricordo bene il mio primo giorno nella scuola elementare: ci radunarono tutti in palestra –  genitori e bambini – e aspettammo con pazienza che ci chiamassero. Ero curiosa di sapere che viso avesse la mia “prima” maestra, se fosse dolce o severa, simpatica o seria. Arrivò con un po’ di ritardo e … sorpresa! Si chiamava proprio come me. Poi ci mise in fila ed io diedi la mano a Loretta con cui avrei diviso 5 anni di studi e di giochi. Quest’anno ho visto mia nipote fare le stesse cose e mi chiedevo, guardando i volti di tanti bimbi, cosa possa passare nella loro mente quando lasciano la mano del genitore per seguire una persona, che li guiderà nei passi fondamentali dell’apprendimento.Così ho ripreso in mano “Come funziona la maestra” diSusanna Mattiangeli con le illustrazioni della grande Chiara Carrer (Il Castoro), un libro di qualche mese fa, e ho pensato di proporvelo perché quando l’ho letto la prima volta ho avuto un groppo in gola per l’emozione, sia come ex alunna che come insegnante.

Guardate un po’ se le sue parole non sembrano espresse da quei frugoletti con i grembiulini e gli zaini:

 

«Ci sono maestre lunghe o maestre corte. Maestre larghe oppure sottili. Una maestra piccola non è mezza maestra, così come una molto grande non vale doppio … Le maestre a un certo punto diventano maestre di qualcun altro. Si possono rivedere dopo un po’ di tempo, per la strada, al cinema, al mercato, e sembrano dei grandi come tutti gli altri. Però quando se ne incontra una, si capisce. Si sa che quella era la maestra. Solo, è diventata un po’ più piccola. E insieme alla maestra, anche la classe, se ci si ritorna dopo un po’ di tempo, si è trasformata. È sempre la stessa classe, ma si è rimpicciolita».

 

Quando ho avuto il libro tra le mani è stato amore a prima vista e il giorno dopo l’avevo già letto ai miei alunni.

Quelle parole toccavano in profondità i miei ricordi perciò ho pensato che la scrittrice doveva essere un po’ speciale e le ho rivolto qualche domanda:

        Susanna, parlaci un po’ di te.

Io sono nata a Roma. Non sono lunga né larga, sono ocra anche se a volte divento marrone perché se voglio posso cambiare colore. Milioni di anni fa ho studiato disegno e storia dell’arte, ho costruito pupazzi per spettacoli e per video di animazione, attrezzeria e mobili perché mi piace il lavoro manuale anche se da solo non mi basta. Adesso abito ancora a Roma con Lorenzo, Elisa e Pietro. Invento laboratori per i bambini in spazi privati e nelle scuole. Imparo tante cose e, in qualche modo, ne insegno anche. In effetti ho molte cose che mi rendono simile ad una maestra: ho una parte davanti e se mi giro a scrivere o a disegnare ho anche io una parte di dietro. A volte i bambini e le bambine mi chiamano maestra, solo che io non mi siedo quasi mai alla cattedra e, anche se parlo con molte maestre, non conosco la lingua segreta che le maestre parlano tra loro. L’ambiente della scuola mi riempie di idee e di parole che devo mettere da qualche parte. Così oltre a “Come funziona la maestra” Editrice il Castoro è appena uscito “La mia scuola ha un nome da maschio” Edizioni Lapis. Così per un po’ sono a posto e dopo scriverò di altri argomenti.

      Come è nato “Come funziona la maestra”?

Come dicevo, incontro molte maestre durante l’anno. Spesso maestre donne, perché nel nostro paese vicino ai bambini e alle bambine ci sono soprattutto le donne. Se invece aggiungi un pallone da calcio, arrivano subito gli uomini, mentre le donne e le bambine si allontanano.  Se si rimescolassero più le cose tra uomini, donne, bambini, bambine e palloni questo sarebbe un paese diverso, ma per adesso il maestro è una rarità e nel linguaggio comune si parla di “maestre”: esseri con borsetta e poteri speciali, supereroi con la messa in piega.

Quando ho pensato di scrivere un testo per un albo ci ho messo poco a decidere di parlare della maestra e non mi pareva una scelta tanto originale. Solo dopo aver finito ho realizzato che non era ancora stato fatto uno studio scientifico sull’argomento, ovvero sulle varie forme di maestra presenti in natura, su come si muove, come parla, dove vive eccetera.

 

          Hai un ricordo particolare dei tuoi insegnanti?

La mia prima maestra della scuola materna si chiamava Armida e nella sua classe c’era una casetta di legno dove entravamo in tantissimi a ricreazione. Quando ho votato per la prima volta sono tornata a trovare la casetta e ho visto che si era rimpicciolita. A fatica ci sarei entrata io da sola. A dire il vero, tutta la classe si era ristretta e mi sono sentita come Alice quando diventa enorme. La mia maestra preferita però è stata Patrizia, che mi ha insegnato a leggere e a scrivere cantando e suonando la chitarra. In seconda elementare è stata sostituita da un’altra che aveva una bacchetta di legno da sbattere sui banchi per fare silenzio, ci buttava spesso fuori dalla classe e ogni tanto ci tirava i capelli. Così ho imparato che ci sono vari modelli di maestra al mondo, e che non tutte funzionano allo stesso modo.

          Ricordi il primo giorno di scuola?

No, non ho un ricordo preciso. Se ci penso vedo l’immagine della mia mano al lavoro sui primi quaderni e mi torna in mente quanto mi sembrava facile leggere e scrivere. Credo che in questo Patrizia c’entrasse e mi chiedo se lei se ne sia resa conto. Era giovane e chissà se ha continuato ad insegnare, magari in quegli anni se n’è andata in giro di classe in classe lasciando cose preziose senza pensarci troppo su.

         Qual era la tua merenda preferita?

Mi piaceva il pane con la nutella ma mia mamma mi faceva certe fette deprimenti, piccole e con un velo marrone inesistente e allora nemmeno lo chiedevo più. Andavo a scuola tutti i giorni con un tegolino e un mandarino. Poi però a ricreazione mi dimenticavo di mangiare e lasciavo tutto nella tasca dello zaino. Alla fine della settimana la tasca era piena e bisognava scavare gli strati di mandarini e tegolini tutti schiacciati e mummificati.

         E il libro a cui eri più legata, quello che leggevi e rileggevi?

Io leggevo fumetti. Sempre, ovunque. Soprattutto Topolino, quello che usciva in edicola ma anche le vecchie storie degli anni cinquanta di cui mio padre aveva una grande raccolta. Adesso, a parte qualche storia classica veramente bella, non mi piace più per niente ma alle elementari era la mia fissazione. Oltre a quello leggevo molto Asterix e qualunque fumetto girasse per casa, compreso Linus che era per grandi, pieno di cose strane e incomprensibili. Non saprei dire quale sia stato il mio primo libro vero: a scuola ci facevano prendere dei libri in biblioteca di cui non ricordo niente se non una riduzione di Fabiola, una storia sui primi cristiani perseguitati che ha segnato il mio breve momento di misticismo. Di sicuro ho letto e riletto le Filastrocche in cielo e in terra di Rodari, che resta una specie di maestro invisibile dei miei anni piccoli e anche di quelli un pochino più grandi.

Partorire e accudire con dolcezza (S.J. Buckley 2012)

partorire-e-accudire-con-dolcezza_52537Partorire e Accudire con Dolcezza

La gravidanza, il parto e i primi mesi con tuo figlio, secondo natura

Prezzo € 29,00
Il Leone Verde Edizioni
Pagine 396
Anno: 2012

  1 riassunto

   2 indice

   3 recensione di Daniela Spiller

 

 

 

 

 

1 RIASSUNTO

Sapere è potere, partorire è potere. Con questo testo rivoluzionario Sarah J. Buckley, esperta di gravidanza e parto nota e apprezzata in tutto il mondo, fa luce sull’evento nascita e sui primi mesi da genitori mettendo a disposizione delle future mamme e dei futuri papà conoscenze attinte alla saggezza antica e alla medicina moderna.

Un testo che approfondisce la fisiologia del parto normale (o, come lo definisce l’autrice, “nascita indisturbata”) mostrando quanto va perso quando tale esperienza viene vissuta come mero evento medico.

Nella prima parte, alla scrupolosa descrizione di gravidanza e parto medicalizzati (che prevedono il ricorso a ultrasuoni, epidurale, induzione e cesareo) e di scelte più naturali (parto in casa, rifiuto dell’epidurale o di farmaci durante la fase espulsiva) si intreccia il racconto dell’attesa e della nascita dei quattro figli dell’autrice – dati tutti alla luce tra le mura domestiche.

La seconda parte prende in esame gli studi scientifici su attaccamento, allattamento materno e sonno infantile, ed esorta i neogenitori a operare scelte attente e amorevoli durante i primi mesi con il proprio bambino.

Testo documentato con rigore, profondamente umano e meravigliosamente scritto,Partorire e accudire con dolcezza accompagna i genitori più sensibili verso una maggior consapevolezza e fiducia in se stessi e nel proprio bambino, guidandoli nella meravigliosa danza della nascita e della crescita di un figlio.

2 INDICE

INDICE:

PRIMA PARTE: Partorire con dolcezza

  • Rivendichiamo il diritto di ogni donna a partorire
  • Visioni e strumenti per una nascita istintiva
  • Risanare la nascita, risanare la terra
  • Tuo il corpo, tuo il bambino, tua la scelta. Come decidere con saggezza
  • Le ecografie
  • Nascita indisturbata
  • L’epidurale
  • Lascia che vada come deve andare
  • Il taglio cesareo
  • La scelta del parto in casa

SECONDA PARTE: Accudire con dolcezza

  • Amore, attaccamento e cervello del bambino
  • Allattamento al seno
  • Mamme, bebé e la scienza della condivisione del sonno
  • Epilogo – Diventare genitori

3 RECENSIONE DI DANIELA SPILLER

Ho avuto l’onore di sedere accanto a Sarah Buckley e di fare da tramite alle sue parole ed ai suoi pensieri.
Una donna meravigliosa, una professionista che abbina la conoscenza nel campo della gravidanza e del parto al cuore, un grande cuore di mamma.
Come racconta nel suo libro “Partorire ed accudire con dolcezza”, ricco di nozioni ma anche di storie personalissime sui suoi quattro parti in casa, Sarah ci ricorda quali sono le condizioni affinché l’incontro di una mamma con il suo bambino al momento del parto possa avvenire in modo naturale, sostenuto dai potentissimi ormoni che ne regolano il corso. Un luogo che permetta di sentirsi in intimità, al sicuro, inosservate, l’assenza di estranei, luci tenui e temperatura calda: questi sono gli elementi fondamentali di cui una donna ha bisogno durante il parto.
Tratto dal libro: “La nascita indisturbata consente il rilascio più dolce del cocktail degli ormoni del parto, rendendo più semplice il passaggio – psicologico, ormonale, fisiologico ed emotivo – dalla gravidanza al parto fino alla novità della maternità e dell’allattamento, per ogni donna. […] Parto indisturbato non significa parto indolore. Gli ormoni dello stress rilasciati sono simili a quelli riscontrabili in un maratoneta, il che riflette la maestosità dell’evento, oltre a spiegarne alcune sensazioni. Come per un maratoneta, il compito della donna che partorisce non è tanto evitare il dolore – il che di solito peggiora le cose – quanto capire che quella è una prestazione estrema dell’organismo, per la quale il corpo umano è stato mirabilmente progettato. La nascita indisturbata ci dà il margine per seguire il nostro istinto e per scoprire il nostro ritmo in un’atmosfera di fiducia e di sostegno, che contribuirà a ottimizzare gli ormoni del parto, aiutandoci a trasfigurare il dolore”.

Il meraviglioso cocktail ormonale aiuta la mamma ad entrare in “uno stato di coscienza alterato”, “un altro mondo”. Gli indiani d’America dicevano che, in questo particolare momento, la mamma esce da suo corpo, va alla ricerca dell’anima del suo bambino e lo porta a sé. La trovo un’immagine meravigliosa!

Allattamento, attaccamento materno e comunicazione empatica con il bambino non possono che giovare da questo primo e magico incontro, soprattutto se lasciato alla sua naturalità e sacralità.

Questo è il progetto di Madre Natura per garantire benessere, estasi e sicurezza!

Daniela Spiller

La tenerezza e la paura. Ascoltare i sentimenti dei bambini.(Bernardi-Tromellini 2004)

la-tenerezza-e-la-paura_31288La tenerezza e la paura. Ascoltare i sentimenti dei bambini

Bernardi Marcello – Tromellini Pina

Prezzo € 9,00

EditoreTEA

Anno pubblicazione2004

Numero pagine150

«Questo libro è nato dalla condivisione di un’unica concezione del bambino, del suo mondo e del suo futuro. Un bambino libero, potente, costruttore che ha tante cose da dire e da insegnare anche ai grandi. Un bambino affascinante che, a sua volta, può essere affascinato o spento dal contesto in cui ha avuto la fortuna o la sfortuna di nascere.»

Due guide d’eccezione – Marcello Bernardi, il grande pediatra italiano recentemente scomparso, e Pina Tromellini, pedagogista nelle scuole materne di Reggio Emilia – hanno raccolto, interpretato e commentato i pensieri e i sentimenti dei bambini sulla base delle proprie differenti esperienze professionali. Senza essere un vero e proprio manuale, ma piuttosto una lunga conversazione, questo libro ci suggerisce cosa e come fare per entrare nel meraviglioso mondo dell’infanzia: fermarsi un istante, partire dalle esperienze di tutti i giorni e ascoltare le voci dei bambini.

Marcello Bernardi, scomparso nel 2000, fu professore di Puericultura all’Università di Pavia e di Auxologia all’Università di Brescia, e inoltre, presidente del Centro Educazione Matrimoniale e Prematrimoniale Italiano.

Pina Tromellini, pedagogista e specialista in terapia familiare e infantile, ha lavorato a lungo nell’équipe del professor Loris Malaguzzi. Da oltre vent’anni inoltre opera presso le strutture pubbliche per l’infanzia di Reggio Emilia. È consulente di case editrici e riviste specializzate.

La filosofia come cura. (Montanari 2012)

La filosofia come cura
Moreno Montanari

Pagine: 172
Codice: 10745
EAN 9788842550501
euro 14

INDICE LIBRO

Dalla medicalizzazione della vita alla sua cura autentica
Vuoto a (p)rendere
La fatica di essere se stessi
Il peso più grande
Nichilismo e cominciamento
Paura di morire, paura di vivere
Bibliografia

«La filosofia come cura non pretende di guarire nessuno, ma intende creare le condizioni affinché gli individui assumano la responsabilità della cura della loro vita.»

Secondo Nietzsche la filosofia non nasce affatto, come si è soliti pensare, da un afflato disinteressato al sapere, ma da un’inquietudine esistenziale figlia dell’incapacità dell’uomo di dare senso alla precarietà della propria vita. Abbracciando tale prospettiva, questo libro invita a liberarsi dalla tendenza a considerare patologica ogni forma di disagio esistenziale per provare a pensare filosoficamente «la fatica di essere se stessi».

Capitolo dopo capitolo, la filosofia come cura si rivela un percorso di autenticità nel quale la malattia e l’eccesso di medicalizzazione, l’ansia da prestazione e il senso d’inadeguatezza, la bassa soglia di sopportazione delle difficoltà, il risentimento e il senso di colpa rispetto al tempo passato, la frustrazione per quello presente e l’angoscia per quello futuro, la relazione tra la paura di morire e quella di vivere si trasformano in opportunità per esaminare il nostro modo di essere al mondo e per vedere se l’esistenza, inquadrata da nuove prospettive, possa apparire sotto una luce diversa che ne rischiari il senso e le dia nuovo slancio.

E se la filosofia non sarà sempre in grado di apportare agli uomini quella guarigione che «consisterà nel liberare l’anima dalle preoccupazioni della vita, per condurla alla semplice gioia di esistere» – come amava dire Epicuro –, essa potrà almeno insegnargli «a non farsi ingannare».


L’Autore
Moreno Montanari, nato ad Ancona nel 1969, vive e lavora a Grottammare (AP). Dottore di ricerca in dialettica e mondo umano, socio fondatore di SABOF (www.scuolaphilo.it/sabof.html), è analista biografico a orientamento filosofico e consulente filosofico di Phronesis (www.phronesis.info). Propone, tanto nei suoi corsi quanto nei suoi libri, una contaminazione di psicologia del profondo e pratiche filosofiche d’Oriente e d’Occidente. Ha scritto Hadot e Foucault nello specchio dei Greci. La filosofia antica come esercizio di trasformazione (2009) e Il Tao di Nietzsche (2004) e ha curato il volume collettaneo Consulenza filosofica: terapia o formazione? (2006).

Indice recensioni
  1.  Recensione Riflessioni filosofiche
  2. Recensione Corriere della Sera

 1.Recensione (riflessioni filosofiche)

Nel suo libro La filosofia come cura, percorsi di autenticità, Moreno Montanari spiega come la filosofia possa prestare idee utili per affrontare molte delle problematiche esistenziali che sempre più diffusamente riguardano la società dei nostri giorni. In particolare l’autore indica nella filosofia una cura e non una terapia, cioè un prendersi a cuore le sorti dell’altro.

In primo luogo la filosofia non pretende di curare, non prescrive farmaci, ma cerca di creare le condizioni affinché il singolo abbia cura di sé, ovvero rifletta sulla propria esistenza, decidendo autonomamente cosa vuole essere. Al contrario della medicina, che rende le persone dipendenti dal farmaco e dalla terapia, la filosofia intende richiamare gli individui a scegliere la propria vita più autentica, ovvero più vicina al loro carattere e disposizione, ricorrendo alle capacità e alle energie che ogni singolo individuo conserva dentro di sé.

Leggi la recensione completa su RIFLESSIONIFILOSOFICHE.IT

2.Recensione Corriere della Sera

Molte persone vivono senza farsi troppe domande, ma è una strada sempre meno praticabile (a patto di non trascorrere l’esistenza con la testa dentro un sacco o autoreclusi in unreality). Ideologie, valori, riferimenti che fino alla metà del secolo scorso orientavano le nostre azioni all’interno di un assetto condiviso non ci vengono più in soccorso al primo spaesamento; la loro crisi «costringe ciascuno di noi a decidere da solo cosa fare, senza potersi più appellare ad un’autorità esterna, ma potendo contare solo sulle proprie specifiche competenze», per usare le parole di Moreno Montanari in La filosofia come cura , appena uscito da Mursia. Continua a leggere

MAMME ACROBATE (ELENA ROSCI 2007)

 

 

Autore: ELENA ROSCI

Titolo: MAMME ACROBATE

Editore: RIZZOLI

 

 

 

 

 

DALLA PREFAZIONE

Credo che i genitori di oggi amino più che mai i loro figli: li desiderano, ne limitano il numero per non privarli di nulla e, per quanto è possibile, li seguono personalmente preoccupandosi del presente e del futuro. Spesso però, di fronte a scelte, problemi e conflitti non sanno come comportarsi e si sentono spaesati e frastornati.  (Silvia Vegetti Finzi)

 

INTRODUZIONE

Le mamme di oggi vivono in bilico tra passato e futuro, tra figli e lavoro, tra realizzazione degli altri e realizzazione di sé. Lasciata alle spalle la sicurezza della famiglia tradizionale, le mamme acrobate vivono nell’incertezza: di valori, di ruoli, di identità. In questo loro viaggio creativo, riconoscono le loro contraddizioni, rinunciano all’onnipotenza e, soprattutto, accettano l’ambivalenza dei sentimenti. Non è facile rimettersi sempre in gioco, ma è proprio nel continuo domandare senza aspettarsi risposte che trovano la loro forza, anche quella di ritentare dopo aver sbagliato. Alla fine, ciò che le accomuna è la ricerca, l’aspirazione a un equilibrio che si conquista soltanto rischiando la propria fantasia, i propri sogni, la propria fragilità.

AUTRICE

ELENA ROSCI, psicoterapeuta, vive a Milano. Lavora all’Istituto Minotauro dove coordina l’équipe di psicologia femminile e insegna Psicologia della Coppia e della Famiglia presso la scuola di specializzazione in psicoterapia. Collabora con la Casa della Cultura. Ha pubblicato saggi sul femminile e l’adolescenza fra i quali: La seconda nascita (Unicopli 1990) con Gustavo Pietropolli Charmet, Io tu tutti (Archimede 1996) con Simona Rivolta. Ha curato due testi collettivi per Franco Angeli: Sedici anni più o meno (2000) e Fare male, farsi male (2003). elenarosci@alice.it

L’AMORE IMPERFETTO. Perché i genitori non sono sempre come li vorremmo ( Attili 2012)

G. ATTILI

L’amore imperfetto

Perché i genitori non sono sempre come li vorremmo

pp. 224, € 14,00

978-88-15-23992-1
anno di pubblicazione 2012

Scrisse Tolstoj che “tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.” E le famiglie disfunzionali sono stato oggetto di molte narrazioni, dai film ai romanzi, e a partire da questi, oltre che dalla cronaca, la psicologa  Grazia Attili nel suo libro cerca di capire come sia complesso, e spesso ambivalente, l’amore dei genitori verso i propri figli.

  • quarta di copertina

Dal padre padrone al padre «mammo», dalla madre iperprotettiva alla madre assassina

Madri accoglienti o intrusive, distanti o iperprotettive, madri fredde o incoraggianti, madri che sbagliano: amor di madre o «mal di madre»? Le madri possono essere molto diverse da come ce le aspetteremmo: possono assicurare il benessere psicologico dei figli ma anche arrecare loro gravi danni psicologici, o addirittura essere così violente da ucciderli. Come mai? E i padri? Padri autorevoli, autoritari, assenti, padri «mammo». Quanto è cambiato questo ruolo nel corso della storia? E come mai è così diverso da quello materno? Due storie parallele nella loro complessità che l’autrice scandaglia a partire da fattori evoluzionistici che ci fanno capire cosa può rendere ambivalente l’amore dei genitori. Tra letteratura, cinema, mitologia e cronaca, ancora una volta le vicende storiche e culturali affondano nella biologia.

Grazia Attili, psicologa evoluzionista, insegna Psicologia sociale nella Sapienza – Università di Roma. Tra i suoi volumi «Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente» (Cortina, 2004); con il Mulino «Attaccamento e amore» (2004) e «Psicologia sociale» (2011).

Immagini della persona (M. Conte 2009)

IMMAGINI DELLA PERSONA

Adolescenti, TV, educazione

a cura di Mino Conte

ed Carocci

 

 

 

 

Se i nostri adolescenti vedono così tanta televisione vuol dire che hanno tempo di vederla, che hanno tanto tempo vuoto in cui hanno poche occasioni di fare esperienze di relazione concreta e che la vedono da soli anche se probabilmente i genitori sono in casa, che questo mondo vitale spesso è povero di relazioni, offre solitudine piuttosto che contatto, calore, scambio, anche quando tutti sono in casa.”

Quarta di copertina

Nonostante la progressiva affermazione dei nuovi media, la TV rimane per gli adolescenti un’abitudine quotidiana. Il volume affronta il problema dell’impatto educativo che l’immagine di persona veicolata dal mezzo televisivo esercita sulla fascia d’età compresa tra i 14 e i 19 anni, in termini di modellizzazione imitativa e formazione di attitudini, comportamenti personali e di relazione, scelte e valutazioni preferenziali, criteri di significatività e di verità. Le tele-persone fanno parte del più vasto ambiente educativo e di apprendimento entro cui i giovani progressivamente strutturano la loro identità personale e sociale. La comprensione del profilo antropologico implicato nella programmazione televisiva, lo smontaggio critico del suo dispositivo, la valutazione pedagogica conseguente e l’indicazione di un modello educativo possibile costituiscono le finalità della ricerca qui presentata.

 

Dieci domande per guardare la TV con occhi diversi,  A seguito della pubblicazione del volume “Immagini della Persona. Adolescenti, Tv, Educazione” (Carocci 2009) curato dal Professor Mino Conte per conto della Fondazione Girolamo Bortignon per l’educazione e la scuola, abbiamo chiesto ad alcuni alunni che frequentano la scuola secondaria di primo e secondo grado quali provocazioni potrebbe lanciare loro la TV se, ipoteticamente, potesse parlare.

Ne sono uscite 10 domande (alcune fanno riferimento a note teorie sulla comunicazione televisiva) che abbiamo chiesto di illustrare al disegnatore Ugo D’Orazio.

Adatto a riunioni, incontri, focus group, confronti il sussidio si presta sia per avviare la discussione in gruppi di genitori e formatori, sia per essere utilizzato per interrogare i ragazzi stessi su uso ed impatto della tv nella loro vita.

Dieci domande per guardare la TV con occhi diversi

 

Indice libro

Presentazione
Parte prima
La ricerca come interpretazione
1. I perché: ragioni, finalità, struttura di Mino Conte
Il percorso e le sue fasi
2. Le conoscenze: panorama scientifico e criticità ricorrenti di Mino Conte
Televisione e violenza/Televisione, pubblicità e iniziazione alle condotte a
rischio/La televisione nella ricerca italiana
3. La tele-persona: messaggio antropologico ed emergenza educativa di Mino Conte
Premessa/Il profilo antropologico della persona tele-trasmessa
4. I risultati di Marco Ius, Simone Visentin, Elena Pegoraro e Sara
Serbati
A loro la tastiera: il questionario on line e l’indagine quantitativa/A loro la parola: i focus group e l’indagine qualitativa
Parte seconda
L’interpretazione come ricerca
5. Una lettura pedagogica per insegnanti ed educatori di Diega Orlando Cian
La partecipazione della scuola e delle associazioni educative/Interpretare pedagogicamente la ricerca: i dati/L’immagine della persona nelle espressioni libere dei ragazzi/Cenni conclusivi
6. Se questo è l’uomo. Per una critica della ragione televisivadi Mino Conte
Il fantasma/Il mito della mia caverna: retoriche della rappresentazione e determinismo visuale/Segnavia educativo
7. La famiglia sullo schermo. Il discorso degli screen- agers sulle immagini di famiglia trasmesse in TV di Paola Milani
Un gioco di specchi/Cosa vedono i ragazzi della famiglia in TV?/Cosa può fare la famiglia per educare i ragazzi alla televisione?
8. Non omologabli. Media e dimensioni escludenti di Roberta Caldin
La televisione: un medium pesante/L’estetica, l’apparenza, l’effimero/Lo strano caso del Dr. House/I non-contesti, l’eccezionalità e l’a-storicità/Alcune prospettive educative
9. Il ruolo dell’educatore nei focus group di Luca Sambugaro
Il focus group/Il focus group come esperienza educativa/Il primo approccio con i ragazzi in classe/Gli scambi comunicativi, il linguaggio e il contenuto delle riflessioni/La persona “vera” e la persona “falsa”
10. La TV nel sistema dei nuovi media: comunicare con i giovani oggi di Marco Sanavio
C’era una volta Pollicino…/L’orco che mangia i bambini/Gli stivali delle sette leghe/La coda lunga/La musica da portare in tasca/La TV dei ragazzi/La media education e i new media/La new media education/Il Web 2.0/Da www a ggg/La convergenza digitale/Gli scenari futuri
Appendice
Questionario on line “Giovani e TV”
Bibliografia di Mino Conte

COME EDUCARE IL TUO PAPÀ (Alain Le Saux)

COME EDUCARE IL TUO PAPÀ

Autore: Alain Le Saux  Casa editrice:Editrice Il Castoro 2005  Pagg: 72 Dimensioni: 25,5×21,5 cm

 RECENSIONE

Come educare il tuo pa è una vera e propria guida all’educazione dei papà condotta da uno spigliato bambino che segue i più solidi principi educativi. Il libro, davvero molto divertente, si basa sul capovolgimento di ruoli che vede il bambino trasformarsi in “papà” e il papà trasformarsi in “bambino”. Il presupposto di partenza è che, avendo a disposizione un solo papà, e posto che nessuno è perfetto, diventa necessario imparare tutti i modi per educarlo, perché un papà ben educato è un papà senza problemi! Il ribaltamento dei ruoli che sta alla base del libro e della sua comicità è un modo originale e divertente per affrontare il tema dei rapporti padre e figlio, che può essere utile come “specchio” ironico al padre, ai figli (di tutte le età!), ma anche alle mamme e ai futuri genitori. Lo stile inconfondibile di Alain Le Saux nasce dalla sua rara capacità di conciliare un tratto semplice e diretto con un acuto spirito di osservazione in grado di cogliere rapidamente le espressioni dei visi e i comportamenti e di trasformare le proporzioni e i rapporti tra le figure nello spazio (il bambino molto piccolo che “sgrida” il papà molto grande). Ne nasce un libro divertente, grottesco, ma anche tenero e affettuoso, accattivante per i bambini, che una volta tanto si sentiranno più responsabili e saggi dei papà, e per gli adulti che ne apprezzeranno pienamente la portata ironica.

Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro (Anna Oliverio Ferraris )

Anna Oliverio Ferraris

Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro

Raffaello Cortina, Milano 1997

 

 

 

 

Recensione

Sempre più spesso i figli si trovano a dover accogliere il nuovo partner del papà o della mamma che, separati, hanno deciso di rifarsi una vita. Questa “new entry” non è facile, ma con il tempo e la giusta sensibilità il rapporto tra il co-genitore (o terzo genitore) e i figli nati dalla precedente unione può diventare costruttivo e ricco di affetto e condivisione.

Sono tante le coppie celebri atipiche o allargate, nelle quali i partner sono subentrati nella vita familiare condividendo anche i figli di altri. Basti pensare ad Alessia Marcuzzi e Francesco Fachinetti, che hanno avuto da poco una bambina, ma la conduttrice ha un altro figlio, Tommaso, avuto dalla relazione con il calciatore Filippo Inzaghi. La coppia di attori Stefano Accorsi e Laetitia Casta, o ancora Claudio Amendola, Diego Abatantuono, Nancy Brilli, sono tutti personaggi famosi che hanno in comune una separazione, una nuova famiglia e figli da dover condividere con il partner. Certo, si tratta di un modello di famiglia elastica, che può essere sana e affettuosa, ma che può anche rivelarsi fonte di conflitti pesanti.

 

Una famiglia allargata deve stabilire al proprio interno delle regole dettate principalmente dal buon senso. Il co-genitore non ha affatto un ruolo facile, e soprattutto all’inizio rischia di fare troppo o troppo poco, sconfinando talvolta nel campo del genitore biologico, che invece non andrebbe toccato. Bisogna invece essere abili a ritagliarsi un ruolo equilibrato e preciso rispetto ai figli del partner, senza però sostituirsi al genitore biologico. E’ importante costruire un rapporto sincero, diretto, adulto, di rispetto reciproco. E’ necessario dare il tempo ai figli di capire e accettare questa nuova figura accanto al genitore, ed il nuovo arrivato deve tenere conto che la rottura tra i genitori può rappresentare un trauma difficile da superare, per un figlio.

Una buona regola è mettersi nei panni dei figli, cercare di guardare le cose dal loro punto di vista. La prima cosa che un co-genitore dovrebbe fare è conoscere bene i figli, evitando di formulare giudizi su come sono e come si comportano, ma soprattutto sulle regole di educazione impartite dal genitore biologico. Il passato familiare e la storia vissuta dai figli vanno rispettati senza essere mai giudicati, e anzi il rapporto con entrambi i genitori va stimolato anche dal co-genitore. Questo evita l’insorgere di eventuali conflitti. Per il bene dei figli e la loro crescita sana e serena dal punto di vista psicologico bisogna ridurre al minimo i contrasti e non entrare in competizione con il genitore naturale. Queste dinamiche non fanno bene neppure al rapporto di coppia.

In Francia, dove il fenomeno delle famiglie allargate è in crescita, si sta pensando ad una legge che disciplini lo status giuridico di co-genitore (anche nel caso di coppie omosessuali con figli). In Italia siamo ben lungi dall’attribuire uno status giuridico al “terzo genitore”, poiché il nostro ordinamento giuridico fa sempre e solo riferimento all’altro genitore biologico.

http://notizie.guidaconsumatore.com/009895_terzo-genitore-quando-la-famiglia-e-allargata

INTRODUZIONE (dal sito olivero.eu)

“Ma come! tuo padre non viene in vacanza con te?!” “No, viene, ma può fermarsi soltanto due giorni. E’ molto impegnato, lavora, lui…”

Il patrigno di Marica diventa rosso per la collera ma Sandra, prevenendo una bufera, allunga la mano e gli stringe il polso: “Marica, perché non vai a finire i compiti?” suggerisce per cercare di interrompere sul nascere un diverbio in cui la figlia, come spesso avviene, rinfaccerebbe al patrigno di vive- re sugli alimenti che il proprio padre passa alla moglie e a lei.

Dinamiche come questa sono frequenti tra le.figlie adolescenti e il partner della moglie, compagno o nuovo marito che sia. Spesso una bambina può accettare la presenza di un nuovo uomo quando è piccola, ma altrettanto spesso con l’adolescenza i rapporti possono divenire tesi e cancellare un periodo di convivenza che sembrava procedere con una certa tranquillità. Il caso di Marica, come quello di altri bambini, adolescenti e adulti che devono trovare una nuova collocazione nell’ambito di una famiglia mista – composta cioè da un genitore biologico e dal suo nuovo partner eventualmente con i suoi figli -, è uno dei tanti casi che si affacciano sulla scena delle nuove famiglie, sempre più frequenti al giorno d’oggi, da quando cioè la società ha accettato un’evoluzione dei legami familiari.

Sino a qualche decennio fa, infatti, la famiglia, unita o disgregata che fosse, legata da vincoli affettivi o lacerata da dissidi e confronti anche violenti, continuava comunque a resta- re ‘integra” negli anni: non era soltanto la mancanza del divorzio a “tenere unite” le famiglie, ma anche una tradizione culturale che si è consolidata nell’Ottocento; tradizione che considerava la famiglia come una istituzione che non poteva essere sciolta che dall’eventuale morte di uno dei genitori.

In passato era soltanto la vedovanza che, salvo rare eccezioni, consentiva di portare dentro casa un altro partner e di far sì che figli e figliastri potessero convivere. Dal passato derivano anche stereotipi come quello di patrigno e matrigna ve- nati di connotazioni negative. Oggi invece le separazioni e i divorzi, nonché le unioni senza matrimonio, portano di frequente a nuove famiglie, famiglie miste appunto, in cui un partner non deve soltanto confrontarsi con il compagno o la compagna che ha scelto ma anche con i suoi figli e con una lunga storia precedente: una serie di memorie, regole non scritte, dinamiche consolidate e stereotipie, che identificano un nucleo familiare anche quando da esso si è sottratto o è stato espulso un genitore, madre o padre che sia. Sono queste memorie del passato – che costituiscono non soltanto l’identità della famiglia ma l’identità stessa dei figli – a rappresenta- re una ragnatela in cui il nuovo partner può impigliarsi se pro- cede troppo rapidamente, se prova a tendere a sua volta una nuova ragnatela…

Il problema è che le dinamiche emotive e istintuali delle singole persone, nonché gli stereotipi culturali, entrano facilmente in opposizione con le dinamiche di un gruppo preesistente: il nuovo partner si sente quasi chiamato a imporre un suo ruolo “tipico”, quello di madre o di padre, a dettare regole, a proteggere, a ricostituire insomma quella che è in genere l’essenza della famiglia nucleare. In qualche modo egli cade nella trappola del suo passato, cercando cioè di ricreare ciò che gli è noto o che si aspetta debba essere una famiglia. Tuttavia è impossibile cercare di sostituire la nuova realtà alla precedente, ignorare il passato, trasformare la famiglia mista in una nuova famiglia nucleare.

Questo libro affronta le nuove realtà con particolare attenzione al terzo genitore, che è la cartina di tornasole di una complessa chimica familiare, il punto di incontro e di scontro di forze diverse. Le emozioni e le “regole” delle famiglie miste possono essere infatti considerate da varie angolature: da quella dei figli con le loro necessità, da quella del partner con l’affetto che lo lega ai propri figli e le dinamiche spesso ancora aperte che lo legano al partner precedente, da quella del terzo genitore con le sue aspettative, le sue difficoltà, i suoi senti- menti di solitudine nel sentirsi talora emarginato da rapporti affettivi in cui non gli è consentito entrare.

I vari capitoli del libro considerano le differenze che esisto- no tra le vecchie e le nuove famiglie, le necessità dei figli, il ruolo dei “terzi genitori”, dell’uno e dell’altro sesso. Una serie di storie familiari, casi di usuale quotidianità, indicano come siano complesse e caleidoscopiche le dinamiche delle famiglie miste: non esistono infatti semplici regole o suggerimenti per far funzionare queste nuove realtà, tuttavia esistono errori che possono essere evitati soprattutto nella prima fase, quella di un difficile rodaggio in cui ognuno guarda l’altro con sospetto e ha delle aspettative che probabilmente nessuno può soddisfare.

Questo saggio si basa, ovviamente, su un sapere psicologico che spesso non viene esplicitato in modo formale per non appesantire la lettura a quanti vogliono comprendere quali sono i problemi di questa nuova realtà sociale. Si rivolge in primo luogo a coloro che, dall’interno, vivono questo tipo di realtà familiare e potranno confrontare le loro esperienze con quelle raccontate dalla viva voce di uomini e donne che, intervistati, hanno fornito un quadro sincero e variegato della loro esperienza di vita, dei loro sentimenti e delle complesse dina- miche emotive e relazionali che caratterizzano le famiglie miste o ricomposte. Ma il saggio è indirizzato anche agli psicologi, ai magistrati, agli avvocati divorziati, agli assistenti sociali, agli insegnanti, che vi troveranno spunti per riflettere e alcune delle risposte agli interrogativi che spesso si pongono di fronte a una realtà che non è ancora emersa appieno nella nostra società ma che è impossibile ignorare, rifugiandosi dietro l’illusione che continui a esistere un modello unico di famiglia ideale. La crescente accettazione sociale delle famiglie non tradizionali farà sì che adulti e bambini trovino più facilmente un loro ruolo nell’ambito delle nuove realtà familiari e delle istituzioni sociali come la scuola.

 

Dal sito annaoliveroferraris.it IL TERZO GENITORE