L’apprendimento e le emozioni

INDICE

LE EMOZIONI
INTERVISTA A GALIMBERTI

 

 

 

 

Le emozioni (dal libro “Essere scuola” Brandani-Tomisich)
Le teorie psicoanalitiche hanno messo in evidenza come i fattori emotivi concorrono a costituire i processi di apprendimento. Lo sviluppo dell’intelligenza del bambino è fortemente influenzato dall’ambiente di vita del bambino e dalle relazioni che instaura con le persone. In un ambiente sterile, privo di relazioni significative capaci di sostenere affettivamente il bambino e di spronarlo emotivamente all’apprendimento, l’intelligenza perde di vitalità, limitando la creatività e la potenzialità. Non ci riferiamo unicamente a situazioni familiari maltrattanti, ma a tutti quei contesti in cui gli adulti mostrano scarsa attenzione ai bisogni e ai desideri più profondi dei bambini. Famiglie dove vige una sterile circolazione di emozioni e affettività non sono ipostimolanti solo per la vita emotiva del bambino, ma anche per il suo sviluppo intellettivo. Con l’ingresso del bambino a scuola tutti gli adulti si concentrano sulle prestazioni intellettuali. Ma, come abbiamo detto, l’intelligenza e le prestazioni intellettuali sono solo un aspetto della personalità che concorre insieme allo sviluppo emotivo a sostenere i processi di apprendimento. Secondo Carl Rogers (1974), la scuola non sarebbe capace di occuparsi della crescita globale di bambini e ragazzi e di educare la persona intera, ma si occuperebbe dell’allievo solo “dal collo in su”, come se questi fosse una testa vagante e non una persona. Proviamo a pensare come cambiano le richieste che gli adulti fanno al bambino che va a scuola.

Se nella scuola per l’infanzia il gioco e il disegno rappresentano ancora ottimi canali comunicativi della sfera emotiva, nella scuola primaria di colpo questi linguaggi subiscono una forte limitazione, senza che l’alunno possa trovarne altri in sostituzione. Il bambino passa da un ambiente di apprendimento che prende in considerazione la globalità della persona – la testa e il corpo, l’intelligenza e le emozioni – a una scuola primaria che spesso, anche per le disposizioni che la definiscono, punta molto sull’aspetto razionale della personalità. Al bambino viene chiesto di stare seduto dietro un banco, ovvero di mostrare la sua testa e di calmare il suo corpo e le sue emozioni. L’errore più diffuso è quello di fraintendere una naturale crescita emotiva, dove il bambino deve essere sostenuto nel trovare modalità espressive alternative e adeguate al nuovo setting scolastico, con una negazione da parte degli insegnanti di tale aspetto della personalità. Così, a volte, quando un bambino si troverà ad affrontare una richiesta non adeguata al suo sviluppo emotivo, non avendo un canale privilegiato per comunicare la propria ansia, potrà utilizzare comportamenti compiacenti che rinforzano le dimensioni meno flessibili della sua personalità. Questi comportamenti possono favorire la formazione di un “falso Sé” che impedisce al bambino non solo di esprimere se stesso, ma di riconoscere e sviluppare gli aspetti più autentici della sua personalità (Winnicott, 1971). Se l’intelligenza e lo sviluppo emotivo concorrono a definire le capacità di apprendimento di un alunno, chiunque si occupi d’insegnamento deve obbligatoriamente porre attenzione contemporaneamente a questi due elementi. Solo riuscendo a comprendere nella propria didattica anche l’aspetto emotivo dell’alunno, si potrà favorire una crescita armonica e avere un insegnamento capace di far assimilare i contenuti proposti, rimuovendo gli elementi emotivi che ostacolano l’apprendimento stesso.

INTERVISTA A GALIMBERTI

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Umberto Galimberti: le mappe emotive from Wise Society on Vimeo.